Il trionfo dell'idealismo
Il processo di inconsapevole occultamento delle condizioni con cui l'organizzazione scolastica può favorire o meno il processo di apprendimento è avvenuto in Italia con il trionfo dell'idealismo, a cui si deve anche l'affermazione dell'omogeneità qualitativa del tempo scuola con il conseguente rifiuto delle "opzionalità" accusate da Giovanni Gentile (1902) di essere ree di attentato all' "integrità dello spirito":
"Ora mi par chiaro questo: che, se lo Stato insegna, deve sapere quel che ha da insegnare. E se lo sa, non deve ammettere che un ragazzo o un padre di famiglia, opponendo al suo sapere, che, storicamente parlando è la scienza stessa, rompa ad libitum l'organismo della sua scuola, e trascelga tra le morte membra quelle che più gli aggradano a comporre un corpo mostruoso ed esanime. Ovvero lo Stato non crede di sapere quello che ha da insegnare; e cassa allora il suo diritto di tenere e governare la scuola "
A Gentile si deve anche il consolidamento del monopolio della lezione magistrale sull'attività laboratoriale, sulle discipline applicative od operative.
Gramsci: lo studio come sacrificio e fatica
Posizioni come quelle espresse da Vailati, Monti, Einuadi e Salvemini, sono rimaste isolate e inascoltate nel tempo.
Si è affermato invece il discorso - chi non ricorda le parole di Gramsci ? - che lo studio, per essere tale, deve essere associato alla fatica, al sacrificio, al dolore di imparare.
E' indubbio che ogni conquista comporti fatica, ma non si può assumere questo elemento per occultare ogni seria riflessione sull'organizzazione dei tempi, degli spazi, dei ritmi di apprendimento dei ragazzi dai 6 ai 19 anni.
Invece qualsiasi analisi scientifica sulle condizione di lavoro dei ragazzi è divenuta irrilevante e la ricerca si è sentita esonerata dal riflettere e approfondire questi temi.
Il movimento studentesco e la sindrome di Stoccolma
Gli stessi studenti - come dimostrano i loro contenuti rivendicativi - hanno preferito restare sul terreno dell'ideologia, della contestazione delle "riforme", del sostegno alle rivendicazioni degli insegnanti, affetti da una specie di sindrome di Stoccolma, piuttosto che riflettere sul loro modo di lavorare e vivere a scuola. Lo studente "attivo" nelle assemblee delle scuole italiane sa riassumere con una certa efficacia i contenuti dell'ultima legge finanziaria e tradurre in slogan una piattaforma contro i "tagli" all'occupazione del personale scolastico". E mentre un tempo si univano alle lotte degli operai per la diminuzione del loro orario di lavoro in fabbrica e per migliori condizioni di lavoro, ora si battono contro la diminuzione del proprio orario e non dicono una parola che riguardi il miglioramento delle condizioni del proprio "mestiere di studenti".
L'innovazione dell'autonomia scolastica: un cambiamento sulla carta
Il primo vero tentativo di superare la vecchia concezione ottocentesca del tempo coincide con l'avvio dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. L'art. 21 della Legge 59/97 e soprattutto il regolamento (DPR 275/99) hanno affrontato il problema della "flessibilità" organizzativa, aprendo spiragli di riflessione e di progettazione dei tempi di insegnamento e apprendimento del tutto nuovi per la tradizione italiana. In particolare viene definito che:
- L'orario complessivo del curricolo e quello delle singole discipline e attività sono organizzati in modo flessibile, anche su programmazione plurisettimanale, solo vincolo il rispetto del monte ore annuale, pluriennale o di ciclo per le singole discipline e attività obbligatorie. (Art.5, DPR 275/99).
C'è dunque un tentativo di finalizzare i tempi d'insegnamento all'eterogeneità degli allievi, alla diversificazione dei metodi, all'apertura della scuola all'ambiente e al territorio, al lavoro in équipe degli insegnanti.
Nonostante il passo avanti , però, rimangono intatte le abitudini consolidate , all'interno delle quali il maggior ostacolo è rappresentato dall'intangibilità del "corpo mistico": l'organico.
Crescono gli alieni nelle nostre scuole
E mentre la scuola rimane immobile, al suo interno crescono gli E.T.
Nativi digitali , abituati a ricevere informazioni in tempo reale, a gestire processi paralleli e multitask, a lavorare per immagini più che su testi scritti, in costante connessione a internet, a ricercare gratificazioni immediate, a impegnarsi nei "videogames" più che nello studio, dotati di scarsa capacità di pensiero critico e riflessione.
Un atteggiamento li accomuna tutti: non sopportano più di rimanere immobili ad ascoltare un umano che per ore e ore, giorno dopo giorno, ripete gli stessi salmi, che loro dovrebbero ripetere a casa
E se aliena fosse la scuola?
Quando le statistiche a livello mondiale ci mettono di fronte al crescente numero di insuccessi, all'aumento costante dell'assenteismo e della violenza nelle scuole, non è il caso di fermarci a pensare che forse gli E.T. non sono loro, ma che aliena in questo panorama è oggi la scuola?
Una scuola ancora organizzata attorno all'orario, centrata su un curricolo frammentato, imperniato sul libro di testo, con lezioni chiuse entro le 4 pareti dell'aula, organizzata attorno al lavoro individuale degli studenti, con poca o nessuna libertà concessa loro nell'organizzazione dei propri studi, con valutazioni basate sulla media dei voti, con basse aspettative rispetto alla possibilità che tutti riescano, con nessun legame fra lo svolgimento del programma e gli interessi e le caratteristiche, le diversità dei singoli studenti che devono apprenderlo, con l'utilizzo della carta stampata come principale veicolo dell'informazione e della formazione.
Sarà la personalizzazione la sfida da vincere?
In questo seminario ci interrogheremo se sarà la personalizzazione la sfida da vincere. Personalizzazione non come petizione di principio che chiede di mettere "lo studente al centro", ma per capire come e che cosa è necessario fare perché tutti i ragazzi imparino e possano concepire la scuola come luogo in cui si può stare bene.
Le tecnologie informatiche e le scienze cognitive forse potranno aiutarci a dipanare la matassa, insieme a un nuovo slancio etico, a un forte impegno morale verso le nuove generazioni
A tutti buon lavoro e ora la parola al Dott. Marcello Limina, direttore dell'Ufficio Scolastico dell'Emilia Romagna, che ci porta il saluto del MIUR.