Un bilancio
Oggi, che stiamo entrando definitivamente nell'era digitale, è l'ora di avviare un bilancio economico, tecnico, simbolico dell'epoca Gutenberg. Il libro stampato è stato indubbiamente un potente strumento di accesso alla conoscenza ma non ha prodotto la sperata democratizzazione del sapere.
Si è avuta solo parzialmente l' emancipazione attraverso la lettura, e solo in alcune zone del pianeta; in particolare nei Paesi industrializzati.
Pertanto si può affermare che il progetto illuminista e umanista della repubblica della ragione , espresso nella tesi che tutti impareranno a leggere, a pensare con la propria testa, a fare valere le proprie opinioni, a partecipare al governo della città, è risultato un mito.
I tradizionali luoghi del sapere in crisi
I luoghi tradizionali di accumulazione e trasmissione della cultura e del sapere sono in crisi, dalle biblioteche alle scuole.
Il caso emblematico delle biblioteche
Le biblioteche rappresentano un caso emblematico e si impongono ora alcuni quesiti cruciali :
Che fine faranno le biblioteche?
Dove andranno i libri stampati?
Come si accederà all'informazione?
E' presto per dirlo, sappiamo però che nel novembre 2008 Google aveva già digitalizzato 7.000.000 di libri, e questo cambia radicalmente i termini tradizionali di accostarci alla cultura.
Scuola: illusioni in frantumi
La scuola fondata sul libro di testo non è riuscita a realizzare il progetto di alfabetizzazione universale della popolazione , perseguito negli ultimi cinquant'anni con grandi mezzi e con l'appoggio di molteplici istituzioni internazionali pubbliche e private; basti osservare i risultati PISA, secondo cui per una grossa fetta della popolazione scolastica, otto o nove anni di scuola non sono bastati per imparare a leggere in maniera scorrevole e a reperire in una pagina scritta un'informazione esplicita .
Ma non solo.
L'amore per le «belle lettere» non ha promosso una società letteraria amichevole, tollerante, civile; in altri termini, l'istruzione non ha determinato coesione sociale.
Sono cambiati in peggio i tradizionali rapporti all'interno dello stesso ceto intellettuale. Oggi gli intellettuali sono tra loro arroganti e «gelosi». Per avere una fetta di potere la competizione è spietata come in qualsiasi altro settore della società (economico, politico ecc.).
L'istruzione di per sé non ha dunque reso migliori né gli uomini né la società, li ha solo aiutati a far valere le proprie capacità e ambizioni. Un risultato, questo, di per sé accettabile, non necessariamente malvagio: ma è sufficiente per una buona educazione?