Allegato n. 3

Documento sulla riforma dell'istruzione secondaria,
firmato da 16 Organizzazioni di rappresentanza delle imprese

Roma, 5 Settembre 2005
ASER - Education

16 Organizzazioni di rappresentanza delle imprese (Abi, Agci, Ania, Casartigiani, Cia, Coldiretti, Claai, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confetra, Confindustria, Confservizi e Legacoop) hanno firmato un documento comune sulla riforma dell'istruzione secondaria, chiedendo al Ministro Moratti di realizzare un'efficace riforma in collaborazione con tutte le istituzioni. Tra le questioni che stanno particolarmente a cuore agli imprenditori: l'autonomia scolastica, l'esigenza di non disperdere il patrimonio dell'istruzione tecnica italiana, il nuovo liceo economico. L'istruzione tecnica è stata la fonte insostituibile da cui le imprese hanno attinto per anni tecnici preparati, provenienti da un percorso formativo vicino al mondo produttivo. La riforma ora in discussione prevede di trasformare gli istituti tecnici industriali e commerciali in licei tecnologici ed economici. Il decreto attuativo approvato lo scorso 27 maggio dal Consiglio dei Ministri ha recuperato l'affermazione della continuità tra istituti tecnici e commerciali e licei tecnologici ed economici. Ma questa visione viene contraddetta dai quadri orari allegati al decreto, che configurano una vera e propria "liceizzazione" degli istituti tecnici e commerciali e privano l'offerta di istruzione di un fondamentale filone formativo. Il documento mette in luce la contraddizione tra la scelta precisa a favore della continuità tra istituti tecnici e commerciali e licei tecnologici ed economici nel testo del decreto e la scelta opposta nei piani di studio. Per riforme di questa portata, che avranno effetti rilevanti negli anni a venire sono fondamentali l'intesa tra il Miur e le Regioni e una stretta cooperazione tra imprese e mondo della scuola, soprattutto per quanto riguarda i licei tecnologici ed economici e l'istruzione e formazione professionale.

ABI AGCI ANIA CASARTIGIANI CIA
COLDIRETTI CLAAI CNA CONFAGRICOLTURA
CONFAPI CONFARTIGIANATO CONFCOMMERCIO
CONFETRA CONFINDUSTRIA CONFSERVIZI
LEGACOOP

Documento comune sulla riforma dell'istruzione secondaria

Decreto delegato sul secondo ciclo di istruzione
in attuazione dell'articolo 1 della legge n°53 del 2003


Roma, 1 agosto 2005


1. Capitale umano per innovare e competere.

· L'innovazione è determinante per la competitività e dipende, in gran parte, dall'offerta formativa. Una nazione sviluppata deve puntare sulla crescita del capitale umano. Obiettivo delle imprese italiane è quindi assicurare al sistema produttivo ed al paese risorse umane preparate a partecipare all'innovazione, per permettere:
- all'Italia di mantenere e consolidare la propria competitività nell'economia globalizzata;
- ai giovani di accedere ad una occupabilità sostenibile (qualificata e durevole).

· Per questi fini l'asse tecnico della formazione rimane determinante, insieme con il rilievo crescente delle conoscenze e delle abilità di base. La padronanza dei linguaggi, l'uso delle logiche matematiche e statistiche, la capacità di gestire le informazioni (selezionarle, trattarle, interpretarle), la capacità di affrontare e risolvere i problemi, la capacità di comunicare efficacemente e di lavorare in squadra, sono la base comune di una nuova cittadinanza nel mondo del lavoro. Così come il superamento di un'impostazione rigidamente disciplinare dei contenuti, a vantaggio di una multidisciplinarietà ed attenzione alla trasversalità delle competenze.

· Esiste ancora un gap tra sistemi educativi e formativi ed esigenze delle imprese. Le dinamiche più importanti dei fabbisogni professionali riguardano l'area dell'innovazione dei prodotti/processi, l'area commerciale e dei servizi e alcune figure di produzione. Si stima che le difficoltà di reperimento di personale riguardino oltre il 60% degli organici.

· La percentuale di italiani con un livello universitario o di alta formazione, in particolare economica, scientifica e tecnologica, dovrà aumentare. Le innovazioni, frutto della ricerca, una volta realizzate, devono essere applicate nelle imprese, con il coinvolgimento dei quadri intermedi e degli operatori che, pur non avendo preparazione universitaria, devono disporre di un'adeguata preparazione professionale.

· Le scuole italiane, quindi, devono ora esprimere innanzitutto qualità, assicurando il conseguimento di saperi di base comuni su tutto il territorio nazionale e relazionando il proprio operato ai fabbisogni delle imprese, alle politiche di sviluppo economico nazionale e dei territori garantendo, altresì, adeguati standard di cultura generale. La qualità formativa del secondo ciclo di istruzione è fondamentale sia per garantire una buona formazione di base, preparatoria agli studi universitari, sia per preparare professionalmente i giovani che decideranno di entrare nel mondo del lavoro dopo il diploma. La recente indagine OCSE - PISA mostra al contrario risultati molto insoddisfacenti, rispetto ai Paesi nostri concorrenti, nei punteggi dei nostri studenti in matematica, lettura, scienze e problem solving.

· Il secondo ciclo deve garantire, oltre ai saperi specifici dei diversi indirizzi:

· competenze linguistiche e capacità di comunicazione;
· competenze logico - matematiche;
· conoscenze giuridiche;
· capacità di analisi e sintesi;
· padronanza dell'inglese e degli strumenti informatici;
· attitudine al lavoro di gruppo e al "problem solving ";
· capacità critiche e abilità artistiche e creative;
· conoscenza dell'assetto istituzionale - economico - giuridico dei Paesi occidentali.

2. Istruzione tecnica e imprese

· L'istruzione tecnica conta attualmente una popolazione di circa 900 mila studenti. Essa, però, registra un trend non positivo di iscrizioni negli ultimi dieci anni: infatti gli iscritti sono passati dal 43,5% al 36,7% (a.s.2003/2004) dell'intera Istruzione secondaria.

· L'istruzione " tecnica " è nata e si è sviluppata per rispondere ad esigenze specifiche della realtà produttiva italiana svolgendo a lungo e con successo la funzione di formare figure adeguate alla domanda di professionalità proveniente dal mondo delle imprese. Essa rappresenta, dunque, un valore aggiunto che va assolutamente considerato, semmai, in un'ottica di potenziamento.

· Lo sviluppo delle tecnologie produttive ed il rapido evolversi delle conoscenze hanno suscitato nella società e nel modo stesso di lavorare una domanda di istruzione sempre più complessa, al contempo generalista, settoriale e specialistica.

· E' emersa la tendenza a dare più spazio alla cultura di base, che però non è costituita solo dai saperi critici e da generiche capacità di apprendimento, ma anche dall'attitudine a rendere operative le conoscenze acquisite.

· Tra cultura e professionalità non c'è un rapporto di "aut aut" ma di "et et". La richiesta delle imprese di maggiore cultura generale per i giovani che escono dalla scuola secondaria superiore non deve quindi essere confusa con una rinuncia alle competenze di settore, necessarie alla preparazione di giovani in grado di sostenere l'entrata sul lavoro ed una formazione on the job o una specializzazione post diploma, e concorrere quindi attivamente allo sviluppo delle imprese.

· Le imprese italiane oggi chiedono che siano preservate le specificità professionalizzanti dell'istruzione " tecnica " e che sia dato più peso alle attività di laboratorio e all'apprendimento esperienziale, rafforzando la specificità dell'istruzione "tecnica" e del patrimonio di risorse umane e di capacità professionali, anche con riferimento alla situazione economica e organizzativa che caratterizza il mondo del lavoro.

3. I licei ed il filone tecnologico, economico ed artistico

· La grande tradizione italianaali dei Liceoi classico e scientifico ha caratterizzato il filone dei Licei in senso propedeutico agli studi universitari, questo non avviene in altri sistemi educativi europei nei quali il termine "Liceo" non è legato esclusivamente alle professioni liberali o al passaggio all'università. Il filone tecnologico (Istituti tecnici), quello economico (Istituti commerciali) e quello artistico (Istituti d'arte) hanno nel nostro Paese una tradizione non meno nobile di quella dei Licei e hanno prodotto e continuano a produrre ottime professionalità per le imprese. Comunque si voglia denominare questo filone è indispensabile che non venga trasformato in un ordine scolastico esclusivamente propedeutico allo sbocco universitario , pena la destabilizzazione di un sistema che ha prodotto e continua a produrre risultati positivi sia in termini occupazionali che di supporto alle imprese impegnate nella costante ricerca di personale adeguatamente formato.

· Oggi, secondo una recente indagine Istat (2003) una quota significativa di studenti degli Istituti tecnici e commerciali si iscrive all'università (il 35,8%), mentre il 64,2 si immette nel mercato del lavoro. Pur nell'ipotesi che il numero degli iscritti ai corsi universitari o di alta formazione aumenti, dovrà essere garantito agli altri un percorso formativo idoneo in grado di fornire competenze per l'inserimento al lavoro.

· Appare, inoltre, necessario non disperdere la storia, la tradizione e le potenzialità degli Istituti d'arte nei quali hanno trovato radici formative sia artisti di fama internazionale che raffinati artigiani, importanti designer e molti operatori del Made in Italy e del settore della conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico del nostro Paese.

· I Licei vocazionali, ovvero i Licei tecnologico, economico e artistico, dovrebbero avere sia una funzione preparatoria agli studi universitari sia la capacità di formare tecnici intermedi di qualità per le imprese. Non si dovrebbero caratterizzare tutti i licei esclusivamente come propedeutici alla prosecuzione degli studi. I programmi adottati nei Licei vocazionali dovrebbero evitare di connotarsi come Licei generalisti sminuendo la loro funzione professionalizzante. Le componenti professionalizzanti, incluse in modo particolare le esperienze attuate in collaborazione con le imprese (alternanza, stage, ecc.), sono di pari livello e dignità rispetto a quelle di carattere teorico. Va ampiamente evidenziata l'importanza di un maggiore sviluppo dell'alternanza scuola-lavoro quale metodologia di apprendimento in grado di avvicinare i giovani alle imprese, agevolando l'acquisizione delle conoscenze necessarie ai fini del futuro inserimento nel mondo del lavoro. In questo modo si garantirebbe la possibilità di scegliere il proprio percorso sulla base dell'esperienza maturata durante il ciclo di istruzione, evitando che eventuali incertezze iniziali possano segnare la scelta in maniera irrevocabile.

4. Le caratteristiche di un filone tecnologico economico ed artistico attrattivo e competitivo

· Nella formulazione del decreto, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 27 maggio scorso, è stata recepita l'esigenza espressa dal mondo delle imprese di affidare ai Licei tecnologici, Licei economici e Licei artistici la funzione di rappresentare la continuità e l'evoluzione della grande tradizione dell'Istruzione "tecnica", da cui le imprese hanno attinto per anni tecnici, periti ed operatori preparati e provenienti da un percorso formativo vicino al mondo produttivo.

· L'attuazione coerente di indirizzi liceali improntati ad un costante intreccio tra sapere e saper fare sarà fondamentale per evitare il rischio che la liceizzazione degli istituti tecnici, commerciali ed artistici possa vanificarne la specificità ed accentuare la tendenza ad un genericismo del tutto estraneo alla tradizione dell'Istruzione tecnica.

· I quadri orari allegati al decreto sembrano però smentire il carattere professionalizzante attribuito ai Licei tecnologico, economico ed artistico e vanno dunque profondamente modificati.

· I quadri orari oggi disponibili indicano che in molte situazioni non si è agito con spirito innovativo ma con logiche di adattamento dell'esistente.

· Anche la presenza, nel primo biennio, di tre materie scientifiche distinte, ciascuna a basso carico orario, rappresenta la difficoltà di governare in modo integrato la formazione scientifica.

· Le discipline tecnologiche attendono una definizione che favorisca l'acquisizione di competenze specialistiche. I curricula dei licei tecnologico, economico ed artistico, coerentemente con il decreto sul secondo ciclo, vanno dunque professionalizzati evitando che il monte ore settimanale cresca in modo abnorme. Il conseguimento del "saper fare" ha il suo punto di forza nei laboratori (intesi non solo come concentrazione di attrezzature, ma più in generale come momenti in cui è valorizzata la progettualità nell'ambito delle strutture formative scolastiche), che per essere tali non solo devono essere adeguatamente strutturati, ma devono essere supportati da una presenza di docenti che faccia sì che lo studente sia protagonista e non osservatore. Anche su questo punto i quadri orari allegati al decreto sono insoddisfacenti in quanto non definiscono in modo rigoroso il numero di ore di laboratorio collegate alle diverse discipline.

· La vaghezza delle definizioni disciplinari appare preoccupante se vista alla luce di OSA (Obiettivi Specifici di Apprendimento) che spesso non sembrano cogliere il valore formativo del lavoro, dei suoi linguaggi, dei suoi strumenti, attardandosi in una visione della tecnologia astratta e lontana dalla realtà viva dei diversi settori produttivi.

· I Licei ad indirizzi al contrario sapranno mantenere una forte attrattività nei confronti dei giovani e delle famiglie se sapranno garantire un elevato livello qualitativo e di competitività rispetto ad altre offerte formative.

· Questo filone deve avere, per essere competitivo e di qualità, caratteristiche "speciali":

a) Caratteristiche didattiche

· I Licei vocazionali, organizzati per indirizzi, devono essere caratterizzati dal "sapere basato sul saper fare " in grado di assicurare l'acquisizione:
- di un metodo basato su conoscenze teoriche di base e capacità di applicazione delle stesse;
- di una specializzazione , anche limitata, che però valorizzi l'attitudine all'approfondimento e allo studio analitico.

· L'impianto didattico dovrà essere modulare e centrato sulle competenze. Fondamentali saranno le modalità didattiche utilizzate: un apprendimento basato sul laboratorio e sulle attività sperimentali; esperienze concrete legate agli ambienti e all'organizzazione del lavoro e caratterizzate da flessibilità e modularità. Indispensabile la generalizzazione dell'informatica come strumento di insegnamento e apprendimento.

· Per quanto riguarda i programmi e in considerazione dell'articolazione formativa in: 1° biennio, 2° biennio e 5° anno, si ritiene indispensabile che l'assetto organizzativo e curricolare dei licei tecnologici, economici ed artistici devebba essere più orientato alla professionalizzazione che non al modello del liceo generalista (classico e scientifico):

. Il primo biennio, seppure comune ai diversi indirizzi, deve prevedere materie opzionali propedeutiche alle materie specifiche che caratterizzano l'indirizzo stesso nel secondo biennio;
. l'ultimo anno dovrà offrire agli studenti due scelte:
· una preparatoria agli studi universitari;
· una con caratteristiche professionalizzanti per coloro che decideranno di entrare nel mondo del lavoro subito dopo il diploma.l'esame di stato.

· E' auspicabile che in tutti gli ordini del ciclo secondario (e in particolare nei licei tecnologico ed economico) l'orario scolastico non superi le 33 ore. Bisogna evitare la dispersione nello studio di troppe materie, con il rischio di non acquisire sufficienti e approfondite conoscenze, limitandosi ad un'inutile infarinatura di nozioni superficiali. In tal senso va evitato l'insegnamento di una seconda lingua comunitaria, se fosse a scapito dell'apprendimento della lingua inglese; il monte ore delle discipline scientifiche va elevato.

· Nel Liceo economico va prevista una formazione di base anche in materia di finanza, marketing, assicurazioni e tecnologie informatiche, con l'acquisizione delle necessarie conoscenze economiche, matematico-statistiche, giuridiche e fiscali.

· Relativamente all'indirizzo economico-aziendale, occorre prevedere l'acquisizione, da parte dello studente, anche delle competenze tecniche di carattere finanziario, "mirate" all'area creditizio-finanziaria. Tali esigenze sono emerse dall'indagine nazionale sui fabbisogni professionali svolta nell'area del credito.

· Relativamente alle "attività obbligatorie", appare opportuno individuare in modo autonomo il settore creditizio-finanziario, rispetto agli altri tre settori indicati - quello, genericamente inteso, dei servizi e i settori del turismo e agro-alimentare - facendo esplicito riferimento ai "servizi finanziari".

· Nell'ambito del settore creditizio-finanziario dovrebbero essere indicate, tra le materie principali:

- finanza;
- marketing;
- assicurazioni;
- pianificazione e controllo di gestione;
- contabilità, bilancio e profili fiscali.


· In merito alla quantità di ore da destinare alle varie discipline, si sottolinea l'esigenza di:

a) inserire nell'ambito delle discipline previste alcune delle materie suindicate;

b) prevedere un adeguato spazio orario, almeno nell'ultimo anno, per l'attività di "orientamento".

· Nel Liceo artistico dovranno trovare spazio tutti gli istituti di arti applicate non riguardanti settori di "nicchia" e/o più legati alla realtà economica del territorio. Per questo, deve essere previsto l'insegnamento delle arti applicate accanto alle arti figurative.

· Gli istituti, invece riguardanti settori di "nicchia" e/o più legati alla realtà economica del territorio, potranno essere ricompresi nella formazione professionale con percorsi fortemente orientati a specifici addestramenti.

· Per gli istituti d'arte ricompresi nel Liceo artistico deve essere assicurata una preparazione "forte" nell'ambito progettuale. Infatti, le discipline di progettazione e di laboratorio costituiscono l'asse pedagogico di tali indirizzi.

· Per dedicare maggiore spazio ai laboratori ed alla progettualità andrebbero eliminate le 33 ore di musica previste come obbligatorie per tutti e cinque gli anni o in alternativa trasformate in facoltative e/o opzionali. Queste ore potrebbero essere dedicate appunto ai laboratori.

· Nei licei artistici le materie riferite alle scienze naturali (biologia, chimica e scienza della terra) dovranno essere orientate alla tecnologia dei materiali, disciplina fondamentale sia per i tre indirizzi ad oggi previsti che per quello delle arti applicate.


b) Collegamento con il territorio e governance

· I Licei vocazionali devono essere strettamente collegati con il territorio di riferimento, per favorire una vera e consistente autonomia delle scuole e per facilitare il colloquio con le imprese quale elemento di sviluppo della loro capacità formativa e della possibilità di un rapido adeguamento ai cambiamenti tecnologici. A tal fine è' auspicabile che il decreto legislativo sul ciclo secondario preveda un riconoscimento formale del ruolo formativo dell'impresa (stage, alternanza).

· Al fine del rafforzamento dell'autonomia scolastica è necessaria la modifica della composizione del Consiglio d'Istituto (da inserire nel disegno di legge di riforma degli organi collegiali giacente alla Camera) con l'obiettivo di realizzare un organo di gestione con rappresentanze degli enti territoriali e delle associazioni nazionali dei datori di lavoro firmatarie dei contratti collettivi nazionali di lavoro collegate alle finalità professionalizzanti dell'indirizzo.

· Al fine di favorire i processi di integrazione con il territorio, è indispensabile assicurare la presenza di tutor, che potranno essere identificati nella figura del docente incaricato dei rapporti della scuola con il mondo del lavoro, con competenze adeguate, ai quali affidare il dialogo con i contesti produttivi locali e l'organizzazione dei percorsi in alternanza.

c) Integrazione con la formazione professionale

E' indispensabile che tra i Licei vocazionali e i corsi dell'istruzione e formazione professionale si instaurino stretti rapporti di collaborazione che prevedano l'uso comune dei laboratori e l'opportunità di approfondimento dei settori specifici tipici dell'indirizzo attraverso stage curriculari e l'interscambio delle competenze dei docenti.


d) Autonomia e qualità

I singoli istituti scolastici dovranno perseguire la qualità nell'espletamento della loro funzione formativa in un ambito di sufficiente autonomia e sana competitività. La riforma dovrebbe prevedere quale caratteristica fondamentale del filone dei Licei vocazionali la fluidità del corpo docente , utilizzando anche le possibilità offerte dall'art. 8 del DPR 275/1999, e dallo stesso decreto sul secondo ciclo che permette l'utilizzazione di docenze a contratto (tra cui esperti provenienti dal mondo delle imprese).


5 . L'istruzione e formazione professionale

· Il nuovo ruolo dell'istruzione e formazione professionale costituisce un perno fondamentale della Riforma Moratti. Essa concorrerà in modo decisivo a rafforzare la cultura del lavoro e della professionalità e a dotare gli studenti di competenze tali da consentire loro un immediato inserimento nel mercato del lavoro e delle professioni. Il raggiungimento di un più elevato livello di prestazioni da parte della formazione professionale avrà riflessi importanti su tutta l'istruzione secondaria.

· Perché questo sistema possa dispiegare la sua massima efficacia occorre il rispetto di alcuni principi:

· E' fondamentale che l'offerta formativa sia orientata anche dalla domanda delle imprese e dei cittadini, tenendo in considerazione anche le politiche di sviluppo nazionali e territoriali.

· I percorsi dell'istruzione e formazione professionale, definiti a livello regionale, devono conservare un sufficiente grado di autonomia curricolare e di differenziazione, pur nel rispetto degli standard minimi formativi per:
a. evitare differenziazioni tra regione e regione;
b. permettere un progressivo adeguamento agli standard europei.

· L'offerta formativa deve comprendere percorsi professionalizzanti di varia natura (da 3 a 7 e più anni) in funzione delle competenze richieste dai vari profili professionali di riferimento.

· Occorre in particolare introdurre un modello di definizione dei profili professionali in uscita dal percorso scolastico secondo un modello "per competenze" , come proposto anche dal progetto europeo "Europass" e come evidenziato dalle indagini sui fabbisogni formativi realizzate dagli Enti Bilaterali e dal Libretto formativo del cittadino approvato dalla Conferenza Unificata il 14 luglio 2005 e dovranno essere di conseguenza adattate metodologie di insegnamento e capacità professionali dei docenti.

· Per valorizzare l'istruzione e formazione professionale sarà utile prevedere un'attività di orientamento e di comunicazione sistematica , mirata a far conoscere alle famiglie e agli studenti le caratteristiche del mercato del lavoro e le nuove opportunità professionali nonché le opportunità formative di tutte le tipologie scolastiche valorizzando le peculiarità della formazione professionale, finora realizzata quasi esclusivamente in discesa.

· Il passaggio delle competenze alle Regioni dovrà prevedere un congruo periodo di transizione , in modo da portarlo a compimento in un periodo di tempo non inferiore a un intero ciclo scolastico (almeno cinque anni). per non creare vuoti nell'offerta formativa professionale ed evitare l'eccessiva crescita delle iscrizioni ai licei.

· Dovranno essere stanziate adeguate risorse (umane, finanziarie, strutturali) sulle quali le Regioni potranno contare per costruire un serio canale dell'istruzione e formazione professionale e individuare strumenti idonei a monitorare adeguatamente tutto il processo di trasformazione .

· Va sviluppato un sistema di passerelle e crediti che consenta una modifica delle scelte fatte in periodi della vita precedenti. Tutti devono avere la possibilità di seguire percorsi formativi - costantemente modificabili - lungo tutto il corso della vita al fine di aumentare l'occupabilità sostenibile delle persone e la competitività delle imprese.

· Occorre offrire a tutti la possibilità di approfondire le proprie competenze attraverso l'esperienza lavorativa collegata alle attività di aula. In questo senso è fondamentale che l'offerta formativa dell'alta formazione debba corrispondere alla domanda delle imprese e dei cittadini ed essere quantitativamente e qualitativamente di gran lunga superiore a quella attuale.

6. I poli formativi

· Per garantire alla istruzione e formazione professionale pari dignità rispetto ai Licei, la formula vincente dovrebbe essere l'istituzione di "poli tecnologici, economici ed artistici", che aggreghino e rendano visibile l'offerta formativa professionalizzante degli Istituti, dei Licei, dell'istruzione tecnica superiore, della formazione continua ed eventualmente della ricerca.

· Nel decreto viene usato il termine "campus" che, anche a livello internazionale, indica una struttura residenziale universitaria, mentre il termine Polo formativo, oltre che essere già utilizzato (vedi Polo Verona Tecnologie, Polo formativo friulano del Malignani di Udine e così via), definisce meglio un centro polivalente formativo.

· I "poli" potrebbero ottimizzare l'utilizzo dei laboratori, delle competenze didattiche presenti e rendere effettivi i trasferimenti da un sistema all'altro. Per i percorsi presenti all'interno del Polo il primo anno dovrebbe anche avere l'obiettivo di orientare e personalizzare il percorso successivo dello studente riconfermando la scelta iniziale o correggendola con i passaggi più opportuni.

· Ogni Polo dovrebbe diventare un laboratorio di innovazione curriculare e didattica, anche in relazione a quanto previsto dall'art. 6 ("Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo") e dall'art. 11 ("Iniziative finalizzate all'innovazione") del DPR 275/99.

· L'insieme di questa offerta formativa, da realizzarsi nell'ambito delle competenze delle Regioni, potrebbe favorire la percezione che il sistema di istruzione e formazione professionale è "plurale" e assicurare ai giovani una varietà di offerte corrispondenti a diverse tipologie e a diverse domande. Ciò implica per ogni territorio, in considerazione della varietà dei modelli produttivi riconducibili alla scala locale, il riferimento alla "logica glocale", ovvero la necessità di mantenere a livello di singolo sistema territoriale una specificità distintiva, e al contempo disporre di un protocollo di relazione, quindi una comunanza di saperi e di linguaggi, con tutti gli altri contesti.

· La stabilizzazione all'interno di una stessa sede di offerte che vanno dai corsi brevi di formazione ai Licei potrebbe tra l'altro assicurare agli studenti una effettiva possibilità di "passerelle" assistita dai docenti in un ambiente dove istruzione e formazione professionale comunicano e dove è valorizzata la collaborazione con le imprese per stage e forme di alternanza. La mobilità intercurriculare è l'unica soluzione che garantisce la pari dignità formativa dei diversi percorsi. Evidentemente la contiguità fisica dei diversi soggetti erogatori della formazione del secondo ciclo non garantisce il funzionamento efficiente dei "poli" che necessiterebbero di una regia comune.

· La creazione dei Poli rientra nella sfera dell'autonomia delle scuole, degli enti formativi e delle università e nelle competenze di programmazione dell'offerta formativa sul territorio delle Regioni.

· Per essere interlocutori qualificati del mondo produttivo ed economico del territorio i Poli necessitano di una governance, tale da garantire una regia tra i diversi attori del territorio presenti e relativi stakeholder. A tal fine sarà indispensabile prevedere un ampio coinvolgimento di tutti i rappresentanti del partenariato economico e sociale al fine di orientare le offerte formative alle esigenze delle aziende, ed all'occupabilità sostenibile, facilitando il coinvolgimento delle imprese in attività formative (alternanza, stage).

***

Le sottoscritte Organizzazioni imprenditoriali, nell'auspicare che la Riforma del II° ciclo di istruzione e formazione sia improntata al principio di leale collaborazione fra i diversi livelli istituzionali, ritengono che un processo di forte condivisione istituzionale rappresenti una garanzia per l'unitarietà e la pari dignità del sistema di istruzione e formazione.

ABI
AGCI
ANIA
CASARTIGIANI
CIA
COLDIRETTI
CLAAI
CNA
CONFAGRICOLTURA
CONFAPI
CONFARTIGIANATO
CONFCOMMERCIO
CONFETRA
CONFINDUSTRIA
CONFSERVIZI
LEGACOOP

 

pagina successiva

Torna ad inizio pagina