La ripetenza nell'indagine internazionale PISA

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Probabilmente per le stesse ragioni di Eurydice – la dinamica delle politiche scolastiche dei vari Paesi - PISA continua a dedicare interesse al tema del rapporto fra apprendimenti e ripetenze.

Sull'argomento sembrano dirsi parole quasi definitive.

Nei Rapporti Internazionali PISA il tema è stato trattato costantemente nelle quattro edizioni succedutesi dal 2000.

Nel 2009 alla parte del Rapporto Internazionale dedicata al tema delle ripetenze si è aggiunto un approfondimento: When students repeat grades or are transferred out of school: what does it mean for education system? PISA in focus n. 6 luglio 2011.

Dal 2009, infatti, al grande Rapporto complessivo rilasciato nel dicembre successivo all'indagine, vengono aggiunti approfondimenti tematici, che trattano argomenti ritenuti di particolare interesse per i decisori: gli effetti della ripetenza e, perciò, la sua utilità è evidentemente fra questi.

Il risultato nelle quattro edizioni è stato sempre lo stesso ed ha confermato gli esiti delle diverse ricerche - meno imponenti quantitativamente – sviluppate a livello internazionale nei decenni precedenti. La percentuale di studenti ripetenti presenti nel campione dei diversi Paesi (e perciò, si deve supporre, nell'universo indagato) è in relazione inversa con il livello degli apprendimenti: gli studenti che hanno ripetuto sono in fondo alle graduatorie . In definitiva, più nei diversi Paesi è diffusa la bocciatura, meno i quindicenni sono competenti nella loro lingua ed in matematica. Inoltre, nello stesso caso, il background socio-economico ha un impatto più forte, cioè i risultati scolastici sono più socialmente determinati e la scuola non è uno strumento di mobilità sociale.

Gli analisti PISA sostengono che ciò avviene, perché le scuole e gli insegnanti non mettono in atto efficaci politiche di variazione e personalizzazione del curricolo, sapendo di avere comunque a disposizione uno strumento di apparente soluzione dei problemi quale la bocciatura. Dei suoi concreti esiti, peraltro, in termini di miglioramento degli apprendimenti, nessuno all'interno delle scuole è effettivamente responsabile e pertanto nessuno se ne cura.

Il Rapporto Nazionale italiano PISA 2009 non dedica al tema un'analisi specifica: probabilmente, da un lato, i risultati della ricerca sembrano ormai assodati per gli addetti ai lavori, dall'altro, i decisori politici italiani, in questi ultimi anni, non sono certo sembrati mettere in dubbio l'utilità delle ripetenze, anzi hanno mirato ad aumentarle.

Tuttavia, nelle edizioni precedenti PISA 2000, 2003 e 2006, gli studenti quindicenni con il più basso livello di apprendimenti si sono ritrovati sempre in 3° media, cioè sono coloro che hanno già accumulato una o due ripetenze.

Del pari, nelle analisi multilivello realizzate in diversi rapporti regionali PISA 2009 (nota1) che cercano di individuare gli elementi connessi con il livello degli apprendimenti, costantemente la ripetenza è correlata con livelli bassi di apprendimento.

 


^nota 1 A. Martini, R. Ricci (2011), Caratteristiche individuali, caratteristiche delle scuole e competenze in lettura, In A.M. Benini (a cura di), Le competenze dei quindicenni in Emilia-Romagna, Collana "I Quaderni dell'Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna", quaderno n. 31, ottobre 2011, Tecnodid Editrice, pg 177-206.
A. Martini, R. Ricci: Effetti di variabili individuali e di variabili scolastiche sulla comprensione della lettura: analisi multilivello dei dati PISA 2009 dell'Alto Adige, pg. 185 http://www.schule.suedtirol.it/pi/themen/documents/Kap10.pdf) Lombardia
Pagina avantiRomeo, I., (2011), caratteristiche delle scuole e risultati nei tre ambiti in, Le competenze degli studenti lombardi. Il rapporto OCSE-PISA 2009 in Lombardia: risultati e approfondimenti tematici, Vannini Editrice, Brescia
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