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Lassenza della politica Prima di analizzare e commentare la proposta di riforma vogliamo esprimere una forte preoccupazione. A nove mesi di distanza dalle elezioni, non vi è da parte del Governo un piano, nemmeno parziale, di investimenti per la scuola. La domanda preliminare, legittima e doverosa, è pertanto quali siano gli interventi nel campo dellistruzione sui quali questo Governo intenda investire e non solo risparmiare. Un paragone viene spontaneo, per contrasto, con un altro Governo europeo insediatosi nello stesso periodo, quello della Gran Bretagna. La lettura di quanto ha fatto il nuovo Ministro dellistruzione Estelle Morris nell identico lasso di tempo (le elezioni nel Regno Unito si sono svolte nel giugno 2001), rende più eclatante il vuoto degli impegni del Governo italiano. I tre documenti elaborati fra luglio e novembre scorsi: 1. Education and Skills: A Strategy to 2006 (PDF); 2. White paper: schools achieving success(PDF); 3. Education Bill 2001(PDF), testimoniano una politica fatta di puntuali obiettivi di innalzamento dei livelli di istruzione e di precise quantificazioni di investimenti e relative scadenze. Valga per tutti un solo esempio: la politica verso la scuola dellinfanzia. In un paese che ha già lobbligo di frequenza a cinque anni, il nuovo Ministro dellIstruzione inglese, e insieme a lei il Governo, ha sancito che entro il 2004 sarà garantito un posto gratuito nella scuola dellinfanzia per tutti i bambini di 3 e 4 anni (53.000 nuovi posti già dal 2002), contemporaneamente sarà aumentato il tempo scuola e saranno assicurati ulteriori servizi di assistenza e cura per la prima infanzia sulla base delle necessità dei genitori. Se passiamo allItalia, verifichiamo che nello stesso periodo lunico intervento in materia è stato il tentativo di decurtare i finanziamenti alle scuole dellinfanzia comunali e private, che come noto suppliscono la mancanza di quelle statali. Non è un caso, daltra parte, che lInghilterra figuri ai primi posti nel rapporto OCSE-PISA, così che si può ben dire che il motto della prima campagna elettorale di Blair, "Education, Education, Education", non sia stato uno slogan pubblicitario, ma lassunzione di una reale priorità nazionale, nella convinta consapevolezza che nel secolo in cui siamo entrati è la "conoscenza" diffusa e quindi l"istruzione di tutti" il motore dello sviluppo sociale ed economico. Non ci sono segnali in Italia di una simile consapevolezza, purtroppo. Se poi lasciamo lEuropa per andare oltreoceano, vediamo che anche un governo conservatore come quello del repubblicano G.W Bush, esprime unaltissima considerazione dellistruzione: l8 gennaio 2002, a meno di un anno dal suo insediamento, ha varato, con laccordo dellopposizione democratica, la prima riforma complessiva dellistruzione dal 1965, lEducation Act "No child left behind" ("Nessun bambino rimarrà indietro"), un insieme di misure a favore dellistruzione pubblica che comportano un aumento degli investimenti di 26 miliardi di dollari. Quanto intende investire il Governo italiano per la scuola, che non siano risparmi operati sul personale o sulla diminuzione della durata dei percorsi scolastici? Nulla, è la triste risposta. Cè allora bisogno in Italia di un forte "movimento educativo" che superi sterili contrapposizioni ideologiche. Cè bisogno che gli insegnanti si aprano allesterno, non si arrocchino nella difesa dello status quo, e contribuiscano alla costruzione di un ampio schieramento di forze che rivendichi linnalzamento dellistruzione di TUTTI i ragazzi , come priorità del nostro Paese.
I ritardi nell'elaborazione culturale
Nessun passo avanti è
stato fatto sul versante dellelaborazione culturale, anche
se non era questo il compito del Gruppo di lavoro, né
poteva trovare spazio nel progetto di revisione della legge sui
cicli. Noi crediamo però che finché la riforma
dellorganizzazione del sistema scolastico non procederà
di pari passo con la ricerca e lelaborazione dei curricoli
e degli standard formativi e con il sostegno alle scuole autonome
perché sperimentino nuove modalità di organizzazione
degli apprendimenti, pochi passi saranno fatti nella direzione
del miglioramento e dellinnovazione. La continua focalizzazione
del dibattito sullingegneria istituzionale, non fa che
alimentare antiche e sterili contrapposizioni, come quelle, cicliche,
sul liceo classico, una scuola che è diventata del tutto
minoritaria nel panorama complessivo della secondaria di secondo
grado, e che continua a registrare una costante e progressiva
diminuzione di iscritti e un fortissimo processo di femminilizzazione.
Ugualmente va sottolineato che la proposta di terminare il percorso scolastico a 18 anni, con il raggiungimento della maggiore età, proposta che è di per sé giusta e importante, potrà essere assunta senza laceranti contrapposizioni, solo se si lavorerà preventivamente sui contenuti, gli obiettivi e gli standard delle varie tappe del percorso formativo, rendendo espliciti quali sono i "tagli" che si possono operare senza pregiudicare, anzi migliorare i livelli formativi.
Le proposte esaminate e la documentazione fornita
La nostra analisi e le nostre proposte si sviluppano in due parti con riferimento a:
La documentazione che forniamo consiste in:
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