La vera partita su organizzazione e gestione dell'istruzione

Sarebbe ingenuo e fuorviante pensare che la partita sulla decentralizzazione si giochi fra art. 117 del Titolo V del 2001 e Art.117 del Titolo V del 2005. Le divergenze sono di altra natura e sono del tutto trasversali ai due schieramenti.

Se accantoniamo per un attimo le persistenti e radicate concezioni statalistiche, ed esaminiamo le posizioni di chi si oppone, almeno teoricamente, al permanere della gestione centralistica dell'istruzione, riscontriamo chiaramente due diverse linee.

La prima afferma che l'emancipazione dallo statalismo avviene solo attraverso le autonomie scolastiche. Un sistema dove lo Stato a livello centrale deve limitarsi a definire gli obiettivi ed eventualmente a valutare i risultati, a livello periferico deve trasformarsi in uffici al servizio degli istituti scolastici (come in parte è avvenuto con i Provveditorati divenuti Centri di servizio amministrativo), e dove la gestione dell'istruzione deve spettare unicamente alle scuole. In altre parole il sistema delle autonomie scolastiche non sopporterebbe poteri intermedi, in particolare quello delle Regioni che lo ucciderebbe sul nascere (si veda la relazione di Sabino Cassese al Convegno ‘Istruzione, un valore condiviso', Roma 10 dicembre 2002).

La seconda posizione ritiene invece che autonomie scolastiche e autonomie regionali e locali non siano inconciliabili ma che, al contrario, queste ultime siano una componente indispensabile per una maggiore efficacia ed efficienza del sistema, e non ultimo per garantire l'equità dell'istruzione che le singole scuole, spesso in competizione fra loro, tendono a negare.

Vale la pena di ricordare quanto affermato dalla Corte Costituzionale nella Sentenza n. 13 del 13/01/2004: l'"autonomia non può risolversi nella incondizionata libertà di autodeterminazione, ma esige soltanto che a tali istituzioni siano lasciati adeguati spazi di autonomia che le leggi statali e quelle regionali, nell'esercizio della potestà legislativa concorrente, non possono pregiudicare”.

Vorremmo concludere affermando che, alla luce di quanto siamo venuti esponendo sulle gravi contraddizioni che pesano sul secondo ciclo, è oggi quanto mai opportuno delegare l'amministrazione di tutta l'istruzione e formazione alla competenza regionale, pur nella convinzione che vadano stabilite deleghe che impediscano il riprodursi di fenomeni centralistici a livello delle singole regioni.


ADi Associazione Docenti Italiani
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