Introduzione



L'ufficio di statistica del MIUR ha pubblicato recentemente un documento interessante e ben fatto (Le retribuzioni del personale insegnante. Anni 1993-2001 - Marzo 2003, 40 pagine) che fornisce informazioni utili per la comprensione delle retribuzioni del personale insegnante in Italia, e che qui pubblichiamo in pdf.

Il documento comprende commenti succinti ma essenziali e molte tabelle e grafici suddivisi in tre capitoli che presentano l'evoluzione della situazione in Italia dal 1993 al 2001. La scelta del 1993 come termine di riferimento iniziale non è casuale: nel luglio di quell'anno fu infatti sottoscritto il protocollo sulla politica dei redditi che ha rideterminato la struttura delle retribuzioni sia nel privato che nel Pubblico Impiego.

Il primo capitolo tratta della dinamica delle retribuzioni per i tre ordini di scuola e dimostra chiaramente che in tutti i casi ( stipendi iniziali, stipendi dopo quindici anni di carriera e stipendi a fine carriera) dal 1993 le retribuzioni sono calate fino al 1996, hanno ripreso a salire negli anni seguenti (governi Prodi e D'Alema) per ritrovare, in termini reali, gli indici del 93 solo dal 2000 in poi. Per comprendere appieno questo andamento occorre ricordare alcuni eventi contrattuali. Il "mitico" contratto del 1988, conquistato dal movimento degli insegnanti, inizialmente quantificato in 6 mila miliardi di lire, a regime risultò di 12 mila miliardi: per sette anni non si fecero più contratti. Nel 1993 Amato varò una finanziaria durissima per rimettere in sesto il bilancio dello stato: fu cancellato il triennio contrattuale 1991-93, furono bloccati per un anno gli scatti di anzianità e le pensioni di anzianità. Il primo contratto dopo il 1988, fu dunque quello del 1995 con il quale furono aboliti gli scatti biennali di anzianità,trasformati in sessennali e settennali. I primi aumenti cominciarono a sentirsi a partire dal 1996, che, per l'appunto, segna il momento in cui gli stipendi riprendono a salire.

Il secondo capitolo analizza l'evoluzione delle retribuzioni degli insegnanti rispetto al PIL pro-capite, ossia rispetto all'evoluzione della ricchezza pro capite di ogni cittadino che è il termine di paragone fondamentale per capire se le retribuzioni di una categoria professionale, nella fattispecie i docenti, sono migliorate o peggiorate rispetto al tenore di vita medio consentito dalla ricchezza del Paese. Anche in questo caso si constata un'evoluzione molto simile per i tre ordini di scuola, caratterizzata da un calo delle retribuzioni dei docenti rispetto al PIL pro-capite. Ciò vuol dire che il tenore di vita dei docenti italiani rispetto al resto della popolazione italiana è peggiorato nel periodo considerato. La flessione è stata più pronunciata per le retribuzioni di metà e fine carriera che non per quelle iniziali, e ciò va attribuito anche al fatto, precedentemente ricordato, che dal 1995 gli scatti di anzianità da biennali sono diventati sessennali e settennali. A partire dal 2000 si nota un'inversione di tendenza con un leggero miglioramento dell'indice per tutti i casi considerati, senza per altro ritrovare i valori del 1993.

Infine, nel terzo capitolo, il ministero effettua una serie di confronti internazionali servendosi degli ultimi dati pubblicati nel 2002 dall'OCSE nel volume degli indicatori internazionali dell'istruzione e che riguardano la situazione nel 2000.


Il documento dell'ufficio di statistica del MIUR si avvale di dati che si possono considerare buoni perché sono stati prodotti nel rispetto dei criteri di validità e di qualità imposti dall'OCSE per realizzare i confronti internazionali. Una delle autrici dello studio, Gemma De Sanctis, è da anni la corrispondente che fornisce all'OCSE i dati italiani , come lo si può dedurre dalla lista dei membri del gruppo tecnico degli indicatori INES, che l'OCSE pubblica ogni anno come allegato nel volume che presenta l'insieme di indicatori internazionali dell'istruzione. Da questo punto di vista si può affermare che finalmente i dati forniti dall'Italia sugli stipendi dei propri insegnanti sono internazionalmente comparabili. Questo è un merito che va riconosciuto allo sparuto gruppetto di funzionari del MIUR che produce queste informazioni. Il problema ora è quello di interpretare questi dati e di sfruttarli al meglio.

 

Alcune osservazioni.

  • Il dirigente dell'ufficio di statistica del MIUR , Mariano Terrazzano, fa notare nell'introduzione del documento che " le condizioni salariali orarie si dirigono anch'esse verso l'allineamento con i livelli Europei. In generale le retribuzioni orarie si segnalano per essere meno distanti dalle medie internazionali rispetto a quanto lo siano le retribuzioni annuali, ed anzi, in alcuni casi, risultano più vantaggiose. Per esempio la retribuzione oraria attribuita al momento iniziale della carriera, nella scuola primaria e secondaria inferiore, supera la corrispondente media OCSE".
  • Correttamente, le autrici dello studio attirano l'attenzione sul fatto che la definizione adottata dall'OCSE per effettuare i confronti internazionali si riferisce alle retribuzioni al lordo delle ritenute fiscali. Essa include la retribuzione annua ad esclusione dei contributi a carico del datore di lavoro per fini previdenziali e assistenziali. Fanno invece parte della retribuzione tutte le indennità stabilmente percepite ( per esempio la tredicesima mensilità) e sono escluse le indennità aggiuntive ( per esempio lo straordinario, gli assegni per familiari a carico, ecc.). Gli oneri che i docenti pagano per fini previdenziali, assistenziali , fiscali fanno parte dello stipendio lordo. Per questa ragione i confronti devono essere fatti con estrema cautela perché i regimi finanziari o fiscali variano moltissimo da un paese all'altro. I docenti che in un paese determinato fruiscono di stipendi elevati possono essere tartassati dalle tasse oppure spendere moltissimo per il servizio sanitario nazionale.
  • Le autrici dello studio forniscono alcune tabelle molto istruttive sul carico di lavoro dei docenti ma forse avrebbero potuto andare oltre nelle comparazioni. Un'osservazione analoga vale anche per il trattamento grafico che ci sembra molto spartano. Ci pare pertanto necessario ed importante da un lato proseguire nella via intrapresa ma dall'altro compiere un passo ulteriore in occasione del prossimo aggiornamento


A dimostrazione di come si possano ulteriormente elaborare i dati, presentiamo alcune nostre elaborazioni che vogliono mostrare come si possono mettere in evidenza situazioni in parte note ma sulle quali è opportuno continuare approfondimenti e indagini.

Infine, vogliamo ricordare che nell'archivio dell'ADI un documento del 2001 relativo alla finanziaria di quell'anno che presentava già dati eloquenti sulle specificità italiane per quel che riguarda il personale della scuola.