Presentazione

Siamo lieti di ospitare questo primo contributo di Enrico Gori sul significato di “valore aggiunto” nella valutazione delle scuole, tema che sarà da Lui estesamente trattato nel seminario nazionale dell’ADi, “Autonomia e valutazione: un binomio indivisibile” , che si terrà a Bologna il 28 Febbraio e 1 Marzo 2003 .

Enrico Gori è ordinario di statistica metodologica all’Università di Udine e attualmente coordinatore del comitato tecnico scientifico dell’INValSI, l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione. Da oltre 10 anni si occupa di valutazione dei servizi alla persona, con un interesse particolare per istruzione e sanità. E’ uno dei più autorevoli studiosi italiani in questo campo.

Le ricerche internazionali sul “valore aggiunto”

Le ricerche sulla misura del valore aggiunto nell’istruzione sono agli inizi nel nostro Paese, ma sono da tempo condotte a livello internazionale. Esse mirano ad appurare la capacità delle scuole di attenuare il determinismo sociale del rendimento scolastico.

Il ceto sociale  è un indice molto attendibile di predizione del successo formativo. Il background degli alunni  permette infatti di anticipare  con sufficiente precisione i loro risultati. Di fronte a questa situazione si possono adottare sul piano scientifico due atteggiamenti diversi ma tra loro non incompatibili: uno consiste nel documentare nel modo più preciso la selezione sociale operata dai sistemi scolastici; l’altro nel ricercare e analizzare quelle scuole che si discostano da questo schema  e promuovono innovazioni capaci di  contrastare questo determinismo.

In quest’ultima direzione si sono mossi, ad esempio, alcuni centri di ricerca britannici che si sono prefissati di individuare i fattori ricorrenti in quelle scuole in cui i risultati  degli alunni si discostano positivamente da quelli prevedibili sulla base delle loro condizioni socio-economiche.

Queste ricerche si basano, per l’appunto, sulla misurazione del valore aggiunto, che  Enrico Gori bene e opportunamente ci illustra nelle finalità e modalità di calcolo.

 

Francia: un esempio di valutazione con indicatori di valore aggiunto

In Francia da anni viene pubblicata la graduatoria dei risultati della maturità degli oltre 2300 licei, a indirizzo sia generale che professionale. Tale graduatoria viene formulata sulla base di indicatori di valore aggiunto  calcolati dal Ministero dell’Istruzione (Ministère de l’Education Nationale).

Si tratta di una valutazione che combina tre diversi indicatori di qualità:

  1. il tasso di riuscita alla maturità, che risulta dalla proporzione di studenti che conseguono la maturità rispetto al totale degli studenti che si presentano all’esame;

  2. l’indicatore di efficacia globale della scuola , che misura la proporzione di studenti che si presentano agli esami di maturità rispetto al numero degli studenti che si erano iscritti al primo anno di liceo, e che permette di apprezzare la capacità della scuola di portare alla maturità il maggior numero possibile dei suoi studenti.

  3. l’indicatore di prestazione , che compara il numero degli studenti del liceo che hanno conseguito la maturità con il numero “ atteso” in base alle condizioni socio-economiche. Le prestazioni possono poi essere raffigurate in una scala di cinque livelli; prestazioni molto al di sopra della media; al di sopra della media; nella media; al disotto della media; molto al di sotto della media. Se  il “tasso di riuscita” alla maturità è superiore al “tasso atteso”, allora si può dire che il liceo ha un valore aggiunto (positivo), ha cioè dato qualcosa in più agli studenti che lo frequentano. Il residuo positivo   risulta dalla proporzione di studenti in più promossi alla maturità rispetto al tasso medio di  promozione nei licei con un’analoga composizione socio-economica del corpo studentesco.

Questo tipo di ponderazione  modifica profondamente gli esiti della valutazione delle scuole. Essa mette ad esempio in evidenza che ci sono licei con “tassi di riuscita alla maturità” al di sopra della media nazionale, ma che contestualmente presentano “indicatori di prestazione” assai deboli. Così la valutazione di questi licei che risulterebbe positiva con l’utilizzo di un solo indicatore, cambia di segno quando si rileva che il brillante risultato finale è avvenuto a scapito delle fasce più deboli.

Una valutazione complessa che richiede ingenti risorse e potenti apparati statistici: l’arretratezza dell’Italia

E’ evidente che per realizzare valutazioni complesse come quelle che si fondano sul valore aggiunto bisogna disporre di notevoli risorse e di un potente apparato statistico in grado non solo di rilevare e trattare i dati riguardanti ogni scuola ma anche di rinviare alle scuole le informazioni che le riguardano. Non dobbiamo dimenticare infatti che compito prioritario della valutazione è quello di fornire alle scuole rigorose informazioni sui risultati  conseguiti, comparati con quelli delle altre scuole, così da stimolare continui processi di miglioramento.

In Italia siamo, purtroppo, ancora molto lontani dal disporre di risorse e strumenti capaci di produrre questo tipo di valutazioni. Anche l’attuale impianto del Progetto Pilota dell’INValSI è inadeguato allo scopo e rischia, come autorevolmente ci indica Enrico Gori, di ”offuscare la realtà”.

Ancora un grazie sentito a Enrico Gori per averci dato l’opportunità di introdurre il tema del “valore aggiunto”, ed averci fornito le spiegazioni indispensabili per affrontare un nodo fondamentale in qualsiasi processo di valutazione e autovalutazione delle scuole.