Che cosa cercano i genitori nelle scuole dei loro figli?

Cosa dice il Focus n. 51

Una buona scuola forma le abilità accademiche, sociali ed emotive degli studenti, permette ai ragazzi di formarsi gruppi di amici e li aiuta per il futuro mondo del lavoro. Non è strano quindi che i genitori vogliano poter dire la loro su quale scuola frequenteranno i loro figli e siano pronti a investire risorse e tempo in questa scelta.
Anche le scuole, come rilevato da PISA, vogliono sapere cosa desiderano i genitori dei loro studenti per offrire opportunità più attrattive.
 I sistemi educativi sono interessati a conoscere le preferenze dei genitori, perché così riescono a soddisfare meglio le loro esigenze, a coinvolgerli di più nella vita scolastica e ad assicurare che studenti, insegnanti e genitori cooperino per lo stesso scopo.

Indagine in 11 Paesi attraverso questionario genitori

Pisa 2012 ha raccolto informazioni in 11 paesi (Cile, Portogallo, Messico, Corea, Macao-Cina, Hong-Kong, Croazia, Germania, Belgio, Italia e Ungheria) con un questionario fornito ai genitori per sapere anche quali sono i criteri con cui scelgono la scuola dei loro figli. Nel questionario veniva chiesto di dire, in una scala da “non importante” a “molto importante”, quanta importanza veniva data a 11 criteri collegati alla qualità della scuola, ai vincoli finanziari, alla mission o filosofia della scuola e alla distanza tra casa e scuola.

Criterio importante di scelta i buoni risultati, ma più di tutti la sicurezza

I genitori che indicano alcuni criteri come importanti scelgono tra questi in modo preponderante la riuscita accademica e altri indicatori della qualità scolastica. Le risposte indicano chiaramente che i genitori sono più interessati alla qualità scolastica che a considerazioni di tipo economico, alla distanza casa-scuola o alla mission della scuola. Per quanto riguarda la qualità della scuola, molti genitori sembrano più interessati alla sua reputazione e all’ambiente della scuola  che ai risultati accademici. Ma il più importante fattore della qualità scolastica per i genitori è la sicurezza (in tutti i Paesi con l’eccezione del Belgio):ciò può indicare le preoccupazioni dei genitori per forme di violenza e bullismo .
Queste preferenze indicate dai genitori possono spiegare in parte come le politiche educative che favoriscono i genitori nella scelta delle scuole non creino sempre le condizioni ottimali per ottenere migliori risultati di apprendimento, dato che i genitori sono interessati di più ad altri aspetti della qualità scolastica. Dopo la sicurezza, un altro aspetto a cui i genitori sono interessati è la distanza della scuola da casa, seguito dalle questioni economiche e dall’orientamento educativo delle scuole. Questa graduatoria è stabile nei vari Paesi. Ci sono delle eccezioni come Hong-Kong dove l’orientamento della scuola ha maggior peso delle questioni economiche, il Cile dove le questioni economiche hanno maggiore importanza della distanza casa-scuola e in Italia dove hanno pari importanza la distanza casa-scuola e le questioni di tipo economico.
I fattori socio economici hanno però il loro peso nella scelta delle scuole. Genitori di status socio economico meno elevato danno maggiore importanza alle questioni economiche quando scelgono la scuola dei loro figli, spesso anche a scapito della qualità scolastica.

Figli di genitori che considerano molto importanti i risultati scolastici ottengono 46 punti in più in matematica

Le scelte dei genitori hanno delle ricadute sui figli. Infatti negli 11 Paesi partecipanti all’indagine i figli di genitori che attribuiscono “molta importanza” ai risultati accademici ottengono 46 punti in più in matematica rispetto ai figli di genitori che non attribuiscono importanza alla riuscita accademica. La differenza scende a 32 punti dopo aver tenuto conto delle differenze di status socioeconomico, ma corrisponde comunque a un anno di scolarità.

 I figli di genitori che ritengono “molto importanti” gli aspetti economici ottengono minori punteggi di quelli cha hanno genitori che indicano questo aspetto come “non importante”.

COMMENTO

Il fatto che le scuole si organizzino per adeguare la propria offerta formativa in modo il più possibile coerente alle proprie finalità educative, ovvero il fatto di avere una mission, non è uno dei fattori che ai genitori interessano maggiormente, pur essendo invece uno di quelli su cui i docenti impegnano buona parte del loro lavoro. Purtroppo, nonostante il grande sforzo che viene fatto dalle scuole e anche dalla ricerca educativa su quale possa essere il tipo di approccio pedagogico migliore, questo è dunque un aspetto che, per come stanno le cose, ai genitori interessa meno di altri. Ciò può forse indicare come in fondo i genitori concepiscano la scuola sostanzialmente come un posto dove i loro figli imparano le discipline senza incorrere in pericoli. Anche il fatto che la distanza scuola-casa sia ritenuta spesso più importante dei fattori economici può rientrare in parte in un’interpretazione in termini di maggiore sicurezza: minore è il tragitto casa-scuola e ritorno, minori i rischi potenziali.
La conclusione principale del Focus è però la seguente: le scelte dei genitori riguardo alle scuole dei propri figli fanno sì che non venga sempre rispettato il criterio di equità. Una delle tesi di PISA è che una maggior segregazione tra studenti socio economicamente avvantaggiati e studenti socio economicamente svantaggiati penalizza il sistema scolastico nel suo complesso. Bisogna quindi che i decisori politici agiscano per evitare che le scelte dei genitori si basino su criteri di tipo economico, che penalizzano gli apprendimenti, e per indirizzare piuttosto le scelte verso altri criteri, per evitare che gli studenti paghino con scarsi risultati accademici le scelte dei propri genitori.
La questione posta è di sicuro interesse perché chiama anche in causa la disponibilità a credere nell’investimento sugli studi come strumento di promozione della mobilità sociale,  che purtroppo sembra non essere più garantita in maniera convincente. Non bisogna essere peraltro troppo sicuri che l’aiuto economico alle famiglie bisognose per dare ai loro figli un’opportunità di frequentare scuole migliori risolva d’incanto il problema. Perché una buona parte della riuscita accademica dipende anche da altre caratteristiche delle famiglie : il livello di istruzione dei genitori, la volontà di trasmettere ai figli conoscenze e abitudini che possano agevolare la loro riuscita accademica e la loro occupazione. Come i sistemi scolastici possano orientare questi fattori familiari non è solo una questione di risorse economiche da impiegare, ma anche di ripensamento del complessivo sistema educativo.
Il tema delle determinanti delle scelte dei genitori è oggi di grande attualità nel nostro Paese. Dopo 10 anni di prove Invalsi, i risultati delle singole scuole non sono ancora pubblici per i genitori. In verità non lo sono neanche per l’interno di molte scuole, poiché risulta che la gran parte non li ha neppure scaricati e non si conosce la percentuale di quelle in cui gli infelici risultati languono in un cassetto della scrivania della presidenza.
Non si tratta di negligenza o di cattiva organizzazione. A lungo una parte maggioritaria della opinione pubblica “scolastica” ha guardato con avversione alla pubblicazione di tali dati, non si parla neppure della compilazione di graduatorie.
Oggi dovremmo essere ad una parziale svolta. A settembre – slittando dal luglio inizialmente previsto- le scuole dovrebbero mettere sul proprio sito il Rapporto di Autovalutazione nel quale, frammezzo a numerosissime informazioni che dovrebbero fungere da indicatori della qualità della scuola, c’è anche la autovalutazione che la scuola stessa fa dei suoi risultati nelle prove Invalsi. Come si vede qualcosa di molto soft, non certo la brutale pubblicazione delle League Table inglesi, magari in termini di valori assoluti e non di valore aggiunto. Ma comunque un punto di partenza.
La principale obiezione dei cultori della materia alla pubblicizzazione dei dati è sempre stata quella che essa potrebbe ingenerare una polarizzazione sociale, per cui le famiglie di status economico sociale superiore più avvertite e più interessate alle carriere accademiche dei figli tenderebbero ad abbandonare le scuole meno performanti, con effetti di segregazione negativi per la inclusione sociale e – secondo PISA- anche per la performance complessiva del paese. Naturalmente poi la ragione vera sta nella sorda e molto umana ostilità delle scuole a qualsiasi tipo di rendicontazione
A livello italiano la obiezione rivela un ottimismo eccessivo sul nostro Paese. Una tale ipotesi infatti sottende un significativo investimento delle famiglie sulle carriere scolastiche dei figli ed una disponibilità addirittura alla mobilità territoriale, notoriamente da noi latitante. Sono altri purtroppo gli strumenti che vengono utilizzati per mantenere il privilegio economico e sociale.
Questo Focus peraltro dimostra che neanche i genitori di altri Paesi puntano, nello scegliere le scuole, solo o principalmente sui risultati di apprendimento dei figli.

Ed allora perché procurarsi i dati in proposito e perché pubblicizzarli? Innanzitutto perché c’è una certa differenza fra il buio pesto in cui siamo oggi ed una illuminazione sia pur parziale in proposito che possa dare ai cittadini gli strumenti per esercitare un sia pur condizionato libero arbitrio. E poi perché la pubblicizzazione potrebbe essere un forte strumento di stimolo per le scuole: è notorio che gli insegnanti non vivono di solo pane (sennò non farebbero gli insegnanti). Le loro rose sono per molti di loro, i più influenti, la fama e la stima del contesto in cui vivono.
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