4. Effetti positivi dell'autonomia didattica e curricolare, effetti non evidenti dell'autonomia di gestione delle risorse

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Viene poi lo spinoso capitolo del ruolo dell'autonomia scolastica. Spinoso perché anche qui in realtà valgono i caveat già espressi in precedenza. Con la parola autonomia si intendono infatti cose diversissime. Per rendersene conto basta dare un'occhiata alla sezione ad essa dedicata nel Questionario Dirigenti Scolastici, dove si può anche verificare, se mai ce ne fosse bisogno, che in Italia l'autonomia è molto limitata, perché tocca solo marginalmente la gestione delle risorse.

Secondo PISA esiste una correlazione positiva fra autonomia didattica e curriculare ed apprendimenti, mentre non esisterebbe nessuna correlazione fra autonomia nella gestione delle risorse, ivi compresi i salari insegnanti, e apprendimenti.

A questo proposito ci permettiamo di avanzare qualche piccolo dubbio sull'attendibilità dei dati dal momento che, per esempio, alla pagina 46 del IV volume ci imbattiamo nell'affermazione secondo cui in Italia la retribuzione degli insegnanti e il loro sviluppo professionale sarebbero determinati dai risultati dei test degli studenti…… (In some countries, such as Brazil, Hungary, Italy, Malaysia, Mexico, Poland and the Slovak Republic, such tests are also used to determine teachers' salaries or to guide professional development).

5. Effetti non univoci della concorrenza fra scuole e della libera scelta

Quanto alla concorrenza fra scuole, essa non produrrebbe di per sé migliori risultati. Paragonando tra loro i sistemi scolastici non si riscontra correlazione significativa fra la possibilità di scelta della scuola (scelta e concorrenza sono due facce della stessa medaglia) e livello degli apprendimenti. All'interno dei sistemi, si può invece riscontrare una positiva correlazione ma solo se non si tiene conto del background socio-economico. Questo perché, secondo PISA, quando c'è possibilità di scelta gli studenti con condizoni socio-economiche più elevate si raggruppano nelle stesse scuole, in virtù delle loro più elevate disponibilità.

La competizione fra scuole sarebbe quindi correlata anche a più alti livelli di segregazione e pertanto a minore equità.

Insomma, la concorrenzialità fra scuole favorirebbe gli strati sociali più elevati per gli eventuali maggiori costi, ma, visto che in alcuni paesi anche la scuole non statali vengono finanziate, conterebbe soprattutto il maggiore investimento dei genitori sulle carriere scolastiche dei figli.

In realtà, anche in questo caso, sembrerebbero pesare, oltre che gli assunti aprioristici, anche i limiti metodologici già rilevati in premessa dallo stesso Rapporto. Come interpretare ad esempio la frase “ le scuole che dichiarano di concorrere di più? Si tratta in realtà di un giudizio discrezionale che deriva dalle risposte ad una domanda del Questionario Dirigenti Scolastici e la cui attendibilità può pertanto essere discutibile.

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