Informatevi e aggiornatevi

Il preside deve essere informato su tutti i maggiori problemi della scuola, il più informato di tutti i soggetti che compongono la sua comunità professionale (per la quale funziona anche come consulente). È un lavoro indispensabile, duro e impegnativo, che va svolto con sistematicità e secondo un programma ben concepito fin dall'inizio.

Per questo lavoro è necessario fare riferimento a:

1. fonti affidabili e ben selezionate, istituzionali e non;

2. uso “confidenziale” degli strumenti informatici, in primo luogo il Web;

3. una piccola biblioteca aggiornata, facilmente accessibile, meglio se collocata nel proprio ufficio.

Poiché oggi l'informazione sulla scuola si sta rapidamente globalizzando, impegnatevi a coltivare almeno una lingua straniera possibilmente l'inglese. Il francese serve solo per accedere alle (poche) pubblicazioni tradotte nell'attuale lingua franca.

Incoraggiate a fare lo stesso anche gli insegnanti più attivi e più giovani, prima che sia troppo tardi.

Tutto questo risulterà efficace se avrete la capacità di ritagliarvi – quotidianamente - il tempo necessario a leggere, consultare, studiare le vostre fonti.

Se il vostro mestiere si ridurrà alla gestione delle emergenze (condizione quotidiana delle scuole), non sarete mai un preside, ma un impiegato qualsiasi e un dirigente divorato dal presente e al servizio di tutti, fuorché della scuola.

Vedi l'elenco analitico in Allegato L, Informatevi e aggiornatevi.

… e per non partire col piede sbagliato, consultatevi prima di agire

E ' certo che la consultazione è una modalità di raccolta della informazioni al fine di prendere decisioni più condivise. Ma, nel gioco complesso delle relazioni che si intrecciano nella tela della vita, questo rappresenta qualcosa di più. Consultare significa riconoscere l'altro, riconoscergli un valore, importanza, significa fare della sua vita una testimonianza significativa.

Un giorno, in un paese del centro Italia, ho incontrato un preside che disponeva di una incredibile base di consenso di tutto il personale, dal semplice bidello al suo vicario. Di più, era riuscito a superare importanti divisioni culturali che esistevano tra i suoi dipendenti e a creare un gruppo fortemente coeso. Profittando della mia posizione, ho osservato più attenatamente il suo comportamento manageriale. Quest'uomo aveva acquisito un importante ascendente con i suoi collaboratori perchè non aveva pari nel domandare il parere e l'opinione degli altri sulle decisioni che doveva prendere. Non faceva prima la consultazione con l'intermediazione degli organi collegiali, più o meno soporifici, di partecipazione alla decisioni, ma l ' arte di consultare gli era innata nel suo modo di entrare in contatto con i suoi collaboratori e i suoi dipendenti, di salutarli, di parlare con loro… in breve, tutti si sentivano importanti e… responsabili.

Quest ' uomo aveva creato in pochi mesi un gruppo a prova di bomba.

L'arte di consultare si fonda anche sull'abilità di percepire l'ambiguità insita nel processo stesso della consultazione. Raccogliere opinioni e proposte su un dato problema, non significa che verrà realizzata un'azione qualsiasi, che essa verrà attuata in questa o quella direzione, per cui, alla fine del percorso, i risultati ottenuti sono quelli inizialmente previsti ed attesi.

La consultazione è un atteggiamento personale della direzione, non è affatto una semplice tappa meccanica di una procedura o di un processo decisionale.

È quindi indispensabile che il preside nella sua azione consultiva non dia mai l'impressione che le opinioni comunicate saranno necessariamente quelle che troveranno attuazione. In mancanza, l'azione del preside è destinata a suscitare parecchio malcontento ed una sorda opposizione.

Non c'è niente di più aleatorio di una deliberazione unanime del collegio dei docenti o del consiglio di istituto su questioni che implicano la responsabilità dei dipendenti.


Fiorentini Elisabetta

Solitudine

Esercitata negli elzeviri e dotata di buona memoria mi piazzai molto bene nelle graduatorie, così da potere scegliere il posto nell'Italia tutta, scelsi di nuovo il mio paese nell'ostinazione di completare il progetto varato da alcuni anni come preside incaricata, per la precisione Preside Inc., secondo il parsimonioso riconoscimento del segretario. Preside degli Incas? Di un impero perduto o da fondare? Invece "governante" - sic - di una piccola provincia di un impero distratto e confusionario, il cui quadro mi si rivelò, una volta dietro le quinte, nel suo più completo marasma. L'impressione fu immediata in quell'ormai lontano settembre 1978, quando ogni porta si chiuse dietro i ragazzi e i rispettivi insegnanti per l'inizio delle lezioni, e io mi trovai, sola, in presidenza. Mi sentii come uno spettatore curioso che, messo piede dietro le quinte, resta stupito dall'ingegnosità dei trucchi: qua gli strumenti per creare il temporale, là quelli per simulare il mare, nell'atmosfera la incompatibilità fra i comprimari e i capricci delle prime donne, una macchina inutilmente complicata per creare finzioni.

Superata questa prima meraviglia ne arrivarono altre a confermarmi tutte insieme che non potevo fidarmi di nessuno e che in ogni situazione, comprese quelle completamente artigianali, dovevo arrangiarmi, per venirne fuori non sarebbe stata possibile nessuna leale collaborazione né con i vecchi né con i nuovi superiori. Né con i vecchi ora di pari grado.

Elisabetta Fiorentini, Vita da insegnante, 1989, p.233

 

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