ASSUNTO n. 5

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Alessandra Cenerini


A. Cenerini

Il quinto assunto contestato da Wolk riguarda la convinzione che il tasso di drop out può essere ridotto finanziando specifici programmi di prevenzione e innalzando la scolarità obbligatoria.

Wolk considera assolutamente sbagliato questo assunto e sostiene che per ridurre il tasso dei dropout, si deve prima di tutto capire e accettare le ragioni che spingono gli studenti ad abbandonare la scuola, tra cui le più frequentemente denunciate sono: noia, problemi personali e familiari, incapacità di fare i compiti, e anche, per quanto in percentuale più piccola, l'idea che la scuola sia pura perdita di tempo.

Wolk sostiene che la chiave è la motivazione, e che per suscitare la motivazione occorre personalizzare l'educazione, offrendo molteplici opportunità di apprendere anziché un solo tipo di istruzione uguale per tutti.

Almeno su questo sei d'accordo anche tu?

Norberto Bottani

N. Bottani

D'accordo che bisogna differenziare i percorsi, non sarei uno strenuo difensore dell'apprendistato, inteso come autentica alternanza fra studio e lavoro, se non concordassi su questo punto con Wolk. Devo comunque aggiungere che ha affrontato la questione in modo molto approssimativo.

Il problema è, a mio avviso, ancora più radicale.

Nel libro The Case Against Adolescence: Rediscovering the Adult in Every Teen (2007), lo psicologo americano Robert Epstein sostiene che quella che noi chiamiamo adolescenza non esiste in tutte le civiltà e non è sempre esistita nemmeno in Occidente, dove è stata indotta da una serie di norme, a seguito dell'avvento della rivoluzione industriale, miranti a salvaguardare i giovani dal lavoro brutale nelle fabbriche, nelle miniere, nei cantieri ecc... Secondo Epstein, gli odierni disagi, ribellioni e forme di ingovernabilità dell'adolescenza sono una nostra creazione. Hanno origine dai sistemi che ruppero il continuum fra infanzia e mondo degli adulti. Epstein afferma e dimostra che i nostri adolescenti sono estremamente capaci, per certi aspetti molto più degli adulti, per cui risulta deleterio perseguire la loro infantilizzazione con il protrarsi della scolarizzazione obbligatoria, che li mantiene fino oltre la maggior età in condizioni di sorveglianza e controllo da parte della scuola, lontani dagli ambienti autentici di lavoro, dove invece potrebbero sviluppare responsabilità e autonomia. Afferma Epstein dobbiamo riscoprire l'adulto in ogni adolescente, dando ai giovani autonomia e responsabilità da adulti. Portando alle estreme conseguenze questo ragionamento lo psicologo americano si spinge ad affermare che in una società dove l'apprendimento dura tutta la vita questa scuola secondaria andrebbe abolita!

Non intendo qui sostenere questa tesi fino alla sua estrema conseguenza, ma non posso non affermare esplicitamente e a voce alta che la cultura del lavoro deve entrare a pieno titolo nella formazione dei giovani, e che l'alternanza scuola-lavoro nella forma di un serio apprendistato, deve diventare un percorso diffuso e appetibile.

Per quanto riguarda infine la personalizzazione, un tema che va oltre la questione dei percorsi differenziati, non ce la si può cavare con poco più di una battuta. Credo che molto sia stato detto, per quanto indirettamente, nel corso del recentissimo seminario dell'ADi "Da Socrate a Google".
Se una possibilità di realizzarla esiste sarà proprio facendo leva sui nuovi strumenti e modi di apprendere dei nativi digitali.

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