ASSUNTO n. 1

Alessandra Cenerini


A. Cenerini

Affrontiamo ora il primo assunto contestato da Wolk, e cioè la convinzione che il miglioramento della scuola passi innanzitutto attraverso rigorosi standard di contenuto e un core curriculum nazionale uguale per tutte le scuole.

Wolk, pur sostenendo che "la questione non è se gli standard siano necessari, dal momento che non è pensabile avere scuole senza standard ", afferma che essi costituiscono un quadro di riferimento che non ha nessun valore senza un'organizzazione e dei processi adeguati per conseguirli e constata che i vari Stati federali dedicano da 20 anni un grande impegno alla formulazione di standard che poi consegnano a un modello tradizionale di scuola incapace di raggiungerli. E conclude che anziché continuare a perfezionare e rincorrere gli standard, sarebbe più utile avere un "progetto strategico".

Un dibattito lunare in Italia, dove non esistono standard e dove si è fatta una riforma (si fa per dire) della valutazione degli alunni, reintroducendo nel primo ciclo le votazioni in decimi senza aver nemmeno pensato a definire a quali livelli di conoscenze e competenze corrispondano quei dieci numeri.

Tutto ciò premesso, io non sottovaluterei la posizione di Wolk, che scorge il limite degli standard in un paese come gli Stati Uniti che da anni ne è ossessionato, ed esprime il bisogno di andare oltre, ponendo in realtà la questione della personalizzazione, quando afferma: La standardizzazione e l'uniformità può funzionare con le automobili e i computer, ma non funziona con gli uomini. Oggi il corpo studentesco è il più differenziato che la nostra storia abbia conosciuto. Un sistema educativo che tratti nello stesso modo tutti gli studenti nega la realtà.

Il tema esplicito della personalizzazione sarà poi ripreso nel 5° punto.

Cosa pensi al riguardo?

Norberto Bottani

N. Bottani

A costo di deluderti, non sono affatto d'accordo. Al di là dei dettagli, l'idea di fondo qui espressa da Wolk è che è erroneo l'assunto secondo cui è necessario ed importante definire uno zoccolo di conoscenze e competenze fondamentali che tutti dovrebbero acquisire entro la fine dell'obbligo scolastico.

Wolk qui si sbaglia di grosso, perché tutte le analisi empiriche condotte in questi ultimi anni convergono nel dimostrare che l'imposizione di standard e di uno zoccolo minimo di competenze da conseguire sono uno strumento molto efficace per migliorare l'istruzione. L'autore rifiuta questi strumenti perché ritiene che così facendo si impoverisca il curricolo scolastico e si uniformi l' insegnamento nonostante la diversità dei contesti nei quali operano le scuole. Orbene, il fatto d'imporre standard d'apprendimento e uno zoccolo minimo di conoscenze e competenze non è di per sé un fattore di omogeneizzazione e d'impoverimento dei programmi. Lo è, se i docenti non sono preparati e aiutati in modo adeguato a sostenere la sfida posta dall'obbligo di conseguire una risultato minimo da parte di tutti i loro allievi.

Devo ricordarti io l'affermazione di François Dubet, che ti ho sentito citare più volte:

"Non si può giudicare il valore di un sistema scolastico se non si tiene conto della situazione dei più deboli. La questione cruciale è sapere quali sono le competenze fondamentali che devono acquisire i più deboli. In Francia si accetta l'idea del salario minimo garantito, di un livello essenziale di assistenza sanitaria, di garanzie minime per l'alloggio per tutti, ma un ragionamento simile non passa nel mondo della scuola". E allora, con chi sei d'accordo con il tuo amato Dubet o con Wolk?

Pagina avanti
Indice della paginaTorna ad inizio pagina