Educazione e globalizzazione
Nel delineare alcune caratteristiche della teoria della complessità e della scuola in un mondo globalizzato espresse dai teorici della complessità, riteniamo che il libro di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, Educazione e globalizzazione (Cortina, Milano 2004) costituisca a tutt'oggi il lavoro analitico più completo sull'argomento. Come abbiamo accennato, lo sviluppo della scienza e della tecnologia ha raggiunto livelli così sofisticati da mettere in discussione il ruolo tradizionale della scuola e dell'università; ora il problema è di stabilire quali debbano essere le nuove funzioni che assumeranno le istituzioni formative. In altri temini, si tratta di vedere, avvertono Bocchi e Ceruti, se favoriranno lo sviluppo di una democrazia cognitiva oppure ci rassegneremo alla presenza di diseguaglianze e barriere di tipo tecnocratico.
Oggi, di fronte all'emergere di nuove forme di cittadinanza e di identità in direzione transnazionale e globale, la scuola e l'università non possono limitarsi a svolgere la loro funzione tradizionale, ossia quella di creare cittadini dello Stato nazionale con un'identità circoscritta e un linguaggio omogeneo, ma devono aprirsi alle nuove forme di cittadinanza europea e planetaria, forme che stanno affermandosi nell'ambito dello sviluppo dei processi di globalizzazione.
Secondo i due autori, razzismo e fondamentalismo nascono sulla base dell'arroganza identitaria, del ripiegamento sull'autodifesa di valori ritenuti intangibili ; di qui poi la negazione del valore e della dignità degli individui come persone. I fondamentalismi difendono entità collettive in un'epoca nella quale l'identità delle persone è sempre meno riconducibile a tratti tipici e sempre più appare fluida nella combinazione di elementi eterogenei.
La sfida che la globalizzazione pone ai sistemi formativi presuppone, prima di tutto, una riforma epistemologica volta alla comprensione della storia, dell'antropologia, insomma dell'impresa scientifica in dimensione planetaria e del tutto svincolata dalle categorie essenzialiste di una tradizione ormai obsoleta e superata nei fatti.
In conseguenza di ciò, la stessa esperienza di apprendimento subisce un mutamento profondo; essa non è più una semplice acquisizione di contenuti precostituiti in ambiti disciplinari delimitati secondo criteri statici, ma diviene essa stessa azione di interconnessione disciplinare e creazione di nuovi percorsi cognitivi. Per questo i sistemi formativi, scuola e università, sostengono Bocchi e Ceruti, se non subiscono una profonda riforma, continuano a costruire mappe cognitive statiche e troppo rigide per consentire un'interazione feconda dell'individuo con le esperienze formative del proprio ambito professionale nella fase successiva al ciclo di studi.
La logica dei sistemi formativi deve pertanto adeguarsi alla nuova dimensione sociale che è apparsa in questi ultimi decenni, perché siamo passati dalla stabilità e continuità all'instabilità e al mutamento discontinuo. In conclusione, secondo i due autori, il compito delle istituzioni educative è oggi quello di
«supportare l'unicità (e la complessità, cioè molteplicità) degli itinerari costitutivi di quelle particolarissime culture locali che stanno diventando gli individui del nostro mondo, esponendoli alla comunicazione e alla contaminazione reciproca con quelle culture altrettanto originali (singolari e complesse) che sono costituite dagli altri individui».
In questa fase della globalizzazione i sistemi formativi devono consegnare agli individui non tanto strumenti per apprendere un sapere in fieri, quanto piuttosto la capacità di apprendere ad apprendere, ossia di reinventarsi in ogni momento relativamente al sapere, alle competenze e alla stessa professione. Oltre che alla costruzione di nuove forme di interconnessione tra saperi diversi, chiave di volta della creatività scientifica, la scuola deve educare a nuove forme di cittadinanza, ben oltre i confini dello stato nazionale, secondo una forma di identità aperta e dinamica, del tutto opposta alla rigidità identitaria basata sull'etnia o sul dogma religioso.