... ma ora la contrasta
Ebbene se il modello francese è più efficace, o per lo meno altrettanto efficace di quello americano ed è stato altrettanto capace di evolvere, è giusto chiedersi da quale punto di vista questo modello pone attualmente dei problemi. Non vi è dubbio che esso oggi impedisca o comunque rallenti l'evoluzione del sistema educativo, un'evoluzione divenuta indispensabile per nuove ragioni.
In Francia, finora, lo stato ha sempre avuto una grande capacità di adattarsi alle condizioni storiche, modernizzando la scuola, poiché il modello di Durkheim non era in opposizione rispetto al modello politico francese. In Francia la diminuzione delle ore di latino , la creazione di un insegnamento tecnico, la creazione degli IUT, l'organizzazione della scuola di massa , sono avvenuti più rapidamente e meglio rispetto ad esempio agli Stati Uniti o all'Italia.
Oggi tuttavia i cambiamenti in gioco sono di natura differente, postmoderni se così si vogliono chiamare. Sono cambiamenti legati a nuove strategie non semplici adattamenti, e recentemente gli indicatori che delineano l'evoluzione dell'efficacia e dell'equità dell'insegnamento sono più positivi negli Stati Uniti che in Francia.
I problemi in Francia sorgono anche a causa di una molteplicità di esigenze divergenti: gli studenti vogliono essere trattati in un certo modo, i genitori reclamano qualità , sicurezza, una certa convivialità. In definitiva bisogna adattarsi agli individui e non a evoluzioni globali.
Dobbiamo inoltre ricordare che in Francia il modello scolastico, da Durkheim in poi, è stato impostato come strumento per lottare contro le influenze deleterie della società. Secondo questo modello, l'emancipazione individuale passa attraverso la formazione di uno spirito non soggetto a cambiamenti e influenze esterne. Questa cultura scolastica non aiuta affatto a tenere conto delle nuove tendenze. Tale modello ha pochissime possibilità di successo sullo scenario internazionale fin qui descritto. Ciò che minaccia la Francia è il ripiegamento dell'individuo su se stesso, l'esasperazione dell' introspezione personale e la chiusura e l'indifferenza verso gli altri. Orbene, l'idea secondo la quale la scuola deve salvare gli individui dall'influenza perniciosa del mondo è un'idea totalmente assente nel modello educativo di Dewey, mentre è invece vicina alla concezione politica e religiosa dello stato roussoniano.
In Francia si ha una visione negativa di tutto ciò che è esterno alla scuola, i genitori, la televisione ecc ... , e attraverso di essi, l'individualismo, la preoccupazione di raggiungere il benessere materiale, l'edonismo, la pigrizia sono i nuovi demoni, nemici dell'educazione, che si sono sostituiti alla Chiesa. Tutto questo rende impossibile concepire l'insegnamento come un completamento educativo che si integra e si connette col mondo esterno. Ne risulta quella che Claude Thèlot chiama “la scuola contro”: contro il dialetto per il francese, contro le tendenze della società per l'accesso ai saperi che liberano l'individuo, contro i vizi della strada e della città per uno spazio scolastico dove regnano i valori.
Il risultato finale è che in Francia oggigiorno è del tutto impossibile immaginare ed ammettere che le scuole propongano tipi diversi di insegnamento e per di più di qualità diversa. Mentre è proprio quel che succede in realtà. Questa diversità viene spiegata e scusata con la migliore o peggiore ricettività del pubblico. Le scuole francesi non vogliono e non accettano di sentirsi responsabili del fallimento dei propri studenti. L'insuccesso scolastico dipende, nella cultura scolastica francese, da ragioni morali o sociali, esterne alla scuola e non dalla bontà o meno della scuola e dell'insegnamento.
L'idea che la scuola possa essere responsabile delle proprie azioni è esclusa: essa non può essere responsabile nei confronti di una società che il sistema educativo vuole portare a più alti valori, non può essere responsabile nei confronti di individui che deve salvare da se stessi e la cui riuscita dipende unicamente dalla loro volontà e ricettività.