Una semplice valorizzazione di ciò che esiste
Ed ora, dopo l'analisi delle principali carenze, una valutazione complessiva di come appare complessivamente il decreto ad uno come il sottoscritto estraneo alle “sottigliezze” della politica italiana.
Questo decreto sembra avere come obiettivo principale quello di dare uno nuovo slancio agli istituti secondari tecnici e professionali (che un tempo hanno goduto di notevole prestigio, almeno in alcuni settori), con l'appoggio delle università, dei centri di ricerca, dei comuni e delle imprese locali, nel quadro di una nuova struttura ad hoc: la fondazione.
Questi nuovi istituti, battezzati ITS, avranno certamente un loro riconoscimento e saranno diversi dalle istituzioni di appoggio. È normale, visto che si tratta di istituzioni di insegnamento superiore. E l'articolo 1, Capo II del decreto lo sottolinea. Ma la scelta dei settori di attività, soltanto 6 (cf art. 7, Capo II) dimostra bene che l'obiettivo non è di coprire tutti i campi professionali, mentre l'obbligo di reperire istituti tecnici e professionali tra i fondatori (art. 1 comma 4, Capo II) sottolinea l'importanza dell'aggancio alle scuole secondarie esistenti. La complessità dell'organizzazione giuridica, che diluisce di fatto l'autonomia, lascia pensare che il nuovo dispositivo non andrà a modificare l'ordine attuale. L'assenza delle imprese al livello della progettazione, della definizione dei bisogni, dei contenuti e dei metodi, dimostra bene che non ci si è posti nella prospettiva di un nuovo sistema di formazione.
Conosco l'importanza che ha rivestito in Italia, in certi settori di attività, la tradizione di istituti tecnici di secondo grado di ottimo livello, che hanno fatto la reputazione di importanti produzioni nazionali (tessile, meccanica per esempio) e so anche che questa tradizione da vari anni appare indebolita. In questo contesto il decreto sembra sensato. È chiaro che oggi in tutti settori di produzione, un livello tecnico intermedio è necessario, e formare queste figure nei settori dove c'è già esperienza, un saper fare, una reputazione, permette di rispondere ad alcuni bisogni e di dare un nuovo impulso alle scuole superiori di secondo grado che marcano il passo, con la volontà di sfruttare e valorizzare il loro potenziale fisico (attrezzature e locali).Ma … è altra cosa rispetto a ciò che, in tutti gli altri paesi si intende per insegnamento superiore professionale corto, o alta formazione professionale non accademica.