Scienze naturali

Una prima osservazione riguarda, anche in questo caso, il profilo generale e i quadri orari.

Il profilo generale è pressoché uguale per tutti i licei con lievissime differenze per alcuni indirizzi, ma la presenza delle scienze naturali, in termini orari, è fortemente differenziata.

Si va dalle 4 ore complessive (solo al primo biennio) del liceo coreutico musicale, del liceo delle scienze umane opzione economico sociale e di alcuni indirizzi del liceo artistico alle 24 del liceo scientifico opzione delle scienze applicate. Appare assolutamente improbo per i docenti garantire lo stesso profilo in uscita con tempi a disposizione così diversificati.

Collegato a questo aspetto c'è immediatamente un risvolto metodologico didattico. Che tipo di insegnamento scientifico si vuole promuovere nelle nostre scuole?

La Raccomandazione Europea 2006 è chiara: “la competenza in campo scientifico si riferisce alla capacità e alla disponibilità a usare l'insieme delle conoscenze e delle metodologie possedute per spiegare il mondo che ci circonda sapendo identificare le problematiche e traendo le conclusioni che siano basate su fatti comprovati”.

In relazione alla preparazione scientifica dei nostri quindicenni OCSE PISA 2006 ha dimostrato che i nostri studenti possiedono le nozioni ma non le sanno utilizzare per spiegare situazioni reali.

Eppure il PECUP dei licei insiste su una dimensione nozionistica dell'apprendimento scientifico in quanto indica come obiettivo “possedere i contenuti fondamentali delle scienze fisiche e delle scienze naturali (chimica, biologia, scienze della Terra, astronomia)”. E naturalmente anche le indicazioni nazionali per le scienze naturali abbondano di un lungo elenco di contenuti.

Un'altra criticità è facile da cogliere rispetto alla dimensione laboratoriale.

Questa volta le indicazioni nazionali, nel profilo, assumono correttamente questa dimensione in quanto si afferma che “Al termine del percorso liceale lo studente dovrà possedere le conoscenze disciplinari e le metodologie tipiche delle scienze della natura…” e poi “In tale contesto riveste un'importanza fondamentale la dimensione sperimentale, dimensione costitutiva di tali discipline e come tale da tenere sempre presente”.

Purtroppo l'attività laboratoriale è la grande assente nell'insegnamento scientifico e il quadro che si delinea (sia in termini di quadri orari sia in termini di una quantità eccessiva di contenuti) non sembra favorire un cambiamento in questa direzione. Sarebbe auspicabile che venissero indicati meno contenuti e fosse recuperata l'espressione usata per la matematica e cioè “pochi concetti e metodi fondamentali acquisiti in profondità”.
Il metodo non si insegna; si sviluppa facendo. Come direbbe Pierre Lena sporcandosi le mani, “mettendo le mani in pasta”.

Un ultimo aspetto che preme segnalare è l'assenza di un esplicito riferimento a quella che si potrebbe definire “cittadinanza scientifica", cioè alla urgente necessità di mettere in grado i futuri cittadini di orientarsi rispetto ad un mondo sempre più complesso e difficile da interpretare. Oggi la scienza e la tecnologia entrano pesantemente nella vita personale, sociale ed economica. Il cittadino è spesso chiamato a votare referendum o ad assumere decisioni rispetto alle quali non è in grado di farsi una corretta opinione personale. Pensiamo semplicemente a questioni quali l'energia nucleare, i processi produttivi, lo sviluppo sostenibile, le tematiche legate alla nascita e alla morte. Il cittadino medio non è in grado di seguire il dibattito scientifico. La scuola dovrebbe preoccuparsi di assicurare le competenze scientifiche e linguistiche per consentire ai cittadini di orientarsi rispetto a queste problematiche e assumere comportamenti consapevoli e responsabili.

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