COMPETENZE CHIAVE
Le competenze chiave europee per l'apprendimento permanente
Novità importante è l'introduzione delle competenze chiave per l'apprendimento permanente, dette anche di cittadinanza, stabilite con Raccomandazione del parlamento europeo del 2006. Esse figurano già allegate al Regolamento dell'obbligo scolastico del 2007, in cui sono riportate nella formulazione integrale e con le relative note di approfondimento. La bozza dello scorso 30 maggio prevedeva il loro solenne recepimento come obiettivo generale del processo formativo del sistema pubblico di istruzione (“l'Italia recepisce …”). Un passo di grande importanza, volto a pensare il proprio fare scuola secondo una dimensione internazionale, oggi essenziale. Ciò avrebbe però comportato un secondo riferimento rispetto alle competenze definite subito dopo nel Profilo dello studente, aprendo un problema complesso relativo alla coerenza dei due documenti e all'eventuale primato dell'uno o dell'altro e rendendo necessaria l'elaborazione di una sintesi da parte delle scuole in funzione della costruzione del curricolo. La soluzione definitiva è stata la rinuncia al recepimento. Delle competenze chiave europee sono riportati nelle Indicazioni gli otto titoletti che ne indicano il tema e non le intere definizioni, che figurano invece in nota fuori testo. Ma ad esse è ugualmente assegnato un posto importante: “il sistema scolastico italiano (le) assume come orizzonte di riferimento verso cui tendere ”. In tal modo si cerca di collocare su piani differenti il riferimento rappresentato dalle competenze chiave europee - rese meno cogenti e da intendersi riferite ai tempi lunghi dell'apprendimento permanente - e quello rappresentato dal Profilo dello studente. Queste le otto competenze (per ognuna delle quali è bene considerare l'intera definizione e la nota esplicativa della Raccomandazione europea, non riportata nelle Indicazioni):
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Il Profilo delle competenze dello studente al termine del primo ciclo e loro certificazione
Il Profilo consta di 12 competenze, che, naturalmente, toccano con diverse articolazioni e accentuazioni gli stessi ambiti delle otto europee, tanto che un'analisi comparata risulterebbe particolarmente fruttuosa. Si tratta di formulazioni articolate in modo per lo più abbastanza sintetico, alle quali, con riferimento al loro cuore tematico, si possono assegnare i seguenti titoletti: (nota 2)
Le competenze definite nel Profilo, come si specifica in “L'organizzazione del curricolo”, sono soggette a certificazione sia al termine della scuola primaria, sia, in decimi! (nota3), al termine del ciclo. Trattandosi di una valutazione distinta da quella relativa alle discipline, la valutazione in decimi risulta poco comprensibile, dal momento che una determinazione numerica fine richiederebbe procedure di valutazione altrettanto fini e situazioni di apprendimento ben definite, come avviene appunto per le discipline; ma qui si tratta di competenze di tipo diverso, in buona parte ampiamente trasversali, per le quali è importante superare l'ottica strettamente disciplinare, cui fatalmente sono ricondotti i docenti dal momento che solo essa permette valutazioni numeriche fini, vale a dire in decimi. La scelta risulta ancor meno comprensibile se si considera che poi, al termine dell'obbligo di istruzione, la valutazione delle competenze avviene invece secondo tre soli livelli positivi e uno negativo: “livello base”, “livello intermedio”, “livello avanzato” e “livello base non raggiunto” (con specificazione della motivazione). |
Profilo dello studente e competenze chiave europee. Aspetti di un raffronto
Alcuni aspetti da evidenziare nel Profilo, anche nel raffronto con le competenze europee, possono essere i seguenti: |
Consapevolezza, responsabilità, autonomia
Entrambi i quadri di competenze sono dominati da valori di consapevolezza, responsabilità e autonomia (benché nelle competenze europee quest'ultimo termine non venga mai utilizzato), con ricorrente riferimento alla dimensione civica e sociale. |
Imparare a imparare
Si possono segnalare alcune differenze interessanti, prima fra tutte il fatto che nel Profilo la visione dell' “imparare a imparare” risulta, stranamente, decisamente debole, quale capacità di “ricercare e di procurarsi velocemente nuove informazioni ed impegnarsi in nuovi apprendimenti anche in modo autonomo” - mentre la formulazione europea presenta uno spessore maggiore, implicando la dimensione metacognitiva, il cuore stesso dell'imparare a imparare, che è anche “ consapevolezza del proprio processo di apprendimento” e, ancora, un prendere “le mosse da quanto appreso in precedenza e dalle loro (degli studenti) esperienze di vita per usare e applicare conoscenze e abilità in una serie di contesti”. Stupisce che una simile visione non appaia nel Profilo, dove nemmeno figura la formula “imparare a imparare”. Esclusa dal Profilo, essa figura tuttavia nel paragrafo dedicato a “L'ambiente di apprendimento” nel primo ciclo, dove è posta - sia pure in forma ancora debole - come una delle sei indicazioni metodologiche fondamentali: “promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere, al fine di ‘imparare ad apprendere'”. Anche in questo punto manca tuttavia il riferimento all' applicazione delle conoscenze in contesti nuovi, che costituisce l'essenza del concetto stesso di competenza così come è venuto maturando con una posizione di assoluta centralità nel dibattito internazionale e nel nostro paese in questi anni (nota 4). |
Spirito di iniziativa
Correttamente il Profilo parla di spirito di iniziativa e non anche di imprenditorialità, a differenza che nelle competenze europee, il cui senso è dato dal fatto che queste sono riferite all'apprendimento permanente. L'aspetto dell' imprenditorialità rimane assente nel Profilo data l'età degli alunni, ma - probabilmente - anche grazie ad una visione della scuola più svincolata da finalizzazioni funzionali al sistema economico. |
La dimensione culturale
La competenza “ Ambienti, fatti, fenomeni e produzioni artistiche e ricerca del senso ”, presente nel Profilo, si riferisce evidentemente alle dimensioni culturali relative agli ambiti di conoscenza geoantropologico, storico, storico-artistico (ed esistenziale-filosofico: il senso). Si tratta di una dimensione che non sembra trovare un preciso equivalente nel quadro europeo delle competenze e che pertanto valorizza un carattere forse di maggiore di spicco della nostra tradizione culturale e scolastica. Di questo tratto, legato anche alla nostra non spenta - ma sofferente! - tradizione umanistica, non siamo generalmente abbastanza consapevoli. Esso va invece convintamente valorizzato, non per vuoto orgoglio nazionale, ma per l'eccellenza dei frutti che da esso derivano. |
Competenze matematiche e scientifico-tecnologiche
A proposito di ispirazione umanistica, di grande interesse risulta nel Profilo la considerazione delle competenze matematiche e scientifico-tecnologiche, che consentono all'alunno “ di analizzare dati e fatti della realtà e di verificare l'attendibilità delle analisi quantitative e statistiche proposte da altri. Il possesso di un pensiero razionale gli (allo studente) consente di affrontare problemi e situazioni sulla base di elementi certi e di avere consapevolezza dei limiti delle affermazioni che riguardano questioni complesse che non si prestano a spiegazioni univoche ”: una visione centrata - secondo una sensibilità precisamente umanistica - sul valore critico del sapere matematico-scientifico, come consapevolezza del potere e dei limiti del pensiero razionale. In tal modo scuole e docenti vengono orientati pedagogicamente ed epistemologicamente ad una sintesi tra tradizione umanistica e formazione scientifica, inserendosi positivamente nell'annosa – e fondata – diatriba sul loro rapporto nel nostro paese. (nota 4bis) La svalorizzazione delle conoscenze scientifiche in funzione di quelle umanistiche (o più propriamente, letterarie), di ascendenza gentiliana (ma dovuta anche a condizioni radicate in un passato più profondo), che ha caratterizzato la scuola e in buon parte la cultura del nostro paese, travisa la vera natura delle nostre radici umanistiche. In realtà lo spirito dell'Umanesimo è almeno altrettanto se non più scientifico che letterario. La tradizione dell'umanesimo italiano è all'origine delle scienze moderne, dai grandi filologi del Quattrocento a Leonardo, e poi a Galilei e fino ai giorni nostri. Essa rappresenta tuttora il più potente antidoto di fronte allo scientismo superficiale e all'atteggiamento pratico-tecnologico-consumistico dominanti. Importante dunque il taglio dato alla competenza matematico-scientifica dal Profilo delle Indicazioni. |