Premessa

Riforma costituzionale e scuola

•  La riforma della costituzione italiana in senso federalista, già approvata in prima lettura dal Parlamento, ha posto più che mai all'ordine del giorno il problema del rapporto scuola-regione, dal momento che alle regioni vengono attribuiti ampi poteri su tale istituzione.

•  Il nuovo Titolo V della Costituzione ha già introdotto importanti novità nella direzione di una decentralizzazione della scuola, lasciando in capo allo Stato solo le “norme generali”, i “livelli essenziali delle prestazioni” e i “principi fondamentali”.

•  Stiamo però vivendo un paradosso: mentre si prefigura una riforma costituzionale che amplia ulteriormente i poteri delle Regioni, non si dà ancora attuazione alla decentralizzazione già decretata dal nuovo Titolo V, al punto che per più volte nel corso del 2004 è dovuta intervenire la Corte Costituzionale per ristabilire le competenze regionali.

•  Tutto questo richiama l'opportunità di avviare una discussione molto più approfondita di quanto non sia finora avvenuto sui poteri regionali in materia di istruzione. Si tratta infatti di una questione che, comunque risolta, modificherà la gestione della scuola ancora fortemente centralizzata sia sul piano burocratico-amministrativo, sia su quello dei programmi.

L'importanza di un'analisi storica

•  Consideriamo importante aprire questa analisi, soffermandoci prima di tutto sui termini storici in cui si è posta l'opzione centralismo-federalismo all'origine dello Stato unitario, e sui problemi che ha sollevato. In particolare, sottolineiamo due aspetti della questione:

•  La possibile scelta federalista è durata fino ai primi anni dell'Unità del Paese, l'espace d'un matin, e quella centralistica non è stata adeguatamente preparata, ma dettata da una congiuntura politica eccezionale.

•  Alcuni studiosi distinguono un federalismo "antropologico" da uno "territoriale":

•  il primo scaturisce da una considerazione complessiva della storia d'Italia, del suo territorio, delle diverse esperienze storiche, politiche, culturali. Esso è stato espresso da Giuseppe Zanardelli, Angelo Messedaglia e la sua scuola;

•  il secondo punta essenzialmente a un'architettura giuridico-istituzionale. Esso è stato rappresentato in modo emblematico da Carlo Cattaneo, che è stato un riferimento essenziale nel dibattito federalista dell'Otto-Novecento.

•  Entrambi i modelli di federalismo, insieme a quello neoguelfo, sono stati storicamente sconfitti, e ha prevalso quello centralista.

•  Il modello di federalismo proposto ora fa parte senz'altro del modello territoriale, da ciò i suoi limiti e le difficoltà che dovranno essere affrontate e risolte nella progettazione della scuola a livello regionale; un terreno nuovo di esperienze, cui non possono dare risposte decisive quelle di altri Paesi europei come la Gran Bretagna e la Spagna, o di Paesi federalisti come la Germania.

•  Vedremo infine quali problemi pone oggi l'opzione federalista, nel momento in cui l' Unione Europea sta approfondendo la sua politica unitaria con il varo una propria costituzione

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