Presentazione a cura dell'ADi
Siamo sinceramente grati ad Annamaria Poggi per averci fornito un testo chiaro che ci consente di addentrarci agevolmente in una materia ostica come il federalismo fiscale. Si tratta, come noto, di un passaggio ineludibile verso quella decentralizzazione dei poteri dallo Stato alle Regioni, che continua da otto anni ad essere elusa.
Pur nella soddisfazione di questo importante traguardo, Poggi esprime, a ragion veduta, molti dubbi sulla possibilità che la legge delega 5 maggio 2009 n.42, trovi attuazione in tempi brevi:
"I tempi saranno lunghi, presumibilmente, data la complessità del testo, assai lunghi. Alcuni hanno stimato che si perverrà ad attuazione completa nel 2016 (!); altri in cinque anni."
E altre perplessità Poggi manifesta rispetto ai contenuti, rilevando che il sistema si presenta, al momento, penalizzante per le Regioni più virtuose :
"la perequazione prevale sulla competizione e, dunque, rischia di lasciare le cose come sono, mutando solo il soggetto che si dovrà far carico della perequazione (ora lo Stato in futuro le Regioni).
Maggiore ottimismo manifesta invece verso la decentralizzazione dell'istruzione, nei confronti della quale è peraltro direttamente coinvolta, svolgendo con grande competenza il compito di coordinatrice del Tavolo tecnico, che cura la proposta d'Intesa tra Stato e Regioni per l'attuazione del Titolo V in materia di istruzione. L'Intesa dovrebbe concludersi tra brevissimo.
Vorremmo davvero condividere l'ottimismo di Annamaria Poggi sull'esito positivo dell'Intesa, dal momento che il federalismo scolastico è da sempre una nostra bandiera. Purtroppo ci rimangono parecchi dubbi.
E' noto che se non cesserà la dipendenza del personale scolastico dallo Stato, non vi sarà effettiva decentralizzazione dell'istruzione. Orbene, finora non abbiamo visto una proposta chiara che attribuisca alle Regioni la dipendenza organica del personale scolastico e alle Scuole quella funzionale.
A tutt'oggi tutti i testi resi noti, tra cui la proposta di Intesa del 2008, portano la dizione "Il personale docente, dirigente e ATA resta alle dipendenze dello Stato", il che significa che rimarrà "dipendente statale" e che conseguentemente il "datore di lavoro" continuerà ad essere lo Stato, anche se ciò confligge con il Titolo V.
La perseveranza su questo punto appare inossidabile e accomuna trasversalmente tutti gli attori: partiti, sindacati, ministeriali, personale scolastico (nonostante il trattamento che subisce). e le stesse Regioni.
Si tratta di una posizione che ha già recato gravi danni, in particolare all' istruzione professionale. La legge 40/2007 varata dal governo Prodi, mantenuta da questo Governo, ha omologato l'istruzione professionale all'istruzione tecnica, privandola della possibilità di erogare autonomamente qualifiche, costituzionalmente demandate alle Regioni. Così, mentre in tutti i Paesi (ultimo in ordine di tempo la Svezia), l'istruzione e la formazione professionale ricevono dai governi il massimo di attenzione come settore strategico dell'innovazione, il nostro Paese si è posto il solo obiettivo di mantenere l'istruzione professionale "statale", arrampicandosi sugli specchi per ricercare, a questo punto, differenziazioni rispetto agli istituti tecnici (si veda Istituti Professionali alla ricerca dell'identità perduta).
Questo pasticciaccio non sarebbe avvenuto se, nel rispetto del Titolo V, la dipendenza di tutto il personale di tutte le scuole di ogni ordine e grado scolastico, fosse passata alle Regioni, senza deleterie divisioni dei docenti e dei dirigenti in statali e regionali, che giustamente nessuno vuole.
E ancora. E' del tutto evidente che finchè le Regioni non acquisiranno completa responsabilità del personale, il loro ruolo rimarrà, come finora si è verificato, di tipo rivendicazionistico sindacale rispetto al Governo centrale, ossia di tutela degli organici e di mantenimento sul territorio di una miriade di piccole scuole, peraltro in contrasto con tutte le norme sull'autonomia scolastica.
Vorremmo concludere dicendo che, nonostante le enormi resistenze che si verificano ovunque, noi nutriamo il massimo di fiducia nell'opera di Annamaria Poggi, sapendo che, da autorevole costituzionalista, farà di tutto per fare valere i principi sanciti dal Titolo V e liberare l'istruzione del nostro Paese da un anacronistico e letale centralismo.
Chi è Annamaria Poggi
Annamaria Poggi è professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico e preside della facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Torino.
E' coordinatrice del Tavolo tecnico che cura la proposta d' Intesa tra Stato e Regioni per l'attuazione del Titolo V in materia di istruzione.
In questi giorni ha assunto la prestigiosa carica di Presidente della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo.
Autrice di numerosissimi saggi e articoli, ha curato, fra l'altro, due volumi sulle riforme costituzionali:
- C.E. Gallo, Annamaria Poggi (a cura di), Le autonomie funzionali. Il dibattito sulla governance in Europa e le riforme costituzionali in Italia, Milano, Giuffrè, 2002 ;
- L.Costanzo, A.Poggi (a cura di), Le regioni tra riforma amministrativa e revisione costituzionale, Rimini, Maggioli, 2002.
Nel mese di maggio è uscita la sua ultima opera, scritta insieme a Vittorio Campione, nella collana della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo. Un libro di grande interesse e utilità, etremamente documentato, che affronta nello specifico il tema dei livelli essenziali delle prestazioni:
- V. Campione e A. Poggi, Sovranità Decentramento Regole, 2009, Il Mulino
Post Scriptum
Abbiamo scelto di illustrare questo saggio sul federalismo fiscale con dipinti di Joan Miró, un pittore surrealista, per una vicenda surreale: la decentralizzazione dell'istruzione in Italia.