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A ciascuno il suo: crediti, debiti, punteggi e voti Voti o punteggi? Tra i due metodi vi è una differenza sostanziale, che li rende incompatibili, se si lavora senza trucchi.Il voto contiene anche un giudizio, riguarda non solo il presente (la prestazione) dell'alunno, ma anche il passato e il futuro, cioè l'idea che l'insegnante si è fatto nel corso di un certo periodo e le aspettative che nutre nei suoi confronti. In generale il voto è legato a tipologie di prove che lasciano ampio spazio alla libertà di giudizio dell'insegnante e gli permettono di apprezzare in modo intuitivo il rendimento dello studente. Infine, il criterio, cioè il livello minimo accettabile di prestazione, può variare, come ben sanno gli alunni, da docente a docente e, anche nello stesso voto, possono convivere contemporaneamente criteri diversi corrispondenti a obiettivi, informazioni e dati che non attengono necessariamente alla prestazione. Il voto infatti viene utilizzato per punire e premiare, per incoraggiare e stimolare, per minacciare o confortare. E' quindi molto flessibile, si "alza", si "abbassa", si "gonfia", si "toglie" o si "aggiunge" quasi a piacere, a seconda della volontà del docente. E' uno strumento pietoso o crudele a seconda di chi lo maneggia. Per questi motivi il voto è insieme povero di informazioni per chi lo riceve e ridondante di messaggi per chi lo assegna. Esso rappresenta il più temuto strumento di potere individuale dell'insegnante e misura il massimo grado di asimmetria nel processo di apprendimento tra discente e docente, anche quando quest'ultimo è tenuto a giustificarlo e motivarlo con un giudizio verbale o scritto, comunque "sintetico". I punteggi invece, in generale, tendono a ridurre l'arbitrarietà dell'insegnante, a rendere trasparente ed esplicito il criterio di attribuzione e si basano su prove obiettive o strutturate, che sono state inventate appositamente per essere valutate con tale logica. Il punteggio è attuale (riguarda solo il presente), contingente e, come dice il nome, puntuale. Non è fatto per contenere un giudizio sul comportamento, sugli atteggiamenti né su altre dimensioni del carattere o della personalità dell'alunno, contiene invece la semplice informazione sul livello di una performance, il cui grado di accettabilità è stato definito in precedenza e comunicato pubblicamente. Il punteggio è quindi "modesto", cioè povero di messaggi simbolici per ambedue le parti in gioco, si limita a classificare o graduare la prestazione, non lo studente. Con il punteggio non si valuta, si misura un rendimento, a cui solo successivamente si attribuisce un valore. Vale la pena aggiungere che il punteggio riduce il potere dell'insegnante, anche se aumenta la sua efficienza, perché il criterio deve essere concordato con altri insegnanti o esperti competenti nella valutazione della prestazione richiesta, sia perché lo studente può controllare facilmente la corrispondenza tra il punteggio assegnato e il criterio definito. Con il punteggio l'insegnante perde libertà, ma acquista in autonomia, poiché riceve informazioni più precise e affidabili, che gli permettono di prendere decisioni corrette e pertinenti con la sua professione. La Legge sul nuovo esame, nonostante le apparenze, non si è decisa a scegliere un sistema rispetto ad un altro. Li considera come facce della stessa medaglia. Tratta infatti i voti come fossero punteggi e viceversa, adotta prove ad alto tasso di soggettività (il tema o il solito "compito scritto"), predisposte per essere valutate in voti assieme a prove strutturate che invece richiedono un punteggio, ecc.. Nella normativa vengono usati indifferentemente i due termini:
E' chiaro che con questa confusione, anche i punteggi possono essere "manipolati" in varie occasioni: con il "bonus" di 5 punti assegnato alla Commissione in sede di scrutinio finale, con l'integrazione del credito formativo, con la valutazione di particolari meriti dell'allievo, con l'attribuzione dei punteggi "a maggioranza", ecc. .............................................................................................................................. ............................................................................................................................. Voti? Punteggi? o che altro? Da qualunque parte si prenda il sistema e la logica che la Legge ha inventato per la valutazione dei candidati presenta contraddizioni insanabili.Il punteggio massimo assegnato dalla somma tra il credito scolastico e i punteggi delle prove scritte e del colloquio è fissato in 100/100, che corrisponde, altro elemento di confusione tra voti e punteggi, ad un multiplo della scala decimale oggi in uso per assegnare i voti. ............................................................................................................ ............................................................................................................ Ma il teorico 100/100 è il risultato di una sommatoria di almeno tre operazioni distinte e indipendenti l'una dall'altra:
Come si può vedere, il Legislatore ha fissato in modo diverso il peso specifico a ciascuna fase delle operazioni di valutazione. Il punteggio massimo degli scritti ha un peso più che doppio del credito e il colloquio corrisponde a circa un terzo del punteggio massimo assegnabile. Questo comporta che, teoricamente, anche con Zero credito lo studente potrà sperare di superare l'esame. Gli servirà ovviamente una buona prestazione per ottenere, ad esempio, almeno una media di dieci punti nei tre scritti e trenta punti nel colloquio. E sin qui niente di nuovo rispetto al passato, quando era difficile bocciare, anche se l'alunno era ammesso con molte carenze e un giudizio di presentazione "complessivamente maturo", dovuto spesso alla sola età anagrafica. Più difficile accettare il
caso che uno studente superi l'esame di Stato, ma venga respinto perché il suo credito
scolastico non gli consente di raggiungere 60/100. Infatti la sufficienza è stata fissata
a 30 punti per gli scritti e 22 per il colloquio, che sommati fanno 52. Al nostro
malcapitato, considerato competente, capace e degno di promozione dalla Commissione, non
gli resta che prendersela con lo scarso credito della scuola. Gli sarebbe servito almeno
un misero 6, che probabilmente non sarà rifiutato a nessuno, una volta che i docenti si
accorgeranno degli effetti perversi del voto-punteggio.
E' ovvio che un punteggio, che è il risultato di una misurazione, non può essere "proposto", ma solamente assegnato o attribuito, se ovviamente proviene da una operazione di valutazione onesta e corretta. Ed é qui che il Re appare nudo:
................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................. La logica che governa questa procedura è quella della vecchia Maturità, solamente che invece dei giudizi abbiamo i punteggi.Mai si era avuta una distanza così abissale tra i principi elementari della didattica e la volontà politica di manipolare il risultato di un esame, che dovrebbe difendere la società dall'incompetenza e invece collabora a occultarla. Nonostante le giravolte del Regolamento e dei decreti questo grave difetto dell'esame non era eliminabile con una Legge che è costantemente percorsa dalle convulsioni del nuovo e conserva i riflessi condizionati del vecchio. ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... Il credito formativo è un'invenzione del Regolamento:La legge 425/98 infatti usa questo termine solo in relazione ai candidati esterni, per il semplice motivo che per loro non sono disponibili tutte le informazioni - salvo i voti ottenuti nell'esame di ammissione - che determinano il credito scolastico per gli interni. E i punti sono stati fissati dal Regolamento in non più di 2: E' evidente che tale espediente del credito formativo, inutile e fuorviante rispetto agli obiettivi dell'esame, può creare confusione e incertezza nel giudizio del Consiglio di classe. Mentre il credito scolastico infatti è comunque legato alla media aritmetica dei voti di tutte le discipline dell'ultimo anno (ad eccezione di religione) e a criteri abbastanza precisi come l'assiduità, l'impegno, l'interesse e la partecipazione alle attività complementari e integrative, il credito formativo è affidato all'apprezzamento degli insegnanti della classe sulla base della documentazione presentata dagli studenti. |