La tesi del Governatore
Nella lectio il Governatore afferma:
“Nei paesi dell'OCSE il tasso di occupazione medio dei maschi di età compresa tra i 25 e i 64 anni con un grado di istruzione universitario è di 15 punti percentuali superiore a quello di coloro che possiedono solo un diploma di scuola secondaria inferiore; per le donne il divario sale a 30 punti. La maggiore probabilità di essere occupate delle persone più istruite riflette la più alta propensione a partecipare al mercato del lavoro e, per gli adulti, il minor rischio di disoccupazione. Stime del Servizio Studi della Banca d'Italia indicano che, a parità di ogni altra circostanza, nel nostro paese la probabilità di partecipare al mercato del lavoro aumenta di 2,4 punti percentuali per ogni anno di scuola frequentato. Nelle regioni meridionali questo valore sale a 3,2, indice di una maggiore scarsità relativa di lavoratori qualificati.”
Ma in Italia diploma e laurea contano?
E' opportuno completare questa fotografia con altri dati che indicano la spiccata anomalia italiana rispetto al quadro internazionale
L'Italia, insieme alla Turchia, smentisce la tendenza generale secondo cui la laurea o il diploma sono una garanzia contro la disoccupazione. Dal grafico e dalla tabella sottoriportati la situazione italiana appare preoccupante.
![]() |
|
Le cause sono molteplici:
- l'impostazione obsoleta degli studi post-secondari,
- la predominanza delle iscrizioni verso le lauree umanistiche e sociali a scapito di quelle tecniche e scientifiche,
- e, ancora una volta, la mancanza in Italia di un percorso tecnico professionale postsecondario non universitario.