Istituti postsecondari non universitari di alta specializzazione tecnico-professionale

Quando si denunciano tassi di abbandono nell'università pari al 60 per cento, quasi il doppio rispetto alla media dei maggiori paesi industriali, occorrerebbe sempre aggiungere che in Italia, a differenza degli altri Paesi, tutti i percorsi secondari sfociano nel solo grande oceano universitario.

La nomenclatura internazionale divide i percorsi postsecondari in:

studi terziari di tipo A (studi universitari): imperniati su insegnamento teorico, concepiti per preparare a un programma di ricerca di alto livello o ad esercitare professioni che richiedono competenze elevate sviluppata nel campo della ricerca fondamentale.

studi terziari di tipo B (specializzazione postsecondaria tecnica): finalizzati allo sviluppo di competenze per l'esercizio di funzioni professionali elevate in un mestiere o in una professione specifica di natura prevalentemente tecnica nonché nel settore medico-sociale, e sono imperniati sulla ricerca applicata.

Nei Paesi dell'OCSE, in media il 16% dei giovani dopo le superiori intraprende studi terziari di tipo B; questa proporzione è oltre il 30% in Belgio, Francia, Giappone, Regno-Unito, ossia Paesi con un' importante tradizione tecnologica; ed è superiore al 50% in Corea e Nuova Zelanda.

In Italia è bassissima, quasi nulla, considerato il fallimento dell'IFTS, Istruzione Formazione Tecnica Superiore, (nel 2002-03 l'offerta IFTS era pari a 613 percorsi a fronte di 80.000 del sistema di formazione professionale regionale di II livello; gli iscritti non superano le 10 mila unità annue e il tasso di abbandono si attesta sul 28/30%.)

A differenza dell'IFTS, gli istituti postsecondari di specializzazione tecnico professionale negli altri Paesi sono:

Istituti autonomi regionali, con statuto giuridico proprio, a tempo pieno, che offrono formazione tecnologica di punta, e rilasciano diplomi di tecnici specializzati con competenze imperniate nella ricerca applicata.

Si tratta dunque di colmare questa gravissima lacuna del nostro Paese e di invertire il percorso italiano che, dopo la Dichiarazione di Bologna del 1999, ha convogliato la formazione postsecondaria triennale solo all'interno dell'università con le lauree brevi.



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