Capitale sociale e leadership di sistema vs concorrenza fra istituti e libera scelta della scuola

Il Governatore ha parlato diffusamente, nel primo capitolo della sua lectio, di capitale sociale, anche se principalmente in relazione all'efficienza dei mercati.
Ora, se si trasferisce questo concetto all'educazione, a noi pare che esso, in qualche misura, non si accordi con la tesi della concorrenza fra istituti proposta nell'ultimo capitolo: “Nella scuola può essere utile aumentare la concorrenza fra gli istituti, sia nell'ambito pubblico sia in quello privato, con modalità di finanziamento che da un lato premino le scuole migliori e dall'altro trasferiscano risorse direttamente alle famiglie per ampliarne la possibilità di scelta

La concorrenza fra istituti potrebbe forse essere coerente con un bonding social capital (capitale sociale a coesione interna, costituito dai legami tra persone che sono simili per etnia, età, classe sociale, ecc., chiuso verso l'esterno, esclusivo e riduttivo), ma non con un bridging social capital (capitale sociale che getta ponti, costituito dai legami che passano attraverso varie linee di diversità sociale, aperto verso gli altri, inclusivo, amplificante).

Ciò che serve, però, è un valore aggiunto di bridging social capital, oggi particolarmente complesso da sviluppare a causa della costante diminuzione della coesione sociale dovuta all' aumento delle diversità sociali, etniche ed economiche.

David Hopkins nella relazione tenuta a Bologna il 25-02-2006 in occasione del seminario internazionale dell'ADi “Tre nodi da sciogliere per la nuova legislatura”, ha a lungo dibattuto sui “motori” che devono trainare la nuova fase di riforme in Inghilterra, e ha posto particolarmente l'accento sulla costruzione di un networking per il sistema scolastico del proprio territorio, fondato sulla leadership di sistema. Non più leader solitari attenti solo al proprio istituto, in competizione fra loro, ma leader educativi con una visione ampia dei problemi di tutte le scuole del proprio territorio, capaci di collegarsi in rete, di dare sostegno agli istituti più deboli, di diffondere le buone pratiche, di scambiare professionalità, in un clima di diffusa collaborazione. Ciò di cui c'è oggi bisogno, insomma, sono leader educativi pronti a condividere la responsabilità con i colleghi di altri istituti, a farsene reciprocamente carico. Tutto questo in qualche modo contrasta con l'idea di concorrenza fra scuole, almeno come viene banalmente intesa e praticata in Italia (si pensi ad esempio all'orientamento svolto dai vari istituti nelle scuole medie per la scelta della scuola secondaria di 2° grado).

Dubbi rimangono anche sull'incentivazione alla libera scelta della scuola. In “Insegnanti al timone?” Norberto Bottani scrive: “Le politiche che promuovono la libertà di scelta delle scuole sono presentate come un mezzo per rendere più equo il servizio scolastico poiché permetterebbero ai ceti poveri della popolazione di frequentare scuole migliori di quelle alle quali avrebbero di norma accesso”; e continua: “Si tratta però di un'interpretazione contestabile. Le simulazioni svolte dai ricercatori sugli effetti potenziali dell'adozione del principio della libertà di scelta suggeriscono infatti che con questa soluzione, in un contesto caratterizzato da una distribuzione fortemente iniqua delle risorse per l'istruzione, si verrebbe a creare un'ulteriore stratificazione sociale”



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