Autonomia scolastica e governo territoriale del sistema

L'opposizione alla gestione statalistica dell'istruzione si esprime in Italia attraverso due linee divergenti:

1)  La prima afferma che l' emancipazione dal centralismo burocratico avviene solo attraverso le autonomie scolastiche. Un sistema dove lo Stato a livello centrale deve limitarsi a definire gli obiettivi e valutare i risultati, a livello periferico deve trasformarsi in uffici al servizio degli istituti scolastici e dove la gestione dell'istruzione deve spettare unicamente alle scuole. In altre parole il sistema delle autonomie scolastiche non sopporterebbe poteri intermedi, in particolare quello delle Regioni che lo ucciderebbe sul nascere (si veda la relazione di Sabino Cassese al Convegno ‘Istruzione, un valore condiviso', Roma 10 dicembre 2002).

2)  La seconda posizione ritiene invece che le autonomie scolastiche possano svilupparsi appieno solo entro il governo delle autonomie regionali e locali. Queste diverse autonomie non sarebbero inconciliabili bensì complementari, perché solo insieme potrebbero garantire una più elevata efficacia ed efficienza del sistema e soprattutto una maggiore equità.

La sentenza n. 13/2004 della Corte costituzionale ha, in questo senso, ben chiarito che l'autonomia non può risolversi nella incondizionata libertà di autodeterminazione delle scuole, e la Conferenza Unificata delle Regioni ha sottolineato, nel documento del 14 luglio 2005, che per esprimere compiutamente la sua potenzialità e il suo valore, l'autonomia scolastica necessita del pieno esercizio da parte delle Regioni della funzione di governo territoriale del sistema, articolato nelle diverse fasi di programmazione, di indirizzo, di coordinamento, di allocazione delle risorse, di valutazione, a garanzia della crescita e dello sviluppo di una rete di relazioni sul territorio che consentano l'affermarsi dell'autonomia in un sistema organico”.

A ben guardare, ciò che è avvenuto dal 1999 (varo del Regolamento dell'autonomia scolastica, DPR 275/99) ad oggi sta a dimostrare che l'autonomia abbandonata a se stessa si trasforma nel miglior paravento dietro cui prospera lo statalismo.

La scelta da sempre operata dall'ADi è quella dello sviluppo dell'autonomia scolastica all'interno della decentralizzazione delle competenze alle regioni e agli enti locali, secondo quanto stabilito (anche se in modo non sempre chiaro) dal Titolo V della Costituzione. Ed è a questo fine che abbiamo promosso un Quick Survey sulla decentralizzazione dell'istruzione in Italia all'inizio del 2006.



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