Dagli antichi miti a nuovi principi regolatori



I MITI ESTINTI

I PRINCIPI EMERGENTI

L'insegnamento come attività individuale:il bravo insegnante solitario, il cui mito vive nonostante la scuola di massa e il milione di insegnanti in servizio. E' la convinzione fallace che il solo potere dei singoli sia in grado di cambiare il sistema.

L'insegnamento come lavoro di squadra. Il gruppo è molto più potente del singolo. Servono i singoli, ovviamente, ma i singoli soggetti non cambieranno il sistema se non collaboreranno e non svilupperanno un'impresa collettiva.
La libertà di insegnamento come “insindacabile dote” individuale L'autonomia della professione, contemperata dal codice deontologico e valorizzata dagli standard professionali (“che cosa devono sapere e saper fare gli insegnanti”)
L'anzianità di servizio come riconoscimento di qualità sia in ingresso sia in itinere (progressione di carriera) Il merito come principio di selezione iniziale e come criterio regolatore dell'articolazione di carriera
La formazione in ser vizio come attività discrezionale (corollario di un'interpretazione distorta della libertà di insegnamento) La formazione in servizio come sviluppo professionale continuo, attraverso network professionali, sempre più sostenuti dalle tecnologie digitali
L'unicità della funzione docente (riaffermata dall'art. 21 L. 59/97, “ l'individuazione di nuove figure professionali del personale docente, ferma restando l'unicità della funzione”) La multiformità e diversificazione della professione docente
L'uniformità dell'orario di servizio come corollario dell'unicità della funzione La differenziazione dell'orario di servizio in connessione alla molteplici tipologie di insegnante e all'articolazione delle figure professionali
La competitività come valore La collaborazione e condivisione delle responsabilità di docenti e dirigenti a livello di scuola e di rete, insieme impegnati nei confronti della buona riuscita di tutte le scuole del proprio territorio
La collegialità ritualistica La co-costruzione dell'attività di insegnamento/apprendimento basata sui “dati”
Il Collegio docenti come sede “politica” del potere degli insegnanti (riproposto nell'infinito dibattito sugli OOCC) Sedi tecniche adeguate in cui esercitare effettive competenze e responsabilità di cui si deve rendere conto
Lo statalismo come unica invasiva, deresponsabilizzante modalità di gestione La decentralizzazione come modalità democratica, articolata di gestione, che si adatta ai bisogni differenziati della popolazione e ne risponde

I tratti fondanti del nuovo professionismo


 

Da questa evoluzione emerge una figura di insegnante tecnicamente sofisticata e complessa, caratterizzata da:

•  alti livelli di formazione iniziale e di tirocinio, a cui accedere attraverso la selezione dei migliori;

•  il lavoro di squadra, la condivisione delle responsabilità e delle decisioni fondate sui dati e sull'esperienza;

•  un'organizzazione tecnica sostenuta da ruoli differenziati e figure di leadership intermedia;

•  uno sviluppo professionale continuo (CPD, Continuous Professional Development), che impone un significato nuovo alla formazione in servizio ed evolve soprattutto attraverso la diffusione di network professionali;

•  una gestione decentralizzata capace di impostare e adattare l'organizzazione del lavoro degli insegnanti senza vincoli rigidi, così da poter soddisfare i bisogni di una popolazione scolastica estremamente eterogenea e variabile

Se si assumono i “nuovi principi” e si impone una figura docente “tecnicamente sofisticata e complessa” come l'abbiamo sinteticamente descritta, diventano più chiari i passaggi per la costruzione di una professione docente adeguata alle profonde trasformazioni che stanno sconvolgendo i modi di apprendere nel nuovo secolo. Siamo sostenuti dalla consapevolezza che la professione docente abbia un'enorme rilevanza, ce lo indicano Paesi come la Finlandia e Singapore, che si sono riscattati da una condizione di povertà e di ritardi nell'istruzione grazie soprattutto all'investimento sulla selezione, formazione e status dei loro insegnanti.

Nel tentativo di proporre i punti salienti di un nuovo Statuto della docenza, mi atterrò alle tre componenti del capitale professionale indicate da Andy Hargreaves, prima citate, e cioè:
1) il capitale umano, che richiede una buona qualificazione dei singoli insegnanti;
2) il capitale sociale, che si sviluppa con la costruzione di una rete di relazioni interpersonali, dentro e fuori la scuola, basate sui principi di reciprocità e improntate alla fiducia e alla collaborazione;
3) il capitale decisionale, che consiste nella capacità di giudicare e assumere collegialmente decisioni pertinenti in situazioni complesse.

 


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