Introduzione

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La valutazione e la certificazione debbono oggi essere riconosciute come parti integranti, se non addirittura fondanti, della progettazione formativa ed, in quanto tali, tendono ad influire fortemente sulla didattica concreta in classe.

Da una parte infatti i sistemi socio–economici puntano sulla valutazione esterna (a livello internazionale e soprattutto anglosassone) e sulla certificazione (a livello europeo) per misurare gli effettivi risultati dei loro apparati formativi, che non vengono più dati per scontati. L' aumento delle risorse non sembra infatti garantire di per sé automaticamente migliori esiti di apprendimenti.

Dall'altra sembrano mancare forti idee-guida di carattere pedagogico–culturale, come è avvenuto all'inizio del secolo scorso, che avessero l'ambizione di tracciare un percorso progressivo per lo sviluppo della educazione e dell'umanità.

Le idee guida del secolo precedente – sostanzialmente puntate da una parte su un aumento quantitativo della istruzione e dall'altra su una forte attenzione ai suoi aspetti a-razionali (relazione/affettività e sviluppo di abilità conseguenti) - sembrano essere messe in discussione dalla rilevata esistenza di una analfabetizzazione funzionale degli adulti, pur dotati di livelli di istruzione formale medio–alti.

Assumono perciò una funzione rilevante di orientamento i paradigmi dei Framework (Quadri di riferimento) delle valutazioni nazionali ed internazionali, definiti sulla base degli orientamenti scientifici più validati a livello della ricerca internazionale. Ciò non deve significare una loro assunzione aprioristica, ma una loro seria presa in considerazione critica.

In prospettiva sarebbe utile che tali quadri di riferimento fossero utilizzati – soprattutto dal punto di vista dell'impianto metodologico - non solo per quanto riguarda il campo delle competenze di base, ma anche in relazione alle aree relative a campi “culturali” e/o a campi di carattere operativo.

 


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