I promotori e le finalità perseguite

I promotori delle charter schools sono di solito gruppi di docenti e/o genitori, che o fondano una scuola nuova o trasformano una scuola già esistente.

Un'idea un po' più articolata di chi sono i promotori e delle finalità che perseguono si può trarre dalla classificazione fatta da Amy Stuart Wells nel 1999, agli inizi dell'esperienza. Si tratta di sei tipologie, presenti più in forma mista che come tipo puro (nota 6):

•  le scuole urbane, etnocentriche, o delle aree rurali che perseguono l'idea di garantire ai ragazzi uno “spazio sicuro”, rispetto a scuole pubbliche percepite come pericolose, e per questo richiedono un forte coinvolgimento delle famiglie. Rappresentano spesso movimenti sociali o gruppi minoritari e, quando operano in contesti svantaggiati, sovente i fondatori sono relativamente meno svantaggiati;

•  le scuole con programmi indipendenti, talvolta come evoluzione dell' home schooling (nota 7), che non seguono un comune programma pedagogico, ma comprendono una vasta gamma di idee, da quelle fondamentaliste conservatrici ai genitori bianchi e benestanti, che hanno in comune solo l'opposizione alla scuola burocratica;

•  le scuole fondate da educatori carismatici, che in comune hanno il fatto che il fondatore desidera maggiore autonomia per sperimentare ipotesi educative e valorizzare le competenze professionali dei suoi docenti, perseguendo un elevato profilo accademico;

•  le scuole promosse da gruppi di insegnanti nascono talvolta da una scuola pubblica, e puntano molto sulla qualità accademica del progetto educativo. Hanno un forte legame con il territorio e hanno come obiettivo anche il mantenimento del prestigio della professione;

•  le scuole promosse dai genitori sono più diffuse nelle zone benestanti, in cui le famiglie hanno risorse economiche e culturali per organizzare una scuola: si basano su un nucleo promotore estremamente motivato e coinvolto, che ha la capacità di mobilitare ulteriori risorse. Possono essere promosse da gruppi misti di insegnanti e genitori. L'elemento unitario può essere di tipo identitario e, dal momento che le scuole religiose non possono ricevere fondi pubblici, il ricorso a gruppi di famiglie o insegnanti può essere un escamotage per accedere al finanziamento;

•  le scuole promosse da imprenditori sono vere imprese educative, che si rivolgono spesso a persone espulse dal sistema pubblico regolare (in alcuni casi, su richiesta dello Stato). Sono gestite con criteri prevalentemente economici, anche se non mancano esperienze innovative, e i gestori spesso puntano sulle tecnologie e attribuiscono un'importanza minore alle qualità pedagogiche dei docenti. Tendono a sottovalutare la specificità delle organizzazioni educative e a pensare che la scuola pubblica funzioni male per mancanza di capacità organizzative.

Gli enti autorizzatori

Gli authorizers o enti o istituzioni autorizzatrici (in alcuni stati chiamati sponsor), sono coloro che concedono l'autorizzazione all'apertura di una charter school e che in seguito decidono di rinnovare o meno la convenzione. Nel 90% circa dei casi, in linea con la tradizione di controllo locale della scuola americana, si tratta di consigli scolastici distrettuali, che però autorizzano poco più della metà delle charter schools. Gli altri enti autorizzatori, che sono università e appositi uffici statali (nota 8), tendono ad autorizzare un maggior numero di scuole.

E' evidente che l'atteggiamento degli authorizers nei confronti delle charter ha una grande influenza: in alcuni stati, ad esempio, le considerano solo come una possibile ed economica soluzione per gli studenti con problemi, in altri le appoggiano pienamente, in altri ancora fanno pressanti resistenze.

Quando l'atteggiamento delle autorità politiche è favorevole alle charter schools e gli authorizers non lo sono, è possibile ricorrere a degli sponsor alternativi di vario tipo (es. fondazioni), e questa tendenza si sta estendendo.

E' anche stata creata una National Association of Charter School Authorizers NACSA, che nel 2004 ha pubblicato un manuale di “Principles & standards for quality charter school authorizing”, aggiornato per l'ultima volta nel 2009.

I gestori

Dal punto di vista gestionale esistono tre tipologie:

•  il 77,8% delle SC ha una gestione autonoma

•  l'11,6% è gestito da Charter Management Organisations (CMO)

•  e il 10,0% è gestito da un' Educational Management Organization (EMO). Le EMO non possono aprire una charter school, ma solo essere chiamate a gestirla dagli iniziatori, mentre le CMO possono richiedere in proprio l'apertura di una charter school.

Le CMO (Charter Management Organisations) sono organizzazioni non profit che hanno lo scopo di gestire charter school: tra le più note le Envision Schools e l'ASPIRE Public Schools.

Le CMO gestiscono una rete di charter schools localizzata su di uno specifico territorio, oppure che ha una mission comune o è di un unico tipo. Forniscono servizi specializzati solo per le charter schools. Le CMO funzionano con molti meno vincoli burocratici dei distretti. Poiché hanno lo scopo di aiutare le scuole a raggiungere l'obiettivo che si sono date, spesso “esportano” le pratiche di successo: possono essere considerate simili ad un'organizzazione di franchising, in cui i singoli aderenti comperano i servizi dal centro, generalmente pagando una cifra per ogni studente (calcolata in base al finanziamento che la scuola riceve per ogni iscritto), ottenendo in cambio una garanzia di qualità.

Non sempre queste quote coprono i costi, che sono integrati da donazioni e finanziamenti di vario tipo, ma soprattutto, ha dichiarato un dirigente di una CMO, “la sopravvivenza delle CMO è legata alla loro capacità di essere frugali”.

Le EMO (Educational Management Organization) sono invece delle agenzie a fine di lucro che gestiscono anche altri tipi di scuole e ne hanno di proprie (ma non di tipo charter): si tratta di un fenomeno relativamente nuovo che meriterebbe di essere meglio studiato.

Le charter schools possono decidere di ingaggiare una EMO per la gestione completa della scuola o di alcuni settori (es. reclutamento, valutazione, amministrazione, rapporti con il fisco, ecc…).

Il dibattito sulle EMO è tuttora molto vivace. Secondo i sostenitori, il loro contributo sviluppa lo spirito imprenditoriale e la competitività, facendo crescere la qualità del servizio educativo; secondo i detrattori, affidare una scuola ad una EMO significa perdere il controllo pubblico sull'educazione. In più, una parte delle limitate risorse per l'educazione andrebbe non per retribuire gli operatori, ma come guadagno. Questo, in realtà, non è vero perché la somma spesa dalla scuola (quello che la scuola spenderebbe se si gestisse da sola) non viene aumentata.


^ nota 6 A. STUART WELLS, A. LOPEZ, J. SCOTT, J.J. HOLME., Charter schools as postmodern paradox: rethinking social stratification in an age of deregulate school choice, in “Harvard Educational Review”, vol.69, n.2, 1999, pagg.172 – 204.
^ nota 7. Il fenomeno dell' home schooling, (le famiglie che educano a casa i bambini), pochissimo diffuso in Italia, interessa negli Stati Uniti oltre un milione di alunni, circa il 2.2% del totale, ed è in crescita sia nelle città che in campagna (D. PRINCIOTTA, S. BIELICK, Homeschooling in the United States: 2003. Statistical Analysis Report, NCES, US Department of Education, feb. 2006)
^ nota 8 Alcuni stati hanno istituito consigli ad hoc per le charter school, altri le controllano direttamente, e ad Indianapolis è il sindaco in persona che controlla le charter! Sta crescendo la tendenza da avere per ogni stato più di un'agenzia autorizzatrice.

 


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