Che cosa sono le charter schools
Questa la definizione di Peterson e Campell:
“Le charter schools sono scuole che stipulano un un contratto (charter) con un ente o istituzione pubblica che dà loro il diritto di ricevere fondi pubblici in cambio del rispetto degli impegni assunti nel contratto stesso, che può essere revocato se vengono meno agli impegni previsti. Le scuole possono iscrivere gli studenti indipendentemente dalla zona di residenza e questo le distingue dalle scuole pubbliche tradizionali, che hanno la responsabilità della formazione degli studenti che vivono in un particolare distretto. Le charter schools non sono gestite dallo stato come le altre scuole pubbliche ma da organizzazioni senza fini di lucro o anche a fini di lucro, pur ricevendo la maggior parte dei fondi dallo Stato o dal distretto” (P.E. PETERSON, D.E. CAMPBELL., Charters, vouchers and public education, Brookings Institution, Washington D.C., 2001, pag. 6)
Le charter schools, che potremmo tradurre in italiano con scuole a statuto speciale o scuole in appalto, costituiscono un fenomeno relativamente recente nella storia della scuola americana che ha avuto uno sviluppo spettacolare: nel 1992/93 ne esistevano solo due e nel 2008/2009 erano quasi 5.000, benché molti stati abbiano fissato un tetto alla loro espansione.
Il termine charter school è stato coniato da Ray Budde, uno dei primi teorici di questo particolare tipo di scuola (nota 1) e cioè «una scuola pubblica liberamente scelta dall'utenza, indipendente, svincolata dalle regole burocratiche ma affidabile quanto ai risultati» (nota 2). In quanto pubblica, è aperta a tutti e gratuita (pagata con i soldi delle tasse), ma deve rendere conto dei risultati sia ai suoi utenti sia a un'autorità pubblica (lo stato o un distretto), pena la chiusura.
Una volta che il contratto (charter), negoziato fra i promotori/organizzatori e gli autorizzatori (un ente o istituzione pubblica), è stato approvato, la charter school diviene un istituto legalmente e fiscalmente indipendente, che opera a livello di distretto (nota 3), e può decidere autonomamente chi assumere, che cosa insegnare, come insegnarlo, come organizzare e governare la scuola, come spendere i propri fondi, e così via.
Anche la valutazione «è organizzata in base alla scelta delle scuole di che cosa è importante da conseguire piuttosto che in base alla visione delle autorità di che cosa una scuola dovrebbe fare» (nota 4), per cui il contratto stipulato con gli utenti diventa la base per la valutazione, e il giudizio del mercato dovrebbe garantire la qualità dell'insegnamento.
Un nuovo concetto di pubblico
La natura delle charter schools, valorizza elementi sia dello Stato che del mercato: sono gratuite, non selezionano gli studenti in entrata (se le domande superano i posti disponibili, come spesso accade, si estrae a sorte), non pongono vincoli di religione, etnia, handicap, e tuttavia devono darsi da fare per attirare gli studenti, perché la frequenza è libera, e in mancanza di studenti devono chiudere: quindi introducono nel sistema un elemento di competitività. Le charter schools rompono quindi con il concetto tradizionale di educazione pubblica, e «abbracciano alcune delle caratteristiche dell'educazione privata, almeno in rapporto agli obiettivi di mercato» (nota 5). |