Commento generale
Contratto: gli insegnanti un'appendice degli "ATA"
La Bozza che qui pubblichiamo, tenuta gelosamente segreta (nessun sito sindacale ne parla), indica in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa contrattazione a promuovere la professione docente.
Ma c’è di più essa costituisce un elemento intrinsecamente avverso alla professionalizzazione della docenza. Dopo l’uscita dei dirigenti, gli
insegnanti si trovano per la prima volta entro un contratto che li vede appendice degli ATA, diventati i veri titolari e protagonisti del comparto scuola. Tre quarti del testo è dedicato a loro. Nulla è invece definito per i docenti se non gli aumenti già concordati, distribuiti più o meno a pioggia (di cui però non si conoscono le tabelle!)
Due obiettivi irrinunciabili: contrattazione separata e stato giuridico
La cosa più grave non è tanto che il contratto non abbia risolto problemi annosi, quali la carriera, il superamento delle FO,
la formazione continua, il codice di disciplina (siamo gli unici in tutto il pubblico impiego a fare ancora riferimento alle norme del 1957), ma piuttosto l’accanimento con cui i sindacati impediscono da un lato la creazione di un’area autonoma di contrattazione per la docenza (uno dei pochi punti che questo ministero era disposto a concedere), dall’altro si oppongono alla ridefinizione dello stato giuridico, con la pretesa di continuare a occupare territori
che non sono assolutamente di loro competenza.
La latitanza delle forze politiche
Se non desta più nessuna meraviglia questo atteggiamento dei sindacati, ciò che risulta invece sempre più grave è la totale
abdicazione delle forze politiche - di tutte le forze politiche - al proprio ruolo, con la concessione di una delega in bianco al sindacato per la gestione di una funzione fondamentale, costituzionalmente tutelata come quella docente, da cui dipende un diritto primario, quello all’educazione e all’istruzione.
Si tratta di una situazione abnorme, che vede non solo la rinuncia del Parlamento a svolgere un ruolo che è inequivocabilmente suo, ma anche il suo ripiegarsi supino sulle posizioni sindacali quando è “costretto” a legiferare.
Un esempio per tutti. Abbiamo tante volte denunciato i guasti derivanti da un reclutamento degli insegnanti fatto per
sanatorie, per concorsi riservati attraverso i quali il 98% dei partecipanti passa senza nessuna seria valutazione di merito. Ora questo stesso malcostume viene applicato ai
Lo diciamo forte, anzi fortissimo: è una vergogna.
Non ci sarà mai valorizzazione di questa professione, non ci sarà mai miglioramento dell’insegnamento e
dell’apprendimento se accanto a una formazione seria e qualificata non si affiancherà un reclutamento rigoroso e selettivo dei docenti, ma ancor più dei dirigenti.
E’ tempo che tutte le forze politiche si assumano le loro responsabilità.
Il documento finale della Commissione per il
codice deontologico
In questo triste panorama si distingue e si impone per la sua rilevanza il documento di sintesi dei lavori della Commissione
del Codice Deontologico: una vera e propria svolta nel modo di affrontare la "questione docente": il riconoscimento per la prima volta dell’insegnamento come “professione”. Un riconoscimento che, afferma il documento, richiede di intervenire su più piani:
quello assegnato alla legge con la definizione di un nuovo stato giuridico, di cui la commissione delinea tutti gli aspetti fondamentali;
quello affidato all’autonomia del corpo professionale, cui compete la definizione degli standard professionali ("che cosa devono sapere e saper fare gli
insegnanti") e del codice deontologico attraverso un proprio organismo di autogoverno;
quello contrattuale, che dovrebbe discendere dagli altri due ed esserne coerente.
Il nostro augurio è che questo documento sia la base per un nuovo modo di affrontare la “questione docente”, e sia
sostenuto non solo da tutte le forze politiche, ma anche da tutte le associazioni professionali degli insegnanti, che potrebbero finalmente dimostrare la propria autonomia dalle organizzazioni sindacali.