Il sistema scolastico Francese

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Prima di affrontare la descrizione del reclutamento francese dei presidi, è forse utile rileggere la struttura del sistema scolastico, che ha tanti punti in comune con la nostra. In effetti siamo tutti e due figli della Rivoluzione francese, per i valori ispiratori, e di Napoleone, per lo schema ordinamentale e l'accentramento assoluto della gestione amministrativa.

Anche in Francia, infatti, il Ministero dell'Educazione (MEN) regola ogni aspetto dell'organizzazione scolastica: in parte direttamente dal centro, attraverso numerose Direzioni nazionali; in parte in forma decentrata (a partire dalla legge Jospin del 1989), attraverso le Académies (una per Regione, 28 in tutto), dirette dal Recteur, di solito un docente universitario nominato dal Ministro; finanzia integralmente le spese di personale e quelle per il funzionamento delle scuole.

Comuni e Dipartimenti (corrispondenti alle nostre Province) si occupano quasi soltanto dell'edilizia scolastica e dei servizi logistici connessi all'istruzione. Siedono nei consigli di amministrazione delle scuole, esprimono pareri ed indirizzi, ma non hanno in pratica grande influenza.
Le scuole hanno ampia autonomia didattica - come da noi - ma nessun potere nella scelta del personale e margini molto ridotti per quanto riguarda la personalizzazione dell'offerta formativa.

La democrazia partecipativa - importata dall'Italia negli anni '70 - si esprime al loro interno attraverso una serie di Consigli (da quello di amministrazione, il più importante, agli innumerevoli consigli di classe, pedagogici, di orientamento, di disciplina e via enumerando), tutti presieduti dal capo di istituto. Non esiste invece un collegio docenti, mentre esistono gruppi di lavoro per materie o settori disciplinari (dipartimenti). Accanto agli insegnanti, sono presenti numerose figure professionali per funzioni diverse: consiglieri di orientamento, consiglieri pedagogici, assistenti, etc. Tutto il personale è nominato ed assegnato alla scuola dagli uffici regionali.

Il capo di istituto è reclutato su base nazionale ed è tenuto ad avere il proprio domicilio nell'alloggio di servizio all'interno della scuola. Concorre con il servizio di ispezione regionale nella valutazione regolare di tutto il personale. La valutazione incide sulla velocità con cui si sviluppa la progressione economica degli interessati.

Infine, il sistema scolastico, dopo la scuola dell'infanzia (non obbligatoria), si articola in 3 livelli:

  1. scuola primaria (dura 5 anni, dai sei agli undici anni di età), obbligatoria; 
  2. collège - la nostra scuola media - (dura 4 anni, dagli undici ai quindici di età), obbligatorio;  
  3. lycée (dura 3 anni, dai quindici ai 18) non obbligatorio. Si articola in diversi indirizzi, inclusi quelli tecnici e professionali, e si conclude con un esame finale: baccalauréat per la prosecuzione degli studi o brévet per la qualifica professionale).

Scuola in Italia e in Francia similitudini e differenze

A parte la durata della scolarizzazione complessiva (12 invece che 13 anni come in Italia) e del Collége (4 anni invece che 3) i sistemi sembrano due “cugini”, e lo dimostra il fatto che il dibattito sulla scuola in corso da parecchi anni in Francia assomiglia – almeno per alcuni contenuti – a quello italiano, a parte i protagonisti che in Francia sono gli intellettuali più in vista, mentre in Italia è affidato a giornalisti poco informati e alle lagnanze di alcuni colleghi prossimi alla pensione e in vena di fare il bilancio – quasi sempre depressivo – della loro esperienza.

Ma ciò che distingue in modo netto i sue sistemi è il funzionamento dell'Amministrazione, che, per quanto infeudata dal potere dei sindacati, ha mantenuto l'orgoglio della propria autonomia (dai politici) e della propria efficienza (in parte mitica).

L'esempio del reclutamento dei presidi è il modo migliore per dimostrare il divario abissale con la nostra cultura amministrativa.

 

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