Una stima approssimativa del fenomeno

Quantificare il fenomeno? Per non eccedere in rigore scientifico… potrei dire che (se non si considerano situazioni semplicemente fastidiose, non dannose per chi le subisce o episodi non gravi dovuti a leggerezza poco consapevole e che, una volta risolti, non si ripeteranno più perché i responsabili hanno veramente capito) nelle scuole medie che ho diretto, questi ragazzi prevaricatori possono essere stati ogni anno da uno a tre… per piano (cioè su sei-nove classi ), a cui va aggiunto un certo numero di gregari. Se si considerano i casi veramente molto preoccupanti, si può parlare di due-tre…quattro in una scuola di 16-18 classi. Non devono sembrare numeri piccoli (anzi, sono stime, forse, per eccesso): questi ragazzi, che si alimentano di prepotenze, creano in genere una certa aggregazione attorno a sé, sicchè ne bastano pochi, anche uno solo per creare un punto di sofferenza. I sondaggi relativi al numero delle angherie subite, che si sono sentiti in tivù non dicono assolutamente nulla sulla diffusione del bullismo, su quanti siano i bambini e ragazzi prevaricatori. Coloro che, senza sistematicità, vengono comunque colpiti in modo più o meno leggero e possono entrare in uno stato di prudente inquietudine possono essere davvero un numero alto, ma le vittime di situazioni prolungate, pesanti, serie sono un numero contenuto. In questi casi, però, la situazione di sofferenza e di danno in cui la vittima viene a trovarsi è davvero grave. Ma i sondaggi devono essere utili: intensità e diffusione sono criteri di classificazione che non possono essere mescolati, se si vuol dare un'informazione corretta.

La segnalazione che non arriva

Il caso è serio non solo quando si verificano episodi gravi e gravissimi, ma anche quando, come avviene non di rado, le vessazioni, ripetute e sistematiche, si protraggono per mesi o addirittura per anni, anche fino alla fine del ciclo scolastico. In certi casi lo sfottimento della ragazzina indicata come racchia o del ragazzino imbranato diviene un divertimento per tutta la classe. Chi non si adegua al gioco, chi non deride o non maltratta la vittima designata, chi ad esempio mostra anche solo di rivolgere alla vittima la parola o accetta di toccare un suo oggetto (guardando con lei il suo diario, usando la sua gomma, allungandole il giubbotto) subisce automaticamente la squalifica e l'allontanamento degli altri. Ha rotto il patto perverso di annientamento simbolico dell' “intoccabile”: da quel momento, se non subirà lo stesso trattamento (non tutti sono ugualmente adatti ad essere presi in giro o malmenati, ecc.), dovrà comunque dimostrare coraggio e tenacia, perché avrà contro di sé la banda (capo e gregari) che dà il la alla situazione e a cui tutti gli altri sono asserviti (anche quelli che intimamente vorrebbero dissociarsi, ma non lo fanno). Spesso chi svolge questo ruolo di consolatore e di impotente difensore , anche se a volte non teme la banda, che disprezza, non è in grado di scalfire minimamente la situazione che si è instaurata. Se non avvengono fatti vistosamente gravi, anche i difensori non si rendono pienamente conto che si tratta di una situazione già grave , assolutamente inaccettabile. Perciò la cosa non viene denunciata con forza, ma solo, a volte, blandamente. E così vien presa dagli insegnanti, se non assistono direttamente ai fatti (o se, assistendo, non li capiscono esattamente, come avviene abbastanza spesso). In questi casi è necessario che vi sia almeno un insegnate che abbia la piena stima dei ragazzi, che sappia essere autenticamente, personalmente interessato a loro, altrimenti la cosa va avanti sino a che non sia finito il ciclo scolastico. Intanto la vittima vede che la sua vita si fa sempre più stretta, si interroga angosciosamente sul proprio valore personale, si autolimita nelle uscite pomeridiane per timore di incontrare “quelli là ”, rinuncia al calcio, alla pallavolo, comincia a fare assenze da scuola, dichiarando ai genitori mal di pancia … a volte somatizza per davvero (ricordo una ragazzina di seconda media – molto ingenua, totalmente anaggressiva, fisicamente un po' più matura delle altre … finita in ospedale con l'ipotesi di un orribile male allo stomaco. In quel caso la persecuzione era opera di una compagna e con lei di quasi tutte le ragazzine della classe).

Le vittime stesse spesso non dicono nulla. E spesso i genitori non capiscono che non si tratta di fisime e per un buon periodo si limitano a dire ai figli che devono imparare a difendersi (in questo modo, dal momento che il ragazzino è, oltretutto, piuttosto timido, fragile, imbranato , il fatto di non riuscire a difendersi costituisce per lui un ulteriore attacco all'autostima, derivante dall'aver deluso – lui, già così inadeguato in tante cose… – le supposte aspettative guerresche dei genitori). Molte volte i genitori si presentano dal preside esasperati dicendo: è da sei mesi che mio figlio, mia figlia subisce … Da sei mesi! Dall'inzio dell'anno! Dall'anno scorso! E non avevano detto niente! Personalmente ho sempre raccomandato con molta chiarezza e insistenza ai genitori nei vari incontri generali di segnalare eventuali prepotenze, di non aspettare. Puntualmente, la maggior parte dei genitori interessati arriva dopo mesi. Temevano le rivalse del ragazzo violento … pensavano che il ragazzino dovesse un po' arrangiarsi. Purtroppo, è davvero rara l'idea che nel mondo dei ragazzi non deve in alcun modo funzionare, nemmeno lontanamente, mai, la legge della giungla.



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