Da noi la biblioteca è un lusso di un numero imprecisato di scuole baciate dalla fortuna e dall’iniziativa di qualche docente o del preside, come quella descritta da una valente autrice italiana, oggi dirigente scolastico, che si riporta prima della triste conclusione. Scrive Maria Pia VeladianoNota 16: in Parole di scuola (Erickson, 2014):
“Vent’anni fa il preside, che amava i libri e ne conosceva il potere buono sulla vita dei ragazzi, ha destinato alla biblioteca di Istituto che dirigeva il locale più bello e luminoso (sottratto alla segreteria!): 110 mq. di luce indiretta dall’alto. Ha impegnato il bilancio di alcuni anni per acquistare scaffali aperti, tavoli di legno, sedie ergonomiche. Tutto legno e giallo. Ha destinato due persone della segreteria alla biblioteca, ha favorito la formazione attraverso corsi di biblioteconomia. Ha aperto la biblioteca per 12 ore al giorno. “Vado in biblioteca”, “Resto in biblioteca a studiare”, “Cerco un libro in biblioteca” sono diventate espressioni quotidiane, date e ricevute tra studenti e personale. In biblioteca si andava al mattino prima di scuola, fra l’arrivo dei pullman e la campanella. Al pomeriggio alla fine dell’ultima in attesa di rientrare a casa o di uscire con gli amici. Capitava addirittura che in biblioteca si ‘bruciasse’ scuola – marinare si dice in qualche parte d’Italia. Li trovavamo lì invece che in classe. ‘Ma che fai qui?’, ‘Studio per il compito di domani’. Studiare circondati da libri (20.000 erano!) che si possono prendere in mano, sfogliare, leggere per poche pagine. Poi non ci si può staccare più. Un istituto professionale di 1.400 studenti concedeva stabilmente più di 3.000 prestiti l’anno. Grazie anche ad un sistema di richieste d’acquisto tipo “detto-fatto”; tutte le richieste soddisfatte in pochi giorni, con avviso personale che arrivava in classe: ’Il libro da lei richiesto è disponibile per il prestito in biblioteca’”. Nota 17
Quella biblioteca, dopo trent’anni di onorato servizio, è stata chiusa: c’era bisogno di aule.
Chissà perché in un Paese che crede ancora nei miracoli, dove le madonne piangono e i cuori di Gesù sanguinano, non è possibile che il piccolo miracolo raccontato dalla collega Veladiano non possa riprodursi nella maggioranza delle ottomila scuole del Regno.
Non c’è Fede abbastanza … e così le pochissime biblioteche scolastiche diminuiscono per fame di spazi o perché molti docenti “inidonei” prima utilizzati nelle biblioteche sono transitati nei ruoli amministrativi. Dove si è verificato questo passaggio la biblioteca ha chiuso, oppure ha ridotto drasticamente l’orario di apertura, offrendo servizio in orari minimi o improbabili.Nota 18 |