Michele Francipane


 

 

 

 

 

 

Michele Francipane, nato a Caiazzo in provincia di Caserta, risiede da decenni a Milano. Laureato in lettere e in pedagogia- con studi approfonditi in matematica, filosofia e musica- dirigente scolastico in pensione, ha dedicato numerosi scritti alla storia, seria e giocosa, di parole, nomi e numeri. Ha pubblicato il Dizionario ragionato dei nomi (2001) e il Dizionario degli aneddoti (2002). Collabora a prestigiose testate fra cui "Focus". Ha inventato giochi: I ludogrammi e il Giocabolario anche in versione Braille. Sua l'idea di far nascere a Caiazzo l'Accademia dei Ludogrammatici (giocare con i nomi).

Il direttore che dirige (1993)

Il direttore che dirige il suo circolo sul serio e non tanto per far comparsa e chi s'è visto s'è visto, deve avere le spalle assai squadrate.

Il direttore, da quando ci sono gli organi in giro, collabora con alcuni maestri fra cui c'è pure il suo collaboratore vicario, che lo supplisce quando si trova nell'impotenza per qualsiasi causa.

Un tempo il direttore era sulla bocca di tutti, oggi solo di alcuni che vanno assottigliandosi.

Il direttore all'antica è messo in ombra dal 75 e con qualche avvisaglia anche dal 68, sboccato nel 69 nostrano.

Prima tutti pendevano dalle sue labbra, oggi invece è il direttore a pendere dai genitori.

Nei vari consigli, organi, giunta, collegio e altro, il direttore vi svolge una funzione di membro propellente.

E vero che la legge lo riforma, ma comunque il direttore resta sempre un membro ragguardevole, oltre che a sé, anche in funzione di altri, mai sotto, sempre sopra al massimo alla pari.

Anche il direttore, come il maestro, che prima erano dei signori direttori e dei signori maestri, è diventato direttore e basta.

Da prepotente a impotente, solo al direttore riuscito è, a causa della legge che la scuola introdotta gli ha dal 1976 in avanti.

Su un pezzo di carta bollata, egli redarrà il suo contresposto esponendo senza reticenza e chiaro e tondo le ragioni del suo fallo contestatogli dal superiore gerarchico suo, il direttore didattico.

Il trasformismo donna abbondesco di qualche collega pecorone fa davvero piangere i polli, specie agli occhi del direttore quando mette il piede in classe, varcandone la soglia, che quasi quasi gli si piega a balestra o si rizza come un pitone.

Con la nuova legge, non è che si spezzino le gambe coi reni al maestro, anzi, lo si riabilita dopo tante menomazioni inferte e subite da direttori burberi, burocrati e dittatori.

All'inizio, quando l'esperienza sarà più dura, non avremo più a vigilare su noialtre il signor direttore, buon padre protettore, ma un nuovo organo, il comitato di valutazione formato da alcuni membri sempre sotto il direttore.

Il direttore-spauracchio ha perso il posto ed è ora supplito dal direttore-membro collegiale e solo qualche volta individuale.

Come il direttore è l'ex gran capo ma sempre in testa a tutti noi operatori scolastici (dal misero bidello all'infimo alunno), così il maestro accoglie sotto di sé i piccoli cucciolotti d'uomo che i genitori sono disposti ad affidargli non più alla cieca come prima, ma aprendo gli occhi anche loro coi nuovi organi di cui fan parte.

Coi suoi bei recenti organi, il direttore non è più il tenutario assoluto del vecchio edificio detto scuola...

Il direttore d'un tempo faceva il bello e il brutto, ora un pò meno, grazie alla legge, agli organi e ai genitori da poco varati.

"Ubi maior minor cessa» e quando entrava il direttore i ragazzi dovevano scattare in piedi non dico in religioso silenzio ma quasi quasi, compreso il maestro. Formalità superate, direte voi, ma sarebbe bello e carino lo stesso rifarlo, non vi pare?

Il vecchio direttore autoritario e arcigno è passato di moda in forza dei benedetti organi del ministro che ha voluto rincarare anche il maestro facendolo scomparire, fautore e arbitro dell'età evolutiva.

Prima c'era un castigamatti che inculcava pene d'inferno ai ti docenti e a tutto il coro collegio se gli girava; ora non è che sia scomparso o volatizzato, ma l'hanno ritoccato con un pò di legge un pò di genitori e un poco anche di maestri medesimi. Naturalmente, pervicaci come siete, avrete certamente intuito e colto come in un tale castigamatti si nascondeva il direttore.

Quando il maestro non funziona, ne risente una sola classe mettiamo anche due o tre coi nuovi moduli o col tempo pieno, ma se a funzionare non è il direttore, allora ripercuote tutta la scuola.

Il direttore dei nuovi programmi è messo un pò tra parentesi.

Comunque si pensi, il direttore resta sempre punto e a capo agli organi più vitali.

Ci sono state varie iniziative di legge per eliminare il direttore, ma poi s'è fatto un gran dietrofront data l'impossibilità di far fuori quel faro.

Il direttore tabù-feticcio-camuleto intoccabile non fa più senso dinanzi agli organi nuovi, ma non per questo il maestro deve venir meno, anzi aumentano i doveri.

Il direttore è sceso dal suo pedistallo di vita e di morte su maestri e scolari e deve addirittura dare il tornaconto ai genitori che quasi quasi contano più di lui e del maestro messi insieme.

Ormai il direttore non è più sacro e inviolabile e neppure più ex divinità terrena-arcana.

Quel fatotum onnipotente del direttore è, suo malgrado nella nuova scuola, un membro qualunque a portata di mano.

Dev'essere bello, fiero, orgoglioso, superbo e pippante il direttore quando vede una brava, in forma e in gamba maestra all'opera.

Il direttore didattico, a seconda del fallo più o meno grosso del maestro, interviene di persona a contestarglielo oppure segnala il caso al provveditore che manda subito un ispettore a ispezionarlo e verificarne la portata più o meno verace e fondata.

Grazie all'apertura dei nuovi organi, il direttore non può più sparare a zero su tutti o far terra bruciata a scatola chiusa.

Le radici profonde del direttore-dittatore, onnivoro e onnitutto, sono state potate fino alla cima.

La legge sui decreti dà al direttore un compito nuovo, quello di essere più impulsivo e repellente degli altri organi.

M. Francipane, Il Somario, Milano, Rizzoli, pagg. 84-89.

 


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