L'Atto di indirizzo 2009 in un clima di sfiducia e logoramento

Prima di entrare nel merito dei contenuti dell'atto di indirizzo dell'8 settembre 2009, è giusto chiedersi quanta risonanza abbiano nelle scuole, tra i docenti, questi atti normativi. In effetti la forza di un atto di indirizzo, più di quanto accada per gli atti normativi forti, che pongono obblighi concreti, sta tutta nell'esistenza di un rapporto di fiducia tra ministero da un lato e docenti e dirigenti scolastici dall'altro. Ora questo rapporto è vissuto stancamente dalle scuole, logorate da un martellare continuo di messaggi contraddittori e mutevoli. Siamo a un punto in cui solo una radicale inversione di tendenza, che ponga la scuola come grande priorità nazionale, in termini sociali, politici ed economici, potrebbe rivitalizzarlo.

Excursus storico.

Un breve excursus storico può forse essere utile per inquadrare la situazione. Questo atto di indirizzo, infatti, presenta oggettivamente un motivo di debolezza in più per il fatto che si inserisce in un'interminabile serie di avanti e indietro della normativa scolastica ad opera dei governi che si sono succeduti nell'ultimo decennio. Turbolenze politiche che non possono non aver lasciato il segno.

Riforma Berlinguer

Si è avuta dapprima una riforma del centrosinistra (la riforma Berlinguer: L. n. 30/1999), accompagnata da un lungo lavorio preparatorio: la commissione dei saggi, il documento sui saperi essenziali, due consultazioni di tutti i collegi docenti, una martellante serie di tappe di avvicinamento che anticipavano aspetti importanti della futura riforma (le attività integrative, i corsi aggiuntivi di inglese alle medie, ecc.), una sovrabbondante messe di atti di indirizzo).

Riforma Moratti

La riforma Berlinguer / De Mauro, una volta approvata dal parlamento, veniva sospesa dal nuovo governo di centrodestra e poi sostituita con la riforma Moratti (Legge delega n.53/2003 e D.Lgvo n.59/2004): nonostante alcuni aspetti fortemente contrastati da molti, come la questione del maestro unico e il problema degli allegati ABCD del D.Leg.vo n.59/2004, contenenti le Indicazioni Nazionali (dei quali si contestava la legittimità), le scuole si impegnavano in un ampio lavoro di traduzione applicativa in sede di programmazione didattica e organizzativa, progettando modelli orari complessi, proponendoli ai genitori, curandone la realizzazione. Alcuni aspetti, su cui si svolse anche un certo lavoro di attività di formazione, richiedevano un serio impegno di riflessione ed elaborazione: il problema degli obiettivi specifici e formativi e del piano di studio personalizzato, il portfolio, la definizione e valutazione delle competenze a fine ciclo, ecc.. Su tutto questo, per tre anni, l'impegno della scuola è stato defatigante.

Fioroni: Indicazioni per il curricolo

Naturalmente, essendo poi arrivato di nuovo il centrosinistra - e proprio sul più bello, cioè appena finito il primo triennio di applicazione della riforma Moratti - il ministro Fioroni, pur mantenendo, con spirito magnanimo, gli aspetti strutturali della riforma già avviata, azzerava rapidamente le Indicazioni Nazionali, eliminando, tra l'altro, aspetti particolarmente gravosi dal punto di vista dell'impegno di elaborazione come il portfolio, gli obiettivi formativi, ecc., su cui i docenti si erano spesi per anni (e forse, incredibilmente, con un certo senso di orgoglio per qualche buon risultato). Sono così subentrate le Indicazioni per il curricolo: ora gli insegnanti devono elaborare i curricoli per gli anni intermedi dei cicli secondo il criterio delle competenze (numerose e sottili e accompagnate da amplissime batterie di obiettivi, tutti soggetti, formalmente, alla clausola della prescrittività!). Grande impegno di formazione e di elaborazione nella nuova direzione. 

Gelmini: armonizzazione tra le Indicazioni Nazionali (Moratti) e le Indicazioni per il curricolo (Fioroni )

Ma il centrosinistra ha vita breve e, mentre le Indicazioni per il curricolo cominciano ad essere lette e studiate - come si elabora un curricolo ? e un curricolo per competenze ? - torna il centrodestra. Nessuno crede più che le Indicazioni del centrosinistra - ancora da applicare - possano essere prese veramente sul serio, ma il ministro Gelmini - magnanimamente - non le abolisce e si limita a prevedere una successiva armonizzazione degli assetti pedagogici, didattici ed organizzativi ai nuovi obiettivi posti dal nuovo governo con apposito regolamento (D.P.R. 89/2009, che attua l'art.64, comma 4 del decreto-legge 112/2008 convertito con modificazioni nella L. 133/2008). Siamo ora arrivati al previsto atto di indirizzo, che, come vedremo, si propone, tra l'altro, l' armonizzazione tra le Indicazioni Nazionali (Moratti) e le Indicazioni per il curricolo (Fioroni).

Il clima nelle scuole: buonismo e antibuonismo.

Ancora un'ultima osservazione in premessa. Questo atto di indirizzo segue la C.M. n.10 del 23 gennaio 2009 e il regolamento 22 giugno 2009, n.122, concernenti la valutazione degli apprendimenti e del comportamento. Al di là di una puntuale analisi delle indicazioni in essi contenute, l'impressione è che questi atti normativi siano stati compresi, sia dall'opinione pubblica che all'interno delle scuole, soprattutto come una rivincita contro il buonismo, tanto che ora l'aumentato numero di bocciature è preso come sicuro segno di resurrezione di una scuola "rivitalizzata". Allo stesso modo l'aumento di sospensioni e provvedimenti disciplinari e dei 6 e 5 in comportamento sembra un dato decisamente consistente in molte scuole, baldanzosamente ripreso dagli organi di stampa.
C'è da scommettere che per questa via non si giungerà affatto a sconfiggere il buonismo, ma a creare maggiori divisioni e più violenti scontri tra docenti buonisti e antibuonisti, con un sicuro deterioramento del clima formativo, grazie ad un'antifisiologica e squilibrante concentrazione dell'attenzione e dell'azione in molte scuole su queste irriducibili tensioni, sostanzialmente ideologiche (nota1).

L'atto di indirizzo si colloca dunque in questo clima, cui vanno aggiunte le forti tensioni legate alla riduzione delle risorse.

^ nota1 "Quello che rimane del tutto fuori in questa vasta operazione è l'idea di orientare i docenti ad un atteggiamento di autentico rigore nell'approccio educativo, che consiste nell'impegno ad affrontare le situazioni educative nella loro complessità secondo un'essenziale principio di fermezza e chiarezza correttamente basate sulla comprensione delle situazioni e dell'interesse educativo di bambini e ragazzi. Questa visione pacata e seria è l'unica strada per combattere il buonismo, problema non di alcuni, ma peculiare della nostra società (è in atto da decenni nelle famiglie e nell'intera società un'epocale trasformazione verso una sensibilità tutta giocata su bisogni-potenzialità-diritti, con un indebolimento dell'approccio normativo ai problemi educativi in favore del primato dell'affettivo" - Pietropolli Charmet

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