In conclusione

immagine

Le innovazioni che avvengono in Europa possono essere studiate e adottate anche da noi. Il panorama offre molti utili stimoli.

Non confondiamo l'apprendistato con le misure di sostegno ai minori in difficoltà e demotivati.

Non utilizziamo l'apprendistato per le politiche dell'occupazione giovanile. Non creiamo dei finti apprendisti per promuovere l'inserimento nel lavoro e per ottenere finanziamenti pubblici.

Prepariamoci all'evoluzione delle caratteristiche degli apprendisti:

Evitare l'ennesima anomalia italiana portando l'inizio dell'apprendistato professionalizzante a 16 anni, non a 18.

• Fermo restando che gli apprendisti artigiani continueranno ad esistere con il loro mestiere, per gli altri si pone l'esigenza di introdurre una varietà di profili professionali. L'organizzazione del lavoro dovrà destreggiarsi tra specialisti e generalisti.

• Anche i processi formativi si svolgeranno attraverso una pluralità di contenuti ed un mix di percorsi: dall'università alla formazione on the job. Sarà strategica la formazione teorica e laboratoriale svolta all'interno delle grandi aziende o di gruppi di aziende.

L'apprendistato dovrà entrare a far parte del sistema scolastico e rilasciare diplomi aventi valore legale e non.

La precarietà crescente del lavoro offerto ai giovani rivaluta l'apprendistato come formula che protegge (vedi durata in genere pluriennale del contratto di apprendistato) e sviluppa (anche mediante i processi formativi propri dell'apprendistato) la professionalità dei giovani per il futuro. L'obiettivo può essere quello di formare gli apprendisti come una nuova aristocrazia del lavoro, aristocrazia perché competitiva sul piano internazionale.

Pagina avanti
Indice della paginaTorna ad inizio pagina