Competenze per il 21esimo secolo
(Leveraging What We Know: A Literacy Agenda for the 21st Century)
Anche questa sessione è stata organizzata direttamente dalla presidenza dell'AERA per trattare un altro tema centrale nel dibattito sulle politiche scolastiche negli Stati Uniti, ossia la definizione delle conoscenze e delle competenze necessarie per inserirsi nella vita economica, politica, culturale sociale del 21º secolo. Da questo punto di vista, questa sezione è un complemento della precedente poiché avrebbe dovuto esplorare le aspettative alle quali l'istruzione e la formazione scolastica dovrebbero rispondere tenuto conto dell'evoluzione tecnologica, scientifica e gestionale tipica del 21º secolo.
Si trattava insomma di discutere come collegare i programmi di insegnamento alle trasformazioni della società. Anche in questa sessione l'ostilità della sala nei confronti di questa idea era palese: secondo molti presenti la scuola non dovrebbe costruire il curricolo su fatiscenti competenze volute dal mondo aziendale e da una società in crisi. La scuola dovrebbe essere impermeabile a tali richieste. La sua funzione educativa trascende gli interessi del mondo dell'impresa, è universale, atemporale. In ogni caso, essendo la cultura scolastica americana plasmata da una filosofia pragmatica dell'educazione, non si hanno scontri ideologici violenti come spesso capita in diversi sistemi scolastici europei, per esempio in Italia.

La sessione è stata dominata dei delegati dell'associazione dei professori di inglese, National Council of Teachers of English, i quali hanno difeso a spada tratta un curricolo e un modello di scuola tradizionali.
Nel sito di questa associazione si ritrovano vari documenti che riguardano l'insegnamento dell'inglese, il posto della letteratura nel curricolo nel 21º secolo (si veda ad esempio The Definition of 21st Century Literacies).
Come è successo nella sessione precedente, anche in questa la maggioranza degli insegnanti, molti ricercatori e molti relatori hanno criticato la politica scolastica federale e quella degli Stati con toni virulenti che rivelano l'ostilità e la diffidenza presenti nel mondo della scuola nei confronti degli indirizzi e delle tendenze in auge nelle attuali politiche scolastiche americane.
L'aspirazione a una scuola come oasi protetta
Per la maggioranza dei relatori, la scuola dev'essere un'oasi protetta contro le ingerenze del mondo esterno che contrastano con la vera natura dell'educazione. In ultima analisi il mondo esterno deve essere ignorato dalla scuola; le aziende con le loro rivendicazioni non devono contare per chi sta nella scuola e non dovrebbero avere voce in capitolo nella costruzione dei curricoli.
L'impressione generale è quella della prevalenza di una mentalità conservatrice con l'obiettivo di preservare un tipo di scuola che forse non è mai esistito. Le proteste degli insegnanti contro le ingerenze e le pressioni di un mondo che non capisce la scuola, arrogante, affarista, violento, trovano un'eco e un sostegno in molti istituti di ricerca educativa inclini a protestare contro le ingerenze del mondo aziendale ma muti di fronte alle ingerenze dei partiti politici.
Sarebbe invece giunto il momento di ribaltare la prospettiva della ricerca scientifica sulla scuola, di non subire più la politica nell'impostazione delle proprie indagini, ma agire in modo autonomo, scientifico e rigoroso volto a analizzare e valutare come funzionano le politiche scolastiche e come operano gli amministratori della scuola e i dirigenti scolastici.
In fondo, si sa ben poco di come di come vengono prese le decisioni politiche, dei parametri che incidono sulle scelte, dei paradigmi espliciti o impliciti che servono da riferimento a coloro che prendono le decisioni riguardanti le finalità dei sistemi scolastici. Ciò detto, se è corretto e doveroso esigere una valutazione dell'operato dell'amministrazione scolastica e dei processi decisionali riguardanti la scuola, non si può pretendere che la politica scolastica resti impermeabile all'evoluzione economica e tecnologica, che la scuola resti libera di fare tutto ciò che vuole. Il mito di un sistema autoreferenziale non si regge più.
I relatori hanno denunciato i modelli di valutazione in auge che hanno come unico obiettivo l'operato degli insegnanti. In questo hanno ragione. Occorre uscire da questo schema, ribaltarlo per valutare le modalità decisionali, le competenze dei dirigenti scolastici, e l'efficacia dell'amministrazione della scuola. Si invoca un sistema di valutazione comprensivo che non sia più unicamente focalizzato sulla valutazione degli apprendimenti in matematica e sulle competenze linguistiche (comprensione e produzione della lingua scritta).
La maggior parte degli attuali test non sono affatto sensibili a questi aspetti, non sono strumenti al servizio del miglioramento della scuola. Sono strumenti di ricatto, punitivi, che pongono gli insegnanti in gravi difficoltà e che non li aiutano a svolgere il loro mestiere con studenti e allievi molto più esigenti di un tempo, molto difficili da orientare, da guidare, molto più disattenti e disturbati da ciò che avviene all'esterno.
Un caso paradigmatico: TIC, scuole e politica
Uno dei casi paradigmatici dell'incomprensione esistente tra mondo della scuola e quello dei responsabili politici riguarda le strategie d'adozione e diffusione delle TIC.
I relatori nonché diversi interlocutori intervenuti nel corso della discussione hanno denunciato l'opacità della politica federale americana in questo settore.
Tutti sono al corrente che qualcosa bolle in pentola senza però conoscere né le intenzioni né i dettagli della politica federale in materia.
Il divario fra il mondo della scuola e quello nel quale crescono gli studenti sembra insanabile e non se ne verrà a capo con curricoli nuovi imposti agli insegnanti.
La via d'uscita implica che si tracci un sistema scolastico ecologico nel quale i vari mondi che convergono nella scuola comunichino tra loro e si fecondino reciprocamente. Questo era il messaggio principale della sessione.
Si è però ancora molto distanti da una strategia del genere. Troppi interessi sono tra loro alleati per tarparla.