LA TRASPARENZA NON ALLOGGIA A VIALE TRASTEVERE
I LATI OSCURI DEI COMANDI. E ORA CAMBIERA’?

L’ADI ha intrapreso, da anni, una battaglia, purtroppo solitaria, nei confronti del MIUR per la trasparenza, in particolare per rendere pubblici i nominativi dei comandi, che secondo la legge 23 dicembre 1998, n. 448 (art. 26, comma 8), vengono assegnati  a) alle associazioni professionali impegnate nella ricerca e nella formazione (ora nella misura ridotta di 50), b) ad Enti e Associazioni che svolgono attività di prevenzione del disagio psico-sociale o di assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento di tossicodipendenti” (nella misura di 100). Ci sono infine i comandi presso le amministrazioni centrali e periferiche del MIUR, ma che non rientrano nell'"oscuramento”, su cui andrebbe comunque fatta un’analisi molto puntuale.

Sulla pubblicizzazione di questi atti l’ADI vinse nel 2014 una causa al TAR e per due anni ebbe i nominativi dei comandati, da cui si evinse un uso in molti casi “non appropriato” dei comandi.  Dopo di allora è ricominciato il diniego.

L’ADI non ha però abbandonato questa battaglia di civile, doverosa trasparenza, specie da un ministero che si occupa di ”Educazione”.  Così a partire da settembre 2017, dopo aver scritto senza esito, sia al dipartimento competente (Direttrice Rosa De Pasquale), sia alla ministra Fedeli, si è rivolta all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) e alla Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza del Ministero, Gianna Barbieri.

Ci sono voluti 8 mesi per avere tutti i nominativi dei comandati alle Associazioni, mentre abbiamo ancora un elenco parziale per chi è comandato presso Enti per il disagio e reinserimento tossicodipendenti. L’oscuramento continua e sono tristemente chiare le ragioni.

Sul sito ADI è stata pubblicata la cronistoria della vicenda insieme alle norme di legge e agli elenchi ricevuti. Da un’analisi degli elenchi risulta che: 

1.  non sono stati seguiti criteri di merito (non hanno voluto esplicitare i criteri di assegnazione)

2. hanno inserito nell’elenco degli enti per disagio e reinserimento tossicodipendenti, associazioni e comandati che nulla hanno a che fare con tale categoria, che richiede specifica certificazione.

3.  fra le associazioni professionali per la formazione del personale e la ricerca educativa sono stati inseriti enti che non c’entrano nulla, perché gestiscono scuole private o corsi di formazione professionale, 

4.  Sono stati occultati 4 nominati di cui si forniscono solo le iniziali

5.   E qui si tace su quanto è uscito su alcuni nominativi, perché il tema è troppo delicato.

Abbiamo illustrato il tutto al FONADDS, il Forum Nazionale delle Associazioni di Docenti e Dirigenti Scolastici.
Ci auguriamo che la trasparenza diventi una battaglia comune di civiltà e sia assunta dal nuovo MIUR!

Leggi l'intero dossier sul sito.

QUALE POLITICA EDUCATIVA CON IL MIUR GIALLO-VERDE?

Abbiamo un Ministero giallo-verde: il Ministro Marco Bussetti in quota Lega e i due Sottosegretari, Salvatore Giuliano e Lorenzo Fioramonti, in quota Cinque Stelle

Rispetto ad un recente passato la novità è che sia il Ministro sia un Sottosegretario sono uomini di scuola.

Quale sarà la linea politica sull’istruzione che nascerà da questo nuovo “contratto”?

Al momento è difficile da prevedere, considerato che poco o nulla si dice nel Contratto di governo, dove la scuola occupa il 22° posto su 30 (all’ultimo è collocata l’Università). I soli riferimenti alle “cose da fare” sono la lotta al precariato, la soluzione delle maestre diplomate, e un ridimensionamento (o azzeramento?) dell’alternanza scuola lavoro.  Il resto rimane a livello di titoli general generici.

L’augurio è che non si riproducano le scelte demagogiche della Buona Scuola: sanatorie à gogo e un numero altissimo di assunzioni slegate dai bisogni reali degli istituti.

Si assumano invece come priorità alcune misure concrete per il soddisfacimento dei bisogni di apprendimento dei ragazzi più deboli.  Non dovremmo dimenticare mai che deteniamo il tristissimo primato europeo del maggior numero di NEET (Not in Employment Education and Training), ragazzi che non lavorano e non studiano, mentre il mismatch fra formazione e lavoro si approfondisce.

Leggi sul sito il paragrafo Scuola del Contratto di governo

LA COMPETENZA “IMPRENDITORIALITA'”

CHE COS’E’, COME SI INSEGNA

Riferiamo delle importanti relazioni sul tema dell’imprenditorialità, tenute al seminario internazionale ADi 2018 da Margherita Bacigalupo, del Joint Research Center, JRC, della Commissione Europea, e dalla gallese Elin McCallum, che collabora con Bacigalupo. Le relazioni integrali comprensive di video sono sul sito ADi.

“Imprenditorialità”: dalla Raccomandazione europea del 2006 a quella del 2018

La competenza “Imprenditorialità” è stata inserita per la 1^ volta fra le “competenze di base” nella Raccomandazione europea del 2006.  Il 22 maggio 2018 è stata pubblicata una nuova Raccomandazione Europea sulle competenze di base (Raccomandazione Europea 2018 sulle competenze base) che ha rivisitato ed aggiornato quella del 2006, in essa l’imprenditorialità rimane come competenza autonoma ed è rafforzata.

EntreComp

Margherita Bacigalupo  è l’autrice di Entrecomp 2016. EntreComp è il Quadro di Riferimento europeo per l’Imprenditorialità, ed è nato come risposta all’esigenza di armonizzare l’educazione all’imprenditorialità, che nei vari Paesi europei appariva disuguale in termini di contenuti, metodi e misure di supporto. Il testo integrale di Entrecomp è solo in inglese, ADi ne ha fatto una traduzione parziale in italiano.

Il termine italiano “imprenditorialità” necessita di un aggiustamento semantico, perché non rende correttamente l’idea, forse è più appropriato imprenditività. In Entrecomp l’entrepreneurship copre infatti anche il tema dell'intraprendenza e di tutte le competenze connesse, grinta, immaginazione, resilienza, perseveranza ecc..

La definizione di imprenditorialità scelta da EntreComp è quella della Fondazione Danese per l'Educazione all'Imprenditorialità , che,   tradotta in italiano suona così: “intraprendere significa agire su opportunità e idee, trasformandole in valore per gli altri, valore che può essere economico, culturale o sociale” (FEE-YE, 2011).

Pertanto, la creazione di valore è ciò che articola tutta la competenza.

Le aree di competenza che mette in scena Entrecomp sono 3, 1) idee e opportunità, 2) risorse, 3) in azione. Queste 3 aree si aprono ciascuna in 5 competenze, per complessive 15 competenze.  Ognuna accompagnata da un'esortazione e una breve descrizione.

Usare Entrecomp come un vocabolario

Entrecomp non è un curriculum.  Ci sono 442 risultati di apprendimento dentro il framework.  È un quadro di consultazione dettagliato, ma sufficientemente generale da poter /dover essere adattato al contesto, perché questo tipo di apprendimento avviene solo in contesto, e non solo in ambito scolastico.

Quello che EntreComp vuole fare è creare un linguaggio comune. Quindi Entrecomp non è una nuova ricetta, ma una guida, e va usato come un vocabolario. Nessuno legge un vocabolario dalla A alla Z, ma tutti lo usano quando hanno bisogno di una referenza, quando qualcosa non gli è chiaro.  Entrecomp deve avere la stessa funzione di un vocabolario

Da EntreComp a EntreComp into Action

Il 3 marzo 2018 è stato pubblicato EntreComp into Action, di cui è autrice insieme a Margherita Bacigalupo la gallese Elin McCallum. Si tratta di un manuale che spiega come passare dalla teoria alla pratica, in breve come usare Entrecomp.  Ci fornisce più di 70 esempi pratici di come Entrecomp può essere usato per il lifelong learning, nell’educazione sia formale che non formale, e anche nell’impiego. La Guida è per ora solo in inglese. 

EntreLearn

E arriviamo a EntreLearn. Si tratta di un progetto I-LINC, per docenti europei. EntreLearn è stato tradotto in italiano da ADI, ed è una risorsa fantastica.

È una cassetta degli attrezzi, creata da insegnanti per insegnanti, che offre molte idee per promuovere lo spirito di iniziativa e la mentalità imprenditoriale negli studenti. Si può utilizzare in qualsiasi disciplina scolastica e con studenti di qualunque età.

La struttura di EntreLearn segue il quadro metodologico di EntreComp e consente di sviluppare con la classe sia attività semplici sia esperienze molto più articolate e complesse.

Leggi sul sito le 2 relazioni integrali con video.

ESAME DI "MATURITA'" IN ITALIA E IN FRANCIA: STORIA DI 2 MONUMENTI NAZIONALI

Sul sito ADi abbiamo fatto un veloce confronto fra due monumenti storici: l'esame di “maturità” in Italia e in Francia 

Italia

In Italia nasce nel 1923 con la riforma Gentile (solo il 25% di promossi in quel 1° esame). Ben presto modificato, subirà innumerevoli trasformazioni nel corso degli anni, sia nella tipologia delle prove sia nella composizione delle commissioni, in un alternarsi di commissioni esterne, interne e miste.

La prima vera rivoluzione della maturità si ha nel 1969, nel pieno delle manifestazioni studentesche del ’68, quando il ministro Fiorentino Sullo vara, insieme alla liberalizzazione degli accessi universitari, l’esame con solo 2 scritti, 2 materie all’orale, voto in sessantesimi. La formula resta invariata fino alla fine degli anni Novanta. Nel 1997 il ministro Luigi Berlinguer dà via libera ai crediti scolastici, 3 scritti (italiano, prova specifica per indirizzo, “quizzone” multidisciplinare”) e un orale sulle materie dell’ultimo anno, commissione mista e voto in centesimi. La maturità cambia nome e diventa “esame di Stato”. Nel nuovo millennio, ogni ministro dell’Istruzione ci mette lo zampino. Nel 2017 arriva il decreto della Buona Scuola renziana, le cui novità diventeranno realtà dal 2019: addio al quizzone, basteranno 2 scritti e un orale, obbligatorietà dei test Invalsi, media del 6 per l’ammissione e frequenza dell’alternanza scuola-lavoro, commissione mista.

Intanto l’esame di stato, con il 99,5% dei promossi (a.s. 2015/2016), ha perso valore e l’ingresso all’Università è ormai quasi ovunque garantito solo dalle prove preselettive di ingresso fatte direttamente dalle università.

Francia
In Francia l’esame di maturità, il «Baccalaureat», è un monumento storico edificato da Napoleone nel 1808, che ha subìto negli anni pochi cambiamenti se non ai tempi di De Gaulle.
Macron l’aveva annunciato in campagna elettorale: "Il baccalaureat è una “machine infernale, trop complexe, trop cher et trop lourd”, che stritola 700mila studenti (con relative famiglie) e costa allo Stato più di 1,4 miliardi di euro all’anno .
E così il potente ministro dell’Education Nationale, Jean-Michel Blanquer, in un anno ha realizzato la riforma dell’esame, andata in vigore prima della complessiva riforma dei licei che si concluderà nel 2021.
Il Bac è diventato una prova più agile, basata su quattro prove scritte e un Grand Oral interdisciplinare di 20 minuti, che si ispira al modello del “colloquio italien” come hanno scritto i giornali, con tono leggermente denigratorio.
L’esame scritto di filosofia rimane e si estende come materia comune a tutti per eccellenza (tranne i licei professionali), come ha detto il Ministro Blanquer, facendo riferimento allo spirito dei Lumi.
Le prove finali del Bac conteranno per il 60% del voto finale. L’altro 40% dipenderà dalle valutazioni precedenti, ottenute nel corso dell’anno scolastico.

Leggi sul sito.

PISA 2018 ENTRANO LE “COMPETENZE GLOBALI”

COSA SONO E COME SI VALUTANO

Tiziana Pedrizzi ha tradotto integralmente e commentato per ADi il Quadro di Riferimento dell’OCSE sulle Competenze Globali, che da quest’anno sono oggetto di valutazione in PISA 2018. Si tratta di  Preparing our youth for an inclusive and sustainable  world -the OECD PISA global competence framework 2017 a cura di Andreas Schleicher e Gabriela Ramos.

Sulla base di questo documento, sono state prodotte e testate sul campo (field trial) delle prove di cui alcune sono presenti nel documento.

La Global Competence è una capacità multidimensionale. Gli individui dotati di Global competence sanno esaminare i problemi locali, globali ed interculturali, comprendere ed apprezzare differenti prospettive e visioni del mondo, interagire rispettosamente e con successo con gli altri e condurre azioni responsabili nei confronti della sostenibilità e del benessere collettivo.

Il Framework delle Global Competencies  è particolarmente ampio ed articolato, caratterizzato dal riferimento costante ai documenti di politica scolastica della Comunità Europea, ma anche ad esperienze e ricerche precedentemente condotte sul campo, fra le quali Project Zero della Università di Harvard , le indagini IEA sulle competenze civiche: International Civic and Citizenship Education Study ICCS 2009 e International Civic and Citizenship Education Study ICCS 2016 . Pertanto, il contributo peculiare di PISA 2018 dovrebbe essere non solo e non tanto quello di indicare le competenze e gli strumenti per raggiungerle, quanto i modi per valutarle

L’obiettivo delle Global Competence sembra essere quello di creare una visione del mondo internazionale caratterizzata dal rispetto e dalla comprensione reciproca fra le diverse culture. Finalità non solo quella della convivenza pacifica, quanto quella di creare la possibilità di collaborare in modo efficace, sul terreno del lavoro e della produzione di ricchezza.

I risultati della indagine ed il dibattito che probabilmente li accompagnerà ci diranno quanto questa prospettiva sia realistica. Certamente l’impressione è quella della aspirazione ad imporre una visione “politicamente corretta” ai sistemi educativi ed attraverso questi alle società. Una prospettiva in controtendenza rispetto al riemergere dei localismi, dei tribalismi e del potere identitario delle religioni che per essere competitiva, al di là del potere condizionante del capitale e della finanza internazionale, forse necessita di una maggiore consapevolezza della dimensione storico- culturale della educazione nelle società umane.

Leggi sul sito il commento e la traduzione integrale del framework e alcune prove.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE:
FUTURO DEL LAVORO, FUTURO DELLA SCUOLA

Al seminario internazionale ADI 2018, Giulia Baccarin, giovane imprenditrice, co-fondatrice di un’azienda predittiva, MIPU, ha svolto una relazione fantastica su intelligenza artificiale e futuro del lavoro, che non è sintetizzabile in poche righe, va letto il testo o ascoltato il video, entrambi disponibili sul sito ADi.

In maniera avvincente e con un linguaggio accessibile a tutti, Baccarin ci conduce tra algoritmi di sentiment analysis e di data mining alla scoperta della fabbrica predittiva e del futuro, già presente, che sta sconvolgendo il lavoro e le nostre vite.

Alla domanda, che è il titolo della sua relazione, “Futuro del lavoro o lavoro senza futuro?”, Baccarin dà una risposta sostanzialmente positiva, chiarendo bene, però, che tutto dipenderà da chi programmerà gli algoritmi del futuro e da come verranno programmati.

3 Competenze fondamentali per l’educazione delle nuove generazioni

Baccarin affronta anche il tema dell’educazione.

La prima questione, sostiene, è capire quali siano le caratteristiche che ci differenziano da tutti i robot che potremo inventare, perché quelle più di altre vanno coltivate.

E ha immaginato tre caratteristiche fondamentali:

  1. la prima è la resilienza, la capacità di tenere testa alle avversità, di apprendere continuamente, di rialzarsi, perché domani ce ne sarà molto più bisogno di oggi.
  2. La seconda è l'empatia. Siccome i robot di certo non sanno che cos'è questo sentimento, tutti quei lavori che la richiedono saranno mantenuti ed è pertanto davvero importante coltivare questa caratteristica.
  3. La terza caratteristica è la creatività. L’ intelligenza artificiale soprattutto quella che siamo stati capaci di sviluppare fino a oggi è un’intelligenza specifica, non simula completamente il funzionamento del cervello umano, simula singole operazioni. Un robot, per esempio, sa battere Kasparov agli scacchi, perché si basa sulla ripetizione delle stesse iterazioni migliaia e migliaia di volte. La creatività non è propria degli algoritmi, anche se oggi fanno vedere dei robot che dipingono quadri. Quella non è creatività, è semplicemente ritornare sullo stesso set di dati per fare quello che potrebbe risultare un'opera d'arte, ma è una copia.

Quindi tutto quanto coinvolge la resilienza, la creatività e l'empatia debbono essere assolutamente coltivati nell’educazione dei giovani.

E occorre lavorare per riscrivere il nostro sistema educativo, il nostro contratto sociale in favore di queste caratteristiche.

Leggi sul sito la relazione integrale e guarda il video.

WORLD CLASS
COME COSTRUIRE UN SISTEMA SCOLASTICO DEL 21° SECOLO
UN LIBRO DI ANDREAS SCHLEICHER

Pubblicato online sul sito dell’OCSE, l’ultimo libro di Andreas Schleicher Direttore OCSE per l’educazione: Come costruire un sistema educativo per il 21° secolo

Un libro da leggere per la ricchezza della documentazione e delle indicazioni, ma anche perché è dedicato a tutti noi, insegnanti del mondo!

Una situazione preoccupante ma con possibilità di recupero

Il libro comincia con notizie preoccupanti. Nel 2015 uno studente su due, su un campione di 12 milioni di quindicenni, non era in grado di svolgere compiti elementari in lettura, matematica e scienze. Sono studenti che appartengono a 70 Paesi con redditi alti o medi. Negli ultimi 10 anni non ci sono stati reali miglioramenti, nonostante la spesa per l'istruzione sia complessivamente aumentata del 20%. 

Nonostante ciò esistono molte situazioni virtuose, da cui si potrebbe trarre ispirazione.

Miti e fatti

Nel 2° capitolo Schleicher sfata molti miti e lo fa, portando dati ed esempi. Ci dice, per esempio, che non è vero che i poveri siano condannati al fallimento a scuola e non è vero che gli immigrati abbassino il livello degli apprendimenti.

Parimenti ci indica, sempre con dovizia di particolari, quali siano i fattori che maggiormente influenzano il successo scolastico, come ad esempio passare dalla responsabilità amministrativa a quella professionale o rendere l'istruzione una priorità, credendo fermamente che tutti gli studenti possano imparare e raggiungere alti livelli.

Fornisce contestualmente le caratteristiche di 5 sistemi educativi al top delle classifiche: 1) Singapore, 2) Estonia, 3) Canada, 4) Finlandia, 5) Shanghai.

Come realizzare le riforme

Un intero capitolo è dedicato a come realizzare riforme dell’istruzione. Fra i diversi punti toccati risalta l’accento posto sull’importanza di coinvolgere tutti gli interessati, in primo luogo gli insegnanti, che devono impadronirsi della riforma e implementarla. È parimenti importante saper utilizzare i dati, oggi facilmente accessibili, per disporre dei necessari feedback.

Leggi il libro in pdf in inglese

Leggi sul sito la sintesi integrale.

ADI MEMBRO DELLA RETE EUROPEA EBSN

CONVEGNO A BERLINO

Che cos’è EBSN

La  European Basic Skill Network, EBSN, è una rete associativa europea non-profit, creata nel 2013, impegnata nelle politiche dell’istruzione, con particolare riguardo allo sviluppo delle competenze di base degli adulti (alfabetizzazione linguistica, matematica, competenze digitali, comunicazione orale, seconda lingua per gli immigrati). Oltre 60 milioni di adulti hanno problemi a leggere, scrivere e far di conto in Europa. Come Unione Europea c'è molto lavoro da fare.

Lo scopo di EBSN è quello di promuovere, a livello europeo, nazionale e regionale, l’eccellenza nella programmazione e implementazione delle politiche educative in questo campo, nella convinzione che la capacità di padroneggiare le competenze di base abbia un fortissimo impatto sull’istruzione, l’impiego, l’inclusione sociale, la lotta alla povertà, e la crescita economica sostenibile.

EBSN ha costruito varie iniziative e ambiti di cooperazione con la Commissione Europea.

  Il convegno del 6, 7, 8 giugno e l’ingresso di ADi

  Il 6, 7 e 8 giugno 2018 si sono tenuti il Direttivo e il Convengo annuale dell’European Basic Skill Network. In quell’occasione ADi ne è diventata membro.

 Il convegno, che ha avuto luogo nella suggestiva cornice del centro multiculturale Kulturbrauerei a Berlino, ha ribadito la forte necessità di migliorare l’accesso alla formazione delle competenze di base per lo sviluppo personale e per lo sviluppo dell'occupazione.

La prima giornata di lavori si è concentrata sulla strategia tedesca per l’alfabetizzazione e lo sviluppo delle competenze di base, sviluppatasi dopo che nel 2011 uno studio tedesco, ricordato come “alfa shock”, mise in luce che 7,5 milioni di adulti tedeschi avevano gravi lacune nelle competenze di base.   Da allora è partito un programma nazionale decennale denominato Alpha Decade.

La seconda giornata del convegno berlinese ha invece permesso di avere un’ampia panoramica su quanto si sta facendo in questo campo all’interno dell’Unione Europea. Un intervento, forse fra i più interessanti per i temi trattati, è stato quello di Inez Bailey del National Adult Literacy Agency (NALA) Irlandese.

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I FOCUS DI PISA N. 80 – 81 – 82

Continua sul sito ADi l’opera meritoria di Marco Bardelli di traduzione, sintesi e commento dei Focus in PISA, che solo ADi fa in Italia (l’INVALSI ne ha tradotti 15 su 82). Sul sito ADI i Focus 80,81,82

Focus n.80: In quali scuole e Paesi gli studenti con svantaggio socioeconomico raggiungono migliori risultati?

• La grande maggioranza dei sistemi scolastici in cui gli studenti svantaggiati hanno più possibilità di essere scolasticamente resilienti ha caratteristiche comuni. Fra esse la principale è un buon clima disciplinare, in cui sia possibile agli studenti concentrarsi in classe e agli insegnanti condurre l’insegnamento/apprendimento con modalità e tempi giusti.

•  In molti Paesi non ci sono correlazioni evidenti tra risorse impiegate e studenti resilienti, questo non significa che gli investimenti non servano, ma piuttosto che le risorse aiutano gli studenti svantaggiati solo se direttamente collegate alle loro opportunità di apprendere.

Focus n.81: Per gli insegnanti di scienze, che cosa è più appagante nel loro lavoro?

Sono più appagati nel loro lavoro gli insegnanti di scienze

1)    che aspiravano a diventare insegnanti quando si sono iscritti all’università,

2)     che collaborano con i colleghi e partecipano ad attività di sviluppo professionale,

3)    che insegnano in classi dove non c’è né rumore né disordine, mentre non ha nessuna influenza la composizione della classe in termini di background e lingua degli studenti immigrati

Focus n.82: Confronto tra i diversi Paesi sui risultati e sul benessere degli studenti immigrati

• Nel 2015, il 23% dei quindicenni dei Paesi OCSE era costituito da studenti stranieri di nascita o con almeno un genitore nato in un altro Paese. Rispetto al 2003 questo dato risultava maggiore di 6 punti percentuali.

• In media nei Paesi OCSE, la prima generazione di immigrati ha avuto, in confronto agli studenti autoctoni, risultati inferiori nelle discipline scolastiche e ha mostrato un minor senso di appartenenza alla scuola, minore soddisfazione di vita e maggiore ansia rispetto all’apprendimento. Per contro ha dimostrato una più elevata motivazione a riuscire.

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