Nell'istruzione esiste una “seconda chance”?

Cosa dice il Focus n. 19

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Questo Focus cerca di indagare cosa succede o si può presumere succeda alle competenze di lettura dopo i 15 anni, l'età anagrafica in cui viene effettuata l'indagine PISA. Nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta c'è possibilità di recuperare le carenze registrate a 15 anni?

L'approfondimento è reso possibile dalla effettuazione in Canada di una ricerca decennale che, partendo dai dati di PISA 2000, ha seguito, con una indagine nazionale, effettuata ogni due anni gli studenti del campione PISA ORIGINARIO ed i loro genitori. L'ipotesi di partenza è che il periodo fra i 15 ed i 24 anni sia un periodo critico nelle sviluppo sociale ed intellettuale dei giovani e che le competenze di lettura abbiano un forte impatto sulle LORO possibilità di sviluppo di studio e lavoro.

L'indagine arriva alle seguenti conclusioni:

•  fra i 15 ed i 24 anni i giovani campionati hanno realizzato un incremento medio di 57 punti, pari a più di un anno di scolarità – il che non sembra molto

•  i giovani canadesi al di sopra del livello 3 (in PISA 2000 considerato quello base) passano dal 79% al 93% - un quadro complessivo da paese avanzato

•  per i maschi il gap con le femmine si è ridotto da 32 a 18 punti, per gli studenti con Status Economico Sociale basso si è RIDOTTO da 65 a 50

•  ma i livelli bassi non hanno raggiunto quelli alti: gli svantaggiati a 24 anni raggiungono il punteggio di 568, ancora inferiore a quello degli avvantaggiati a 15 anni (572 )

•  il gruppo di studenti che ha colmato interamente il gap di 21 punti a 15 anni è quello dei non nati in Canada che sono arrivati a 24 anni al punteggio di 600 circa, alla pari con gli autoctoni.

Quanto agli effetti della partecipazione a qualche forma di educazione post-secondaria formale o non, essa, secondo il Focus, è, in modo consistente e sostanziale, da mettere in relazione al miglioramento nelle competenze di lettura:

•  i 24enni con solo un diploma di scuola superiore o con più di 3 anni di esperienza di lavoro passano da 499 a 564 punti;

•  i 24enni con diploma postsecondario non universitario passano da 533 a 584 punti;

•  i 24enni con titolo di studio universitario passano da 596 a 652 punti.

In definitiva però chi ha avuto il miglioramento maggiore – anche se in misura limitata - sono i giovani che avevano i livelli di partenza più bassi e che hanno conseguito il titolo di studio più basso (65 punti a fronte di 51 e di 56).

In Italia

Nel nostro paese le indagini che hanno preso spunto da PISA sono state in questo decennio molto poche. Solo Val d'Aosta e Trento hanno realizzato in questi ultimi anni indagini aggiuntive che cercavano di indagare aree di interesse particolare di quelle province/regioni. Probabilmente non si tratta solo di disponibilità finanziarie, che in quelle regioni/province autonome sono notoriamente maggiori che altrove.

Del resto è nota la difficoltà con cui PISA è emersa alla conoscenza di politici ed amministratori italiani nazionali e regionali. Anche oggi l'utilizzo dei suoi risultati è superficiale e per lo più strumentale. Si può dire che PISA sia loro servita essenzialmente per motivare (giustificare direbbe qualcuno) i tagli di organici ed abbia avuto come principale merito quello di fare uscire dalla clandestinità e supportare con dati l'impressione preesistente che le Italie dell'istruzione siano due.

Non si tratta solo del centro ministeriale. La maggior parte delle Regioni e degli Uffici Scolastici Regionali non si è curata di effettuare analisi sui propri risultati in PISA 2009, anche se essi erano stati messi a disposizione gratuitamente da un investimento centrale (una volta tanto, onore al merito) che, con un esborso maggiore, aveva realizzato un campionamento su base regionale e non più solo di macroarea.

Ciò che si è mosso è stato essenzialmente il Sud anche (o soprattutto?) a causa dei vincoli per i finanziamenti europei, ma più per cercare di migliorare i propri risultati sulla vetrina internazionale che per analizzarli poi approfonditamente.

Altri paesi invece, come il Canada utilizzato in questo Focus, approfittano di questi dati per scavare su temi di loro interesse sociale. OCSE ne approfitta per spezzare una lancia a favore di uno dei suoi punti fermi cioè l'utilità della formazione permanente o comunque di una educazione secondaria e terziaria molto diffusa.

Tuttavia i dati presentati non sembrano confermare del tutto questa convinzione: un incremento pari ad un anno di scolarità non sembra molto per un periodo di tempo pari a 9 anni ed in ultima analisi ha migliorato di più chi è stato di meno a scuola.

Forse bisogna cominciare a pensare che le competenze di lettura dopo una certa età ed un certo percorso formativo fanno fatica ad incrementarsi.

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