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Più bambini, meno insegnanti: Rapporto studenti/insegnanti Nei paesi in via di sviluppo il rapporto alunni di scuola primaria/insegnanti continua ad essere tre volte più alto di quelli dei paesi sviluppati. In paesi quali il Benin, la Repubblica centro africana, il Ciad, il Congo, il Gabon, il Malawi, il Mali, il Mozambico e il Senegal, per esempio, lo studio riporta una media di oltre 50 allievi per insegnante nella scuola primaria, e spesso anche di 70. Queste sono medie nazionali relative al rapporto alunni/docenti che sono diverse dal numero di allievi per classe. E si sottolinea che con medie di 70 alunni per insegnante non sono rare le classi con più di 100 bambini. Questi dati vanno confrontati con una media di 16 alunni per insegnante nei paesi membri dell’OCSE. La Danimarca per esempio ha una media di 10.6 alunni di scuola primaria per insegnante, l’Ungheria di 10.9, l’Italia di 10.3, il Lussemburgo di 12.5 e la Norvegia di 12.6 . Titoli ed età media degli insegnanti Gli insegnanti dei paesi in via di sviluppo sono generalmente molto giovani e inesperti. In molti di questi paesi più del 30% degli insegnanti ha meno di 30 anni: in Indonesia gli insegnanti della scuola primaria con meno di 30 anni sono più del 52%. Sebbene la maggior parte degli insegnanti abbia titoli di studio riconosciuti a livello nazionale per lo svolgimento della professione, questi titoli variano molto e in molti dei paesi meno sviluppati la maggior parte degli insegnanti di scuola primaria ha, al massimo, la licenza di scuola media e quasi mai una preparazione di tipo professionale. Questo è il caso di almeno il 50% degli insegnanti dell’Uganda, del 40% di quelli del Togo e di circa il 35% degli insegnanti di Capo Verde. Anche i paesi sviluppati stanno affrontando una situazione difficile, ma per ragioni opposte. Il corpo docente nel suo complesso sta invecchiando e i governi stanno lottando per attirare giovani nella professione. In Germania e Svezia, ad esempio, più del 70% degli insegnanti di scuola primaria ha più di 40 anni. Questo significa che la maggior parte di loro si è formata 15 o 20 anni fa, e da allora sono cambiate in modo incredibile le conoscenze e le competenze che gli studenti dovrebbero apprendere. Il rapporto sottolinea che in molti paesi è prevista la formazione in servizio, ma è di dubbia qualità ed efficacia. Retribuzioni La ricerca indica che le basse retribuzioni possono essere in parte responsabili della mancanza di nuove leve. Nei paesi dell’ OCSE, ad esempio, un insegnante con 15 anni di servizio, guadagna in media US $ 27.525 all’anno (da un minimo di US $ 8.252 in Ungheria a un massimo di US $ 43.627 in Svizzera), che, secondo il rapporto, è molto meno di quanto guadagnino in altri campi professionisti con titoli corrispondenti. Questi stipendi sono comunque molto superiori a quelli degli insegnanti dei paesi in via di sviluppo, dove i salari sono scesi in maniera costante durante tutti gli anni ’90. In Indonesia un insegnante con 15 anni di servizio guadagna in media US $ 2.938 all’anno, mentre in Perù tutti gli insegnanti, indipendentemente dal grado scolastico in cui insegnano o dagli anni di servizio, guadagnano poco più di US $ 4.700 all’anno. I segnali di una crisi incombente “La carenza di insegnanti, che si comincia a registrare ovunque, ha molte cause, ma i fattori che l’accomunano sembrano essere la perdita di status e il peggioramento delle condizioni di lavoro. Il risultato è l’abbandono della professione per intraprendere altri lavori, mentre le potenziali nuove leve guardano all’insegnamento come a un’ultima spiaggia” dice il Vice Direttore-Generale per l’Istruzione dell’UNESCO, John Daniel. “In tutti i sistemi educativi del mondo si intravvedono i segni di una crisi incombente”, dice Sally Paxton, Direttore Esecutivo per il Dialogo Sociale dell’ILO. “In un tempo di rapidissime trasformazioni e di continua evoluzione delle conoscenze e delle competenze, in un tempo in cui gravano sulle scuole e sugli insegnanti richieste sempre più pressanti, è necessario che i governi e i loro partner instaurino rapidamente un dialogo con gli insegnanti e i loro sindacati per discutere dei modi per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro”. |
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