PRESENTAZIONE ADi

Il Rapporto OCSE 2007, Uno Sguardo sull'Educazione, reso pubblico il 18 settembre, pone l'accento su due temi importanti:

1) l 'istruzione superiore

2) l'efficienza nell'istruzione, vale a dire il rapporto costi-benefici

Prima di passare ad alcune considerazioni specifiche sul nostro Paese, qualche annotazioni sulle conclusioni più significative del Rapporto che riguarda i 30 paesi dell'OCSE e alcuni paesi partner.

La crescita dell'istruzione superiore

Uno dei dati più significativi evidenziati dal Rapporto è la velocità e l'ampiezza alla quale va espandendosi l'istruzione terziaria. In media più di metà di coloro che escono dalla scuola nei paesi dell'OCSE accedono ad un'istruzione universitaria (terziaria) di qualche tipo nel corso della loro vita. In alcuni Paesi tale percentuale sale a più di tre quarti. Quarant'anni fa tale rapporto era di 1 a 10.

Secondo il Rapporto l'impatto generale di questa massiccia espansione dell'istruzione terziaria continua ad avere risvolti positivi. Il giudizio è netto: l'espansione dell'istruzione ha avuto un effetto molto benefico sui singoli soggetti e sull'economia, e non ci sono ancora segnali di “inflazione” dei titoli di studio universitari (Indicatori A1, A8 e A9). Su tale tema, però, le opinioni non sono univoche, quanto meno non in termini di valutazione così generalizzata ed uniforme. Si ricorderà ad esempio la posizione espressa dalla sociologa francese Marie Duru-Bellat nel suo libro “L'inflation scolairedi cui abbiamo riferito in questo sito.

Ciò detto, il rapporto pone comunque una forte sottolineatura sulla "non equità” di tale sviluppo. Anche laddove la crescita è stata particolarmente accentuata, parti significative della popolazione sono rimaste ai margini e le loro prospettive occupazionali permangono buie. Alcuni dati indicano chiaramente che l'istruzione non sempre soddisfa la sua vera missione: migliorare la partecipazione, sostenere la mobilità sociale e la coesione. Al contrario l'istruzione spesso cementa e rafforza le disparità sociali. Il rapporto 2007 pone pertanto l'accento sul bisogno di invertire tale tendenza.

Il rapporto costi-benefici

I paesi stanno complessivamente spendendo per l'istruzione più di quanto non abbiano mai fatto, più del 40% rispetto al 1995. I risultati però non sono adeguati agli investimenti fatti. L'analisi suggerisce che con questi livelli di spesa i risultati dell'apprendimento dovrebbero aumentare del 22%.

In un futuro molto prossimo, dice il rapporto, il finanziamento dell'espansione dell'istruzione superiore diventerà un problema per molti paesi. La spesa per studente universitario ha già cominciato a diminuire in alcuni paesi, dal momento che le iscrizioni crescono più velocemente della spesa complessiva stanziata per l'istruzione superiore. Molti paesi si stanno muovendo per attivare finanziamenti extra pubblici e privati, secondo il Rapporto in alcuni casi questa operazione starebbe avvenendo senza creare barriere all'accesso a danno dei più svantaggiati.

La Nota specifica sull'Italia

Alcune impressioni per così dire “a caldo” sulla Nota specifica stilata dall'OCSE sull'Italia, che vi proponiamo già tradotta in italiano, grazie ad Angela Martini.

L'analisi sull'istruzione terziaria appare non sufficientemente esplicita su nodi importanti da sciogliere. A questo riguardo ci sia consentito di rimandare all'analisi svolta nel seminario dell'ADi del marzo 2007, in particolare all'esame fatto da Aurea Micali, che bene chiarisce i punti critici che il nostro sistema si trova ad affrontare.

A noi pare inoltre che questa Nota metta troppo poco l'accento su elementi determinanti come l'esigenza di sviluppare l'istruzione terziaria di tipo B cioè l'Alta formazione tecnico-professionale non universitaria, che permane la grande assente del nostro Paese. Rimandiamo anche su questo tema al seminario sopracitato in cui vengono fornite importanti analisi, esperienze internazionali e proposte operative.

Occorre infine sottolineare, per questo Rapporto come per altre indagini (si veda in particolare PISA) che per l'Italia risultano sempre più insoddisfacenti e inadeguate analisi complessive per l'insieme del territorio nazionale, data l'estrema eterogeneità delle regioni o quanto meno delle macroaree. Una disomogeneità interna talmente accentuata da richiedere necessariamente analisi differenziate.

Per quanto riguarda il rapporto costi-benefici, anche quest'anno l'OCSE evidenzia, come ripetutamente in passato , che:

•  1) l'Italia ha costi molto al di sopra della media OCSE per l'istruzione primaria e secondaria, senza che questa maggiore spesa si traduca in migliori risultati degli alunni in soddisfacenti condizioni retributive dei docenti, entrambi al di sotto della media OCSE. Viene nuovamente sottolineato che il numero di ore di insegnamento in Italia è il più alto dei paesi OCSE

•  2) i costi per l'istruzione terziaria universitaria sono invece molto inferiori alla media OCSE. Il nostro è il solo paese che spende meno dell'1% del PIL per l'istruzione terziaria.

La quasi contemporanea uscita del Rapporto OCSE (18 settembre) e del Libro bianco sull'istruzione (21 settembre), redatto congiuntamente dal MPI e dal Ministero dell'Economia, richiederebbe alcune comparazioni, soprattutto con riferimento ai rimedi proposti. Ci riserviamo di farlo in tempi brevi.

Un'ultima considerazione. Se è vero che i dati sull'Italia non aggiungono molto a quanto già si sapeva, degna di nota è la sottolineatura del tema dell'equità. In particolare viene evidenziato:

•  l'alto numero di soggetti che in Italia non terminano la scuola secondaria superiore, con ripercussioni negative sulla transizione dalla scuola al lavoro, in termini di occupabilità.

•  la mancata compensazione di questo dato negativo iniziale con forme di istruzione-formazione lungo l'arco della vita, un'altra delle gravi carenze del sistema formativo italiano.


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