Lucio Mastronardi


Lucio Mastronardi (Vigevano 1930- Vigevano 1979). Figlio di maestro immigrato dall'Abruzzo e maestro lui stesso, cominciò a insegnare come supplente nella scuola carceraria di Vigevano. Divenne di ruolo nel 1955. I suoi primi scritti sono racconti pubblicati su «Il Corriere di Vigevano». Nel 1960 terminò il secondo di quella che sarebbe diventata la trilogia vigentina, Il Maestro di Vigevano, pubblicato per interessamento di Italo Calvino. Il maestro di Vigevano diventerà noto al grande pubblico per l'interpretazione che ne ha dato nel film omonimo l'attore Alberto Sordi. Al centro del libro la vicenda delle difficoltà economiche e delle frustrazioni di un maestro nella provincia lombarda degli anni del boom economico.

Nel 1963 termina la stesura dell'ultimo romanzo della trilogia, Il meridionale di Vigevano, che l'Einaudi pubblicherà nel 1964. In questo stesso anno viene trasferito ad Abbiategrasso, dove, dispensato dall'insegnamento, viene assegnato alla segreteria. E nel 1968 si trasfersce ancora, a Milano come bibliotecario.

Una domenica del 1979, dopo che gli avevano diagnosticato un neoplasma polmonare, il suo cadavere viene trovato suicida nel fiume Ticino.

Le anellate ben anellate (1962)

Bussarono alla porta. Era il direttore.

- Che state facendo? - domandò agli scolari.

- Numerando per decimi da uno a mille! - rispose il solito primo della classe.

- Ho il figlio malato, potrei andare a casa mezzora? - domandai.

Il direttore mi guardò scuotendo la testa.

- Le voglio raccontare un aneddoto, signor maestro Mombelli. Quando noi eravamo ancora maestro, capitò che mio padre stava morendo. Noi andammo a scuola e ci dimenticammo che nostro padre stava morendo. Questo perché? Perché, signor maestro, le preoccupazioni personali non si devono portare nell'aula scolastica. Ma pensi, signor maestro Mombelli, ai missionari, pensi che la nostra è una missione. Mi faccia vedere il registro, signor maestro!

Sfogliò il registro e si portò le mani ai capelli.

- Signor maestro, stia attento alle anellate! La elle deve toccare la riga superiore; la effe deve toccare quella superiore e qùella inferiore; la di invece è l'unica anellata che non deve toccare la riga superiore ma deve fermarsi poco sotto, alla stessa altezza della ti... Ah! Non c e un anellata che sia ben anellata, SIgnor maestro! Vede qui: la bi è più alta della elle; la gi è più bassa della effe. Ma, signor maestro, il registro è un documento ufficiale!

Io guardavo per terra le sue scarpe pensando: «Ha le dita ai piedi!»

- Ci duole, signor maestro, farle osservazioni. Oh! di che buon grado noi le diremmo: bravo! bravo! ma... Vede, signor maestro Mombelli, non ci consideri quello che noi siamo. Lei in noi non deve vedere il superiore, ma il collaboratore. Noi siamo i collaboratori dei maestri! Se ha qualche dubbio pedagogico, se ha qualche scolaro difficile ce lo dica: ci chieda un consiglio, una spiegazione. Pensi, signor maestro, che noi facemmo il concorso direttivo a venticinque anni. Allo scritto eravamo in trentamila. Fummo ammessi agli orali in trecento. Vincemmo in tre. Noi fummo terzi: ma dietro a due reduci di guerra con medaglia d'oro. Ed ella sa che una medaglia d'oro conta cinquanta punti...

Si fregò le mani visibilmente compiaciuto. Mi guardava. So che non so bleffare. So che mi si legge negli occhi quel sordo rancore o rabbia che si prova davanti a uno che plata soddisfatto di sé. E allora penso che questo tale si lavi i piedi, o stia seduto al gabinetto, o si spaventi all'abbaiare d'un cane, e così ristabilisco il mio equilibrio interiore.

- Che lezione ha preparato per stamattina, signor maestro Mombelli?

- Una lezione su... Cristoforo Colombo! - dissi. Feci aprire il libro agli scolari e cominciai a spiegare.

- Ma questa è una lezione libresca. Via il libresco,

- gridò il direttore. - Scuola attiva! scuola viva! Drammatiziamo, signor maestro, drammatiziamo! Scolari, in piedi... Voi siete la ciurma! Tu sarai Cristoforo Colombo, - disse a un ragazzino: - il vostro signor maestro sarà il marinaio che guarda se si vede la terra... Signor maestro, vada alla finestra... Non ha un cannocchiale?

- Veramente no!

- Non importa! L'ontogenesi ripete la filogenesi. Il fanciullo ha tanta fantasia da sostituire col pensiero l'idea degli occhiali con quella del cannocchiale.

- Cosicché il cannocchiale sarebbero i miei occhiali?

- Esattamente

Dopo un momento tutta la scuola inveiva contro il ragazzino che faceva Cristoforo Colombo.

- Siamo stanchi di viaggiare, - urlava uno.

- Vogliamo tornare a casa ! - urlava un altro.

- Calma ciurma! Calma ciurma! - urlava Colombo.

- Ho lasciato mia moglie, i miei figli. Dove sono i miei figli?

- Calma ciurma calma!

- Non andiamo più in America da questa parte!

- Nelle Indie, - urlò il direttore.

- Calma ciurma calma!

- Abbiamo sete!

- Abbiamo fame!

- Alle catene alle catene alle catene alle catene Colombo alle catene!

- Calma ciurma calma!

- Da tre anni ci dici: calma ciurma!

- Quattro mesi, - corresse il direttore.

- Da quattro mesi che ci dici: calma ciurma!

Il direttore si affaccendava dall'uno all'altro scolaro a dire di gridare i nomi delle navi.

•  Noi della Pinta siamo stanchi!

•  Noi della Santa Maria siamo esausti!

- Noi della Nina non ne possiamo più!

- Calma ciurma calma!

- A morte Colombo a morte Colombo a morte Colombo a morte a morte.

- Calma ciurma calma!

Il direttore si avvicinò a un ragazzino: - Parla a Colombo della tua città!

- Sono di Torino, città che si trova nel cuore del Piemonte e che conta seicentomila abitanti; dove ci scorre il fiume Po che nasce dal Monviso ha affluenti ila sinistra, e a destra, e si getta nel mar Adriatico con un largo delta...

- Calma ciurma calma!

Il direttore mi fece segno di gridare.

- Terra! Terra! - gridai.

- Davvero? gridò Colombo.

- Terra! Terra! - ripetei.

- Terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra.

- Evviva Colombo! - urlò il direttore.

- Evviva Colombo! - gridò la ciurma.

- Ora, - disse il direttore, - per riposarci da questo che in pedagogia si chiama collettivismo individualizzato (apparentemente sono due termini che stridono come un do suonato insieme a un si>: collettivismo individualizzato, dicevamo, ora un pò di divertimento. Bambini! Vero che a voi piace la pasta Barilla ?

I bambini si guardarono.

- Eh~ Con pasta Barilla è sempre domenica e alla domenica la scuola è chiusa.

- Chi mi sa dire il nome di un animale ibernante? domandò poi.

- Il vostro maestro vi avrà spiegato chi sono gli animali ibernanti!

Mi guardò: - Vero che l'ha spiegato?

- Non sono ancora arrivato... Sono ancora al cane! - dissi.

- Signor maestro, aggiornarsi! - mi sussurrò. - Ben! Passiamo alla religione: tu, dimmi: quando avvenne il primo miracolo di Gesù?

- Le nozze di Cana, - rispose il ragazzino chiamato.

- No! - disse il direttore.

- Ecco, signor maestro, com'è palla rilanciata, disse.

- Palla pallina!

Dove sei stata?

Dalla nonnina!

Cosa ti ha dato?

Un bel pulcino!

Fammelo vedete?

Eccolo qui!

- Ha visto, signor maestro, come palla rilanciata?... Forza, signor maestro, giochi a palla rilanciata...

L. Mastronardi, Il Maestro di Vigevano, Torino, Einaudi, 1981, pagg. 14 - 19

 


Torna ad inizio pagina