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FRANCIA: LA DIFFICILE VITA DEL CSP E DELLA RFORMA DEI CICLI TRIENNALI

(Tratto dal Café Pédagogique)

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Alla vigilia delle elezioni presidenziali, Michel Lussault ha rilasciato un’intervista al Café Pédagogique

Michel Lussault  è il presidente del Consiglio Superiore dei Programmi francese.  Il CSP[1] è un organismo stabilito dalla Loi d’orientation del 2013, relativamente indipendente dal ministero. In questi ultimi tempi è stato fortemente attaccato da destra e da sinistra per la riforma dei cicli e dei programmi dell’istruzione obbligatoria ed è stato minacciato di venire soppresso da parte di alcuni candidati alle elezioni presidenziali.

Proprio alla vigilia delle elezioni presidenziali, Michel Lussault ha rilasciato un’intervista al Café Pédagogique,  ricordando gli ostacoli che il CSP ha trovato nel suo percorso e ha dichiarato che non è sua intenzione lasciare l’incarico, ma che non rimarrà a qualsiasi condizione.

Ha quindi difeso con convinzione il lavoro svolto in questi 4 anni, dallo “zoccolo” ai programmi della scuola dell’infanzia, dalla riforma dei cicli ai programmi dell’istruzione obbligatoria. Un’operazione di grande supporto al percorso avviato in Francia di “rifondazione della scuola”.

Il programma “audace” del CSP

Ha definito audace il lavoro del CSP e ne ha indicato almeno tre motivi.

Innanzitutto la riforma dei programmi, una vera rivoluzione copernicana, perché ha finalmente messo al centro gli studenti, approfondendo ciò che è essenziale per loro saper padroneggiare.

In secondo luogo la riforma dei cicli nella scolarità obbligatoria, suddivisi in percorsi triennali, come indicato nello schema sotto.

1° CICLO 2° CICLO 3° CICLO 4° CICLO
 

1^, 2^,3^ Sc. Infanzia

 

1^, 2^,3^ Sc.Primaria

 

4^,5^ Sc.Primaria, 1^Sc.Media[2]

 

2^,3^,4^ Sc.Media

La triennalità ha in primo luogo significato insistere  sull’importanza dei tempi lunghi per l’apprendimento.  E’ sorprendente, afferma Lussault, che certi sindacati non capiscano il valore dei cicli triennali, 12 anni continui suddivisi in 4 periodi che danno tempi  distesi per rendere l’apprendimento accessibile a tutti.  L’annualità è un ostacolo per gli studenti, per la loro comprensione e capacità di padroneggiare ciò che hanno appreso. “ Quando sento dei candidati alle presidenziali promettere di tornare ai programmi annuali dico che sono cose stupide e reazionarie”, ha affermato Lussault.

Il terzo elemento di novità nei programmi è l’insistenza posta sul collegamento tra gli insegnamenti e la necessità che siano interconnessi, cercando di superare l’esasperazione disciplinaristica, specialmente nella secondaria di 1° grado.

Le difficoltà e i contrasti

L’intervistatore, François Jarraud, ha fatto notare che, viste le reazioni,  le proposte del CSP sono state forse  troppo ambiziose per gli insegnanti.  Molti non si ritrovano nello “zoccolo” e nei programmi.  La triennalità, il rapporto tra le discipline si pongono in contraddizione con il tradizionale funzionamento della scuola. E  i programmi non sono forse troppo ambiziosi anche per gli alunni?  Non si è alzata un po’ troppo la barra rispetto a ciò che ci si può aspettare da loro?

Lussault  ha sostanzialmente respinto queste critiche, chiarendo che il CSP si è posto tali domande, ma ha deciso di scommettere sul fatto che gli studenti, tutti gli studenti, anche di ambienti popolari, abbiano la capacità di imparare e siano desiderosi di imparare.  C’è una forte domanda di istruzione nelle classi popolari, e fino ad oggi  l’organizzazione del sistema scolastico e la formazione degli insegnanti non sono stati  in grado di dare risposte adeguate.  Il tema degli insegnanti è cruciale e Lussault si è detto molto dispiaciuto che il CSP finora  non sia stato coinvolto nella stesura delle risorse pedagogiche  per gli insegnanti, e ha già chiesto di essere coinvolto  nella loro formazione, che è il grande cantiere di domani.  La sua grande preoccupazione è come preparare gli insegnanti a lavorare insieme, poiché se non si risolve questo problema i nuovi programmi falliranno.

François Jarraud gli ha quindi chiesto perché i programmi sono stati accolti molto bene nella scuola dell’infanzia,  abbastanza bene nella  primaria e decisamente poco bene nella secondaria di 1° grado.

Lussault  ha affermato che il Collége, ossia la loro scuola media di 4 anni, è rimasto un piccolo liceo, come da anni peraltro afferma François Dubet. La  proposta dei cicli del CSP è invece molto diversa dalla logica dominante, che è rimasta quella dello specialismo disciplinare.

Un altro motivo delle reazioni della scuola secondaria di 1° grado è dovuto al fatto che l’applicazione integrale dei cicli  in un solo anno ha posto parecchi problemi proprio a questo grado scolastico, soprattutto a causa della collocazione della 1^ media nel 3° ciclo insieme alla 4^ e 5^ primaria .                                                                          E ancora, la logica dello zoccolo, che non è di tipo disciplinaristico, ha creato problemi anche alla valutazione.  Si era proposto che la licenza media ( Brevet) fosse semplicemente la validazione dello “zoccolo”, invece si è mantenuto  il DNB (Diplôme National du Brevet) per motivi ritualistici, ma non ha senso rispetto al nuovo cursus curricolare.

Infine ha giocato negativamente il modo in cui è stata proposta la formazione degli insegnanti. A volte  è stata troppo top down, troppo prescrittiva, e gli insegnanti non sono stati adeguatamente coinvolti.

Tutto questo ha prodotto effetti più negativi nella scuola  secondaria di 1° grado che nella primaria, perché gli insegnanti della scuola primaria  hanno già l’abitudine di lavorare per cicli e hanno già lavorato sulla valutazione.

Il bisogno di stabilità

Quindi molte difficoltà, ma anche  una ragionevole speranza che la “rifondazione” possa procedere e produrre esiti positivi tanto che, secondo Lussault, si possono già vedere  alcuni effetti sul campo, nelle pratiche di insegnamento.

C’è però bisogno di stabilità. Questa è una responsabilità che è in capo al Ministero, agli insegnanti e al sindacato.  L’attuazione dei nuovi programmi ha richiesto un notevole sforzo agli insegnanti e non si può ricominciare da capo.  I programmi devono collocarsi in una logica evolutiva, di costante verifica di  ciò che non funziona,  ma non si può oggi, dopo pochi mesi, giudicare in anticipo il fallimento di questi programmi.  La stabilità è necessaria per gli insegnanti, per i bambini e per la società e la scuola non può continuare ad essere  terreno di scontro per i polemisti. La stabilità richiede però che l’istituzione sappia accompagnare gli insegnanti  e voglia far vivere questi programmi, e non cerchi invece  di seppellirli come è avvenuto per lo “zoccolo”  del 2005.

Il grande problema delle disuguaglianze  

Rispetto alla richiesta dell’intervistatore circa il permanere nella scuola francese di molte disuguaglianze, Lussault ha risposto che il CSP non ha le chiavi  per risolvere questo problema, ma è stato preso in considerazione .  Lo zoccolo comune stabilisce il principio che la Repubblica deve offrire conoscenze e competenze a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro origine.  Affermare questo è proiettarsi nella visione di una scuola giusta.  In questo senso, nello zoccolo, c’è una parte che esplicita i problemi dell’apprendimento, come avviene l’apprendimento e che cosa è il curricolo nascosto.  Rendere esplicite le modalità di apprendimento contribuisce a ridurre le disuguaglianze di classe.  L’enfasi su questi punti ha proprio inteso richiamare l’attenzione degli insegnanti su tale problema.

Ed è anche attraverso programmi che passa il discorso del superamento delle disuguaglianze. La scuola deve dare il meglio a tutti i ragazzi.  Peillon ha detto “La scuola istruendo educa alla libertà”.  Abbiamo ripreso questa concezione e ci opponiamo a rimettere in discussione lo zoccolo comune , perché significherebbe escludere una parte degli allievi dalla cultura di base che tutti devono saper padroneggiare, e di nuovo cercheremmo per loro palliativi al ribasso

Che farà il CSP dopo le elezioni presidenziali?

Infine una considerazioni rispetto alle elezioni presidenziali .

Il CSP è inserito in una legge, la Loi d’orientation,  e non può essere rimosso tout court.  La speranza di Michel Lussault  è di continuare il lavoro.  Starà ai componenti del CSP decidere se continuare o interrompere, ci saranno infatti condizioni che dovranno essere valutate  per capire se la missione assegnata loro dalla Repubblica  sarà compromessa.

 

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[1] Il CSP finora  ha redatto una Carta dei programmi, ha elaborato una proposta di “zoccolo comune” di conoscenze, competenze e cultura, ha redatto progetti e programmi per la scuola dell’infanzia e per i tre nuovi cicli della scolarità obbligatoria. Ora sta per affrontare una riflessione approfondita sulla possibile evoluzione dei licei  e sulla formazione degli insegnanti, anche attraverso uno studio comparato dei sistemi educativi stranieri.
[2] La scuola secondaria di 1° grado in Francia, il Collège, è di 4 anni.

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